Siccome sono incazzato oggi per come è andata la partita ad Udine, vi parlo di un film che credo e spero in molti già conoscano e che a me m'ha fatto sfogare tantissimo quando lo vidi la prima volta (all'Astra, quando frequentavo i cineforum dei cinema del centro...).
Allora, Lars Von Trier è ufficialmente pazzo. Cosa dalla quale non si può prescindere. Dopo aver trionfato a Venezia con Dancer in the Dark (premiato come film più triste del mondo), Lars presenta Dogville a Cannes. Doveva essere il primo di una trilogia, il secondo capitolo è Manderlay (2005), del terzo non ho più sentito parlare. Ma si sa, Lars è pazzo...
Tornando al film, Nicole Kidman, all'epoca probabilmente all'apice della sua popolarità , è Grace, una ragazza degli anni trenta, inseguita da gangster, che si rifugia nella cittadina che dà il nome al film. Già la scelta della scenografia, molto essenziale per usare un eufemismo, ci riporta alla chiave di lettura del film, ovvero la pazzia del regista. La storia, lenta e lunga, si protrae per circa tre ore, nell'intento di Grace di farsi accettare nel villaggio.
In realtà Lars scava nell'animo umano mettendo in risalto i lati peggiori degli uomini normali, non dei supercattivi che, per definizione, sono cattivi. In particolare a me piace molto il dialogo tra Grace e il padre, in cui lui accusa lei di essere arrogante perché si pone su un piano superiore rispetto agli altri individui, perdonando le bassezze agli altri ma non a se stessa. Beh, si capisce meglio quando lo dicono loro... Comunque, verso la fine del film, io, dentro di me, speravo davvero che finisse così come effettivamente finisce, mi sentii liberato da un peso enorme e soddisfatto.
In coda al film, "Young American" di Bowie, mentre scorrono alcune fotografie...

Per me è un capolavoro, uno dei film migliori del decennio, almeno tra quelli che ho visto, per cui:
Voto *****