Ieri ho visto Malcom X di Spike Lee.
Tre ore intense, incessanti come un comizio. Flashback, un ritratto dell uomo fedele, che però mai si discosta da quello delle sue idee. Metafora della purezza metafisica, e della bassezza umana, incastonata nell'immagine in cui Elijah Muhammad gli porge il bicchiere nero e quello bianco, lo stesso punto in cui le vicende umane del protagonista superano quelle ideologiche, quasi fosse il bivio del film, in un buco nero esistenziale che assorbe Malcom, fino alla tragica morte, quasi fosse una tragedia greca.
Un racconto anche musicale. Dal Jazz, Duke Ellington, fino alla Motown degli inizi, quando ancora non era un simbolo, intriso dal sangue dei martiri che l'hanno ispirata.
La storia di un uomo controverso, delle nevrosi di un America oramai simbolicamente da quella, ritratto oscuro di un America da copertina, quando le casette bianche dei suoi cittadini venivano macchiate da un ondata di rivendicazione da quelle lerce di Harlem.
Regia nervosa, sentita, dove è evidente la mediazione tra l'istinto ed il furore emozionale e la freddezza austera del mestiere.
Il kolossal di un sogno, idealmente chiuso da Nelson Mandela nelle battute finali, un susseguirsi di comizi, sogni, utopie, che al solo odorarle da lontano provocano nostalgia.
E' stell stann sul in ciel, oramai. Purtroppo.