Sono stato educato alla moderazione e penso che ai giorni nostri, difficili in tutti i sensi, mantenere equilibrio e dare buon esempio nei comportamenti possa servire per tracciare una strada che porti ad un ritorno alla normalità. Magari sarò un fesso... Eppure sono strasicuro che in questa società in cui regna quasi incontrastata la volgarità e la legge del più forte e di chi urla di più, la vera rivoluzione sia essere... normali. Venendo a De Laurentiis, non mi importa se abbia torto o a ragione, ma vorrei che IL MIO PRESIDENTE si comportasse sempre da gran signore. Se ha qualcosa da dire o disappunti da manifestare, ha il dovere -in quanto massimo rappresentante di sei milioni di tifosi nel mondo- di farlo sì con fermezza, con durezza e con severità, ma senza mettere in mezzo "cazzi", "merde" e "culi" a ripetizione. Badate bene, non faccio il moralista e sono davvero grato a De Laurentiis per i successi del nostro Napoli. Ma questa violenza verbale, continuamente manifestata da un uomo così importante e considerato quasi un mito dai nostri figli, mi spaventa. Se lui si incazza così e urla frasi irripetibili per ogni minima contrarietà, che cosa dovrebbero fare i disoccupati napoletani o la gente che a stento porta qualcosa da mangiare a casa? Posso giustificare le "uscite" del presidente solo come gli sfoghi di un uomo in preda a incontenibili crisi da stress. Ma sinceramente spero che le cose cambino. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma se in diretta tivvu ci si comporta in certi modi e se per rispondere ad una domanda tipo "lo compra un nuovo attaccante?" ci si scaglia con inaudita violenza finanche contro l'onesto cronista della propria radio ufficiale, vuol dire che si è davvero oltrepassato certi limiti. Berlusconi (tanto vituperato), i Moratti padre e figlio, il grande Sensi, l'ironico Viola, l'indimenticabile Avvocato Agnelli, lo scaltro Ferlaino, il sornione Pianelli e tutti i grandi presidenti del calcio italiano di ogni tempo non hanno mai usato certi linguaggi, così come non hanno mai cacciato un solo giornalista per domande scomode o per articoli considerati sgraditi. Lo dico con affetto e se fossi suo amico personale rischierei il linciaggio ma proverei a spiegarglielo. Sento il dovere di non tacere. Altrimenti non si è uomini, ma quaquaraqua.
Antonello Perillo