Questo con il Bari si sta preparando una grandissima exit strategy.
Il Napoli è alla massa critica, non ha ulteriori spiragli di crescita secondo quelle che sono le linee guida che lui ha dettato per un quindicennio, puoi continuare a espanderti solo con una gestione manageriale compiuta da persone che puntino alla massimizzazione dei ricavi e non dei profitti, e con investimenti pesanti sia strutturali che aperture a fondi di altri soggetti, praticamente una società dove lui fruisce degli utili ma non ne è il padre padrone.
Cosa che, ovviamente, non è disposto ad accettare per quella che è la sua forma mentis e per la possibilità di non riuscire nell'impresa, trovandosi avvinghiato in situazioni complesse anche per il suo patrimonio personale.
Ma prima o poi è un passo che si deve fare, i prezzi dei cartellini crescono, i fatturati no, e sei sempre nella terza città d'Italia che ormai ha odorato lo Scudetto, giochicchiare è altrettanto pericoloso perché rischi di essere abbandonato dalla piazza e dunque ridurre il tuo margine di profitto.
Il Bari gode di un bacino interessante non solo perché è l'unica squadra cittadina e anche l'unica pugliese a possibili alti livelli, ma può addirittura diventare il centro delle simpatie meridionali: non soffre dell'odio atavico che molti utenti calcistici del sud rivolgono a Napoli. E, soprattutto, non ti chiede lo scudetto.
Un Bari in serie A a ridosso dell'Europa League fatturerà sicuramente di meno del Napoli, ma ti garantisce lo stesso margine di profitto (cosa che, si è detto, è il solo interesse di De Laurentiis) ponendoti vita natural durante in quelle che erano le condizioni perfette per lui, cioè quelle del Napoli di Mazzarri: la squadra underdog, quella che stupisce, dai bassi costi di gestione, con una piazza prima depressa che si entusiasma (ma non ha le ambizioni della nostra) e su cui guadagnare.
Per quella che è la sua filosofia imprenditoriale, è il paradiso. Praticamente un quasi Napoli ma senza i problemi del Napoli.
Dicevo sulla exit strategy.
Da un punto di vista mediatico, se la sta preparando sottolineando gli attriti sempre più frequenti con il comune: "me ne vado perché nonostante i risultati sportivi, Napoli è una città dove non posso crescere", contrapponendo magari l'esperienza barese con il San Nicola regalato.
Da un punto di vista societario, il suo piano B è sempre stato alla luce del sole: una società il cui valore è dato solo dai calciatori. Li vendi, intaschi e poi puf, regali il Napoli a qualche altro che vorrà provare il sogno: che poi questo è il problema atavico di Napoli piazza, siamo tanti e con tanta passione ma non attraiamo capitali importanti (quelli che usano il calcio per non farci profitto su, per farci capire, bensì per introdursi in un'economia nazionale e locale florida, cosa che l'Italia non è nel suo insieme, figurarsi qui). Nessuno ci comprerà a tanto per questo motivo, ma a poco...a poco è un altro paio di maniche.
Lo sa lui, lo sappiamo noi, lo sanno tutti.
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