Per me Griffith è un tecnico del cinema. Colui che ha forgiato gli attrezzi del mestiere. Roba non da poco, anzi, imprescindibile. Ma è archeologia che perde di qualsiasi valore se non contestualizzata. Guardo con molta più ammirazione a Melies (sono andato a trovarlo pure al cimitero, gli voglio bene
), un artigiano che dieci anni prima di Griffith indica al cinema la strada del sogno e della fantasia.
Ma lo spessore artistic arriva dopo, con le avvisaglie dell'espressionismo in Germania e poi l'esplosione definitiva delle 3 correnti europee (espressionismo, impressionismo e montaggio sovietico) negli anni '20 (con Chaplin, Keaton e Vidor su tutti in America). Le opere di quegli anni sono vibranti anche sul piano dei contenuti, sono immortali. Per apprezzarle non bisogna togliere polvere dalle pellicole ma dagli occhi di chi guarda.
Ovviamente sono opinioni.
Quanto alla pesantezza della Corazzata e del cinema sovietico di quegli anni, south un pocariello tiene ragione. Ma forse solo perchè il riferimento alla storia russa è troppo forte. Se non la si conosce a fondo e, soprattutto, non riguarda lo spettatore, diventa più difficile "sentire" quello che si vede. E mi riferisco non tanto ad Eijzensteijn ma a Pudovkin 
Dovzenko è n'ata cosa, fa riferimento a elementi più universali. La campagna ucraina e il trattore. E forse è pure il primo a realizzare con La Montagna Incantata un capolavoro in cui nun se capisce nu cazzo
Buonanotte 
Melies era fantastico, però il suo era teatro filmato, macchina fissa e frontale su spettacoli di trucchi... La possibilità che il cinema diventasse un linguaggio, che il cinema potesse essere in grado di articolare un discorso, l'ha forgiata Griffith. Con lui il cinema ha cominciato a poter davvero "dire" qualcosa.
Certo il suo mondo poetico era poi un po' ampolloso, retorico, limitato, non aveva un grandissimo spessore a livello di visione del mondo. Perché il cinema cominciasse ad avere artisti in quel senso bisognerà aspettare ancora un po', o guardare semmai dall'altra parte dell'Oceano.
Però attenzione che anche le opere di Chaplin giocano molto su un patetismo alquanto datato.
Sulla Corazzata sinceramente dissento, è un film in cui tutto è abbastanza chiaro, assisti a una serie di ingiustizie e maltrattamenti, e poi ad una rivolta, il tutto condito da procedimenti di montaggio arditi sul piano poetico... Con il tentativo ideologico di dare vita ad un eroe collettivo, invece che individualistico come si andava affermando nel cinema americano. Ma comunque anche qui ciò che è interessante è soprattutto l'uso del linguaggio cinematografico, come in Griffith. Ciò che tu definisci "tecnica", limitandone secondo me un po' troppo la portata. Che comunque anche lui, in Intolerance, riesce a realizzare la sua opera-mondo che era, nei limiti di ciò che si vedeva al cinema in quella data epoca, un'opera dal messaggio umanitario straordinario...