Per la gioia di Peppino ho visto due film d'animazione di Hayao Miyazaki, Il castello errante di Howl e Principessa Mononoke, che caca in testa ad Avatar di Cameron. Li ho molto apprezzati.
Tra le ultime cose che ho visto ho apprezzato soprattutto Arca russa di Sokurov. L'impresa tecnica incredibile (un unico piano sequenza in digitale di 96 minuti, l'intera durata del film) è utilizzata per figurare il fluire del tempo all'interno dell'Hermitage museum di San Pietroburgo, ex residenza zarista ed ora labirintica e sfarzosa culla di cultura disponibile al pubblico.
L'incedere della cinepresa è accompagnato dalla voce off di un uomo dei nostri tempi e da un accompagnatore, un caustico diplomatico francese del diciannovesimo secolo, che padroneggia la scena e si confronta con le miserie di taluni avventori del museo, che offrono, loro malgrado, un inquietante contraltare all'immortale integrità delle opere d'arte esposte.
L'epopea della storia russa è magniloquente e copre circa tre secoli (dal settecento al grande ballo imperiale del 1913, da Pietro I a Nicola II).
Riempie l'occhio (la sequenza del ballo

), talvolta pure e cugliune, e si è colpiti, nelle poche battute, dalla consueta grandezza tragica di Sokurov, che atterrisce anche nelle sue opere più ironiche (vedi Moloch e Il sole).