"Dieci anni fa parlai di calcio vecchio e stadio virtuale. Dalla C al top col Napoli, ora però servono cambiamenti. Non basta il vivaio, stop vincoli sugli extracomunitari!"[/B]
Lung intervista concessa da Aurelio De Laurentiis al Corriere dello Sport. Il presidente del Napoli ha parlato diffusamente del calcio italiano, a partire dal suo approdo quando dieci anni fa definì il sistema ormai vecchio: "Dissi anche: è preistorico. Nessuno aveva interpretato il decreto legge del ‘96 con il quale le società di calcio si trasformavano in società per azioni con finalità lucrative; concetto quest’ultimo successivamente sostenuto anche dalla politica di Platini, che ha introdotto a conferma la regola del “fair play finanziario”. In dieci anni m’è capitato altre volte di preannunciare ciò che sarebbe accaduto: penso ad esempio allo stadio-virtuale, divenuto sempre più importante. Giovani? L’anagrafe non conta. Le idee sì. È imperativo rimanere giovani dentro, saper guardare al futuro. Altrimenti si è perdenti. Chi è chiamato a presiedere non può essere contaminato e condizionato culturalmente solo dal passato.
Sull'Italia fuori dal Mondiale: "Era impossibile pensare che in presenza d’una situazione del genere, potessimo andare oltre. Né potevamo sospettare di poter inseguire chissà quali prospettive: meravigliarsi adesso non ha senso, ma la situazione era sotto gli occhi d’ognuno di noi. Il calcio in Italia non funziona e non lo sto sostenendo io, ma lo dicono i bilanci, il settanta per cento dei quali sono fallimentari. È arrivato il momento ormai inderogabile di creare le condizioni affinché i club, intesi come aziende, possano vivere e prosperare e non di incamminarsi verso il baratro. Bisogna incidere in maniera profonda, perché in serie A – talvolta anche in B ed in C – ci sono costi considerevoli; serve una politica autorevole, che sia in grado di modificare questo trend e che ribalti la situazione. Non si possono sposare strategie-tampone".
Sui settori giovanili: "Si è sempre pensato, si continua persino a farlo, che con i vivai italiani si possano risolvere i problemi. Ma ciò in parte è vero ed in parte è falso, come dimostrano i Mondiali, come sottolinea la capacità di brillare del Belgio, che esporta i suoi talenti sì, ma che non ha limiti per l’importazione degli stranieri. Noi difendiamo il campanilismo, il Mondo chiede di aprirsi".Sulle proposte da attuare: "La possibilità di utilizzare i calciatori extracomunitari senza vincoli, né tetti. Ma perché la Federcalcio deve poter decidere la politica delle società? Un imprenditore deve combinare i fattori della produzione in totale libertà e senza lacci e lacciuoli posti anacronisticamente e autonomamente dalle istituzioni. Una Federazione non deve proibire, ma invitare a costruire: e come si fa, se esiste un solo Buffon, un solo Chiellini, un solo Immobile, un solo Insigne? Le 20 squadre devono restare sbilanciate tra loro? Si dovrà concedere a chiunque la possibilità di andare a comprare all’estero anche extracomunitari, come già avviene in altri paesi europei come appunto Belgio, Portogallo, ecc., per favorire la competizione anche attraverso la competenza di chi è preposto agli acquisti verificato il budget e sentite le esigenze dell’allenatore. In questo modo crescerebbe il livello del nostro calcio e con esso il livello dei giocatori italiani in squadra, e di ciò si avvantaggerebbe anche la Nazionale».
Sulla morte di Ciro Esposito: "Un dramma collettivo d’una città straordinaria. E’ stata esemplare la famiglia di Ciro ma adesso bisogna intervenire e seriamente e rapidamente, fronteggiando il pericolo della violenza in maniera semplice ma decisa. Va riavvicinato al calcio chi ama il calcio. Serve una volontà generale e l’introduzione di leggi da applicare, come accaduto in Inghilterra: prima hanno svuotato gli stadi dagli hooligans, poi li hanno riempiti".
Sul Napoli: "Ho dovuto costruire da zero un nuovo club e l’ho dovuto fare in condizioni particolari, con la tensione che trasmetteva la priorità di conquistare in fretta la serie A mentre invece ancora affrontavamo le difficoltà e le complessità della C e della B. E quando poi siamo tornati tra le grandi, le nuove richieste: competere ai massimi livelli prima in Italia e poi in Europa. Però ce l’abbiamo fatta come Napoli e sento la soddisfazione di aver provveduto ad imprimere, nel nostro piccolo, una svolta: il fair play finanziario non è stata l’unica mossa per mostrare che esistono strade alternative da percorrere...".
http://www.tuttonapoli.net/in-primo-piano/adl-dieci-anni-fa-parlai-di-calcio-vecchio-e-stadio-virtuale-dalla-c-al-top-col-napoli-ora-pero-servono-cambiamenti-non-basta-il-vivaio-stop-vincoli-s-198753ma che caxxo dice?:bah!::bah!::bah!::bah!: il Belgio fosse solo per il suo campionato sarebbe na merd@, gli dicano che i settori giovanili li sono favolosi e che l'anderlecht spende 35 milioni nel settore giovanile, poi é normale che vadano via a gicoare all'estero.
Aprire totalmente agli stranieri sarebbe la condanna finale per un campionato in cui sui settori giovanili si spendere zero.:bah!::bah!::bah!::bah!: