Thread molto interessante, a cui mi sarebbe piaciuto partcipare fin dall'inizio.
Entro così alla cazzo di cane dicendo un paio di cose, per rispondere ad altri passi che ho letto. Premetto che non ho grandi conoscenze di Teologia o Filosofia, ma sono un fisico delle particelle, quindi su alcune cose posso dire la mia.
Anzitutto, vorrei fare una distinzione tra Religione e Fede: mentre la seconda rappresenta la semplice ocnvinzione che esista un essere superiore, il cui ruolo varia da Fede a Fede, la Religione costituisce tutto il corpus di leggi, riti, dottrine, rituali e simili che ruotano attorno alla Fede stessa. Per me alla base di ogni Religione dovrebbe esserci una Fede, ma spesso, come nel caso della Religione Cristiana, la Religione stessa sta soffocando la Fede, con il risultato che siamo circondati da una miriade di religiosi e pochissimi fedeli.
L'universo non è infinito. E per quanto riguarda le alte forme di vita, vi consiglio l'interessante
Equazione di Drake. Per quanto mi riguarda, la nozione che "siamo soli nell'universo" non è statisticamente accettabile.
L'universo potrebbe non essere deterministico. Ammettendo la causalità degli eventi su base perturbativa infinitesimale (roba del tipo "se una farfalla batte le ali in Africa si sviluppa uno tsunami in Indonesia", solo con una cosina come un'interazione di neutrino al posto del battito delle ali della farfalla), allo stato attuale di cose si potrebbe pensare che in teoria l'Uomo, se riuscisse a superare la barriera del Principio di Indeterminazione di Heisenberg, potrebbe riuscire a determinare l'evoluzione dell'intero Universo, note la posizione e derivata prima della posizione di ogni particella nell'Universo stesso.
C'è però da dire che esistono eventi assolutamente imprevedibili, quali fenomeni di polarizzazione del vuoto quantistico: in pratica, la teoria dice che dal vuoto assoluto considerato come assenza totale di particelle ed energia, è possibile che dal nulla si crei una coppia virtuale di particella/antiparticella, la cui vita è ovviamente troppo breve per essere misurabile con gli strumenti attuali (compatibilmente con il Principio di Indeterminazione). Eventi di questo tipo sono, effettivamente, casuali, pertanto il determinismo dell'Universo per adesso non sussiste.
C'è da dire che i miei docenti, a cui ho posto simili domande, hanno opionioni divergenti su questi argomenti.
Se l'Universo fosse deterministico, la nozione di "libero arbitrio" non avrebbe alcun senso. Nota la posizione e la derivata prima della posizione di ogni particella costituente il cervello di un essere umano, sarebbe in linea di principio possibile conoscere la sua evoluzione quantomeccanica e quanto-elettromagnetica, cosa che renderebbe possibile prevedere, in pratica, come reagirebbe ad una qualsiasi situazione a livello elettromagnetico, e a quel punto basterebbero le equazioni di Maxwell per leggergli il pensiero.
Vi dico la mia su divinità e fede. Parto dal presupposto spinoziano che esista una
substantia alla base di tutte le cose, che Spinoza chiamava Dio. Einstein e la sua famosa legge E=mc
2 mi confermano che effettivamente materia ed energia sono la stessa cosa, che una qualsiasi particella che costituisce la realtà altro non è che energia e che, come ho imparato nel corso di Particelle, man mano che si scende nella scala delle particelle elementari, la "massa" delle varie particelle è sempre meno "massa materiale" e sempre più "massa energetica", fino a quando arriviamo...dove? Energia pura? Stringhe? Non lo so, non posso dirlo, ma so che alla base di tutto c'è un'energia cosmica.
Questa energia la chiamo Dio. Dio è in me, in voi, nel PC da cui sto scrivendo, in Zuniga, in Cavani, nel pavimento su cui poggio, nell'aria che respiro eccetera, perchè è il costituente dell'Universo stesso. Detto così sembrerebbe un ente statico, racchiuso in se stesso, e da un certo punto di vista è così: l'Uomo ha sempre avuto la presuntuosa convinzione che l'Universo avesse grandi progetti per lui.
Mi si potrebbe chiedere: "Caro Cicciograna, fighissimo satanasso, ma se Dio è in tutto, se tutto è riconducibile all'energia, allora nulla è speciale, nulla è diverso rispetto alle altre cose, perchè il substrato è lo stesso". Io risponderei che sale, farina, acqua, mozzarella, basilico, olio e pomodoro, presi da soli sono poco e niente; ma trasformati a dovere permettono di preparare la pizza, quindi anche se il substrato è lo stesso, le caratteristiche del prodotto finito fanno la differenza. E la differenza tra Zuniga ed un sasso è che, pur essendo tutti e due formati dalla stessa divina energia, Zuniga a differenza del sasso ha un'
anima, uno spirito vitale, energia "più raffinata" di quella di un semplice sasso, che lo rende speciale rispetto al sasso stesso. Anche una pianta ha un po' di anima, essendo una creatura vivente; anche gli animali hanno un'anima, essendo creature viventi e più avanzate delle piante. La vita altro non è che la presenza di attività energetiche più raffinate, di qualità superiore: Dio, in quanto summa dell'energia cosmica, è pertanto senziente.
Pregare ha senso? Chissà. Io prego, talvolta. Non mi aspetto che le mie preghiere abbiano alcun effetto: l'Universo va come deve andare, salvo le deviazioni dal suo determinismo di cui sopra, e non vedo perchè un pallido tentativo di comunicazione con l'essere superiore potrebbero cambiare il suo andamento. Non pretendo di comprendere le motivazioni che conducono alla morte di un bimbo per AIDS, o di un calciatore in mezzo al campo per arresto cardiaco, non imputo colpe a nessuno: è così', punto e basta. Allora perchè prego? Perchè, per quanto pallido ed inefficace come tentativo di comunicazione, nondimeno è un tentativo, e tentare potrebbe far bene.
Che succede dopo la morte? Chissà. Vale tuttavia il principio di conservazione dell'energia: il corpo si degrada ma la sua energia resta, l'anima è libera ed evolve in qualche modo che ignoro e del quale, francamente, non mi preoccupo molto: se ci sarà una diversa consapevolezza, dopo, lo saprò al momento della mia morte. Certo, può fare paura pensare che dopo potrebbe non esserci più nulla, o che quantomeno si potrebbe perdere qualunque tipo di consapevolezza del sè; però se così deve essere, così sia.