Per me i dati scientifici sono abbastanza chiari.
Malattia ad elevata contagiosità e sostenuta mortalità, presente perlopiù nella fascia degli over80 (età media dei decessi: 82 anni, dati ISS), la stessa che sovraccarica gli ospedali (fascia 18-50, percentuale di ingresso in TI: 0.08%, sempre dati ISS).
Ora è chiaro che si parla di un trade off tra economia e salute, e cioè se sia etico evitare di chiudere tutto (non inserire restrizioni: chiudere tutto) per diminuire l'impatto su un range di popolazione che comunque ha superato l'aspettativa di vita in Italia o gli si avvicina notevolmente (83 anni) ma di fatto distruggendo un intero sistema paese. Perché di questo si parla con due mesi di lockdown (uno come a marzo e uno di de-escalation): collasso del sistema paese, e nessun sussidio potrà salvarlo. Sacrificando due generazioni.
Per me l'Italia si è già giocata la carta chiusure, non è servito a niente (il virus è tornato, la preparazione è stata inesistente) e anche se chiudessimo nuovamente a febbraio si parlerebbe di terzo confinamento.
Mi pare palese che l'Occidente abbia un grosso problema non solo nella gestione delle pandemie, ma anche nell'accettazione della morte, quasi come se fosse una "colpa".
Abbiamo fallito, accettiamolo e basta. Per fortuna chi morirà di questa malattia ha già avuto una vita lunga e dignitosa, distruggere quella dei ventenni, trentenni e degli adolescenti è invece un atto di puro egoismo e insensatezza.
Poi è chiaro che se chiedi a un epidemiologo ti risponderà che bisogna salvare tutti, ma politico è chi si assume una scelta e la responsabilità di quella scelta a medio e lungo termine.
Quindi, per dirla alternativamente e in modo più chiaro, non accetterei più di ricoverare le persone over ottanta e con patologie. Morissero tra i loro cari, non disumanamente attaccati a un tubo e soli per l'utopia di poterne salvare qualcuno in più, che magari decederà comunque di lì a poco per le terribili conseguenze che la covid porta a certe età.