Negli ultimi tempi ho visto diversi film ma mi scoccio di recensirli.
"Qualcosa nell'aria" di assayas, sulle rivolte studentesche negli anni '70 in Francia. Una cosa estremamente ingenua e patetica. Pessimo.
"Bittersweet Life" di Kim Jee-woon, mafia-thriller coreano, simpatico fino al deragliamento finale nel pulp e nel surreale.
"Thirst" di Park Chan-wook, un banale thriller-drammatico vestito a festa dal pomposo regista coreano. Noioso.
"Il paradiso degli orchi" di non so chi. Malaussene di Pennac, cos. Natalizio, esteticamente pop, gradevole fino a quando i nodi non vengono al pettine.
"La venere in pelliccia" di Polanski, che è praticamente un sunto della sua carriera. Il sado-masochismo, la misoginia, l'attore (amalric) che è un suo sosia, l'attrice (quel milfone della Seigner) che è proprio sua moglie, lo smarrimento tra realtà e finzione, vita e scena. Trasposizione cinematografica di una piece metateatrale: bell, bell... ma che senso ha?