"La dialettica delle opere d'arte è costruita su una curiosissima unità dualistica: un'impetuosa ascesa progressiva lungo le linee dei più elevati livelli espliciti di coscienza e la penetrazione simultanea, per mezzo della forma, negli strati del più profondo pensiero sensoriale. La separazione antitetica di queste due linee di movimento crea quella notevole tensione unitaria di forma e contenuto che è caratteristica delle vere opere d'arte. Senza di essa non esiste vera arte.
Permettendo all'uno o all'altro elemento d'avere il predominio, non si raggiunge l'opera d'arte. La tendenza verso l'aspetto tematico-logico rende l'opera arida, logica, didattica. Ma anche il porre un eccessivo accento sulle forme sensoriali del pensiero, senza tener abbastanza conto della tendenza tematico-logica, è fatale all'opera, condannata così al caos sensoriale, agli elementi grezzi, al delirio".
S. M. Ejzenstejn
Io ritengo che questa idea sia valida solo applicata alla letteratura e non al cinema.
Perché essendo la letteratura un'arte non mediata abbisogna di una precisa corrispondenza tra significanti e significati. Per cui il veicolo formale è necessario.
Il cinema di per sé è mediato perché ha un sottobosco di più arti precostituite di specifici linguaggi. Quindi una mano accademica finisce per creare l'arte dell'arte, che è una cosa che aumenta il distacco temporale con lo spettatore dando l'idea di mediato e anacronistico. Parafrasando nu poco quello che diceva Carmelo Bene

, che vedeva il cinema con una sorta di sotto-arte per deficienti, quanto più l'arte è capibile (per via una trama delineata, certi formalismi noti e la somministrazione spettacolare di phatos a dosi) tanto più è misera e consolatoria perché occhiolino tra il creatore e l'idea borghese.
Usando le parole di Ejzenstejn (che all'epoca sperimentava col montaggio in un modo che poteva benissimo essere considerato caotico e delirante) credo che quanto più il cinema sia delirante, oscura, confusa (ovviamente non in maniera posticcia per compiacere lo schifo di Giovanni Guallera) tanto più assurge dignità artistica.
Ma questa è una cosa di cui abbiamo discusso già tremila volta. Nun me risponnere, pigl' ngul.