Sto andando a dormire, ed il Napoli ha vinto tre a uno contro il Chelsea davanti ad un San Paolo gremito. Incredibile.
E come sempre, quando vivo delle emozioni simili trovo un freddo rifugio nei ricordi degli anni passati. Per la nostra generazione, quella nata tra l'83 e l'89, essere tifoso del Napoli ha significato spesso l'intensa dolcezza di una passione, tagliata spesso crudelmente da una lama saracena.
I Napoli di Baldini prima e dopo, di Mancini durante e di Max Vieri e Savoldi poi, quelle magliette orribili e larghe sponsorizzate Peroni, i tifosi che consumavano l'illusione con la tenerezza di un'infantile speranza, non priva spesso di reale fondamento.
Erano anni in cui ci si cullava nei sogni irrealizzabili, attraverso le patch di un Winning Eleven che non considerava una squadretta come il Napoli, lontana dai grandi giri del marketing e di quel calcio che cominciava a diventare immagine, spettacolo, business.
Noi rimanevamo indietro, isolati nel tempo, cristallizzati all'epoca di un giocatore e di un mito, oramai vittima dei suoi vizi e di una vita sempre più sbandata.
Vivo quei ricordi con la tristezza che provavo nel vedere i bambini giocare a pallone con le magliette contraffatte di Shevchenko e Zidane, Ronaldo e Vieri, Salas. Era raro intravederne una di colore azzurro, all'epoca.
La lotta per non retrocedere in serie C, una dirigenza squallida che cercava consenso mitizzando vendite completamente infondate ad emiri ed imprenditori. Tanto in fondo lo sapevamo, ma in fondo era bello sperarci, del resto non era la prima volta.
Ieri vedevo Improta intervistato da Marzullo. Ed ancora una girandola di ricordi. Quelli di un fallimento durante una calda notte di giugno, una notte appiccicosa di 8 anni fa. Le tv napoletane, mentre vagavano in un misto di sconforto, intervistavano i vari possibili nuovi proprietari. Improta rappresentava un uomo già noto: Aurelio De Laurentiis.
Il resto è storia: Chieti, i giocatori che si accasciavano misteriosamente durante gli ultimi minuti, la serie B, la promozione, Lavezzi ed Hamsik, l'Europa ritrovata, la rimonta sulla Juventus, Cavani, la Champions.
E' stata una serie di emozioni bellissime. La realizzazione trionfale delle più esagerate e sconsiderate illusioni dei tempi bui.
In qualsiasi modo finisca, tragica o non, disastrosa o trionfante, mi viene in mente solo una parola: grazie. Veramente.