Ieri sera ho visto Lo straniero di Visconti, rielaborazione cinematografica dell'omonimo romanzo di Camus.
A quanto pare il film è finito nel dimenticatoio e tacitamente ripudiato dallo stesso Visconti, per i pesanti veti della vedova Camus, che vendendo i diritti a Dino De Laurentiis, pose a condizione il suo rigido controllo che la sceneggiatura fosse fedelissima all'opera letteraria. Andò quindi a monte l'idea del regista di concentrarsi sul sottobosco di conflitto razziale elevato dal delitto dell'arabo.
Il film è lineare e asciutto, privo della consueta eloquenza estetica di Visconti. Anche la durata è inferiore ai soliti standard.
Io francamente l'ho trovato buono e, come raramente accade, pareva che tutte le immagini trovassero pari rappresentazione nella mia memoria di lettore.
Ho visto anche Il conformista di Bertolucci. Le vicende di una spia fascista, la cui morale originaria è tradita da un trauma infantile legato a un abuso sessuale.
Prima parte scandita da larghi piani d'architettura marziale e cornici domestiche piccolo borhesi. Nella seconda, quella del viaggio francese, l'impeto della crisi del protagonista (Trintignant, l'amico timido ne Il Sorpasso di Risi) riscalda il clima del film, che torna glaciale nella maestosa sequenza dell'agguato nel bosco.
Il buon rattusone Bertolucci, con una sceneggiatura a modo, fa film con i controcoglioni e risparmia i suoi soliti purpettune estetizzanti. Mi vedo costretto ad approfondire la sua filmografia.