Quando nell'estate 94 cedemmo Fonseca giurai a me stesso che mai più mi sarei legato ad un giocatore del Napoli più che alla stessa maglia. L'unico giocatore per il quale ho abbandonato quel proposito è stato Marek Hamsik.
In Hamsik vedevo riflessa la nostra stessa proiezione. Tutta la sua fragilità, che a volte era inadeguatezza, quella di una persona normale, di un ragazzo per bene, era la metafora di quello che eravamo diventati noi, cresciuti velocemente e non abituati a stare in mezzo ai grandi. E per questo Hamsik eravamo noi e il fatto che ci fosse lui mi dava la serenità che in mezzo al campo ci fosse uno che giocava con lo stesso spirito con cui noi tifavamo...per la squadra, prima che per sé stessi.
L'ultimo Hamsik a me ha lasciato insofferenza, confesso l'ingratitudine. Aver visto sfiorire quel giocatore mi ha spiazzato...piu che per l'apporto che non riusciva più a dare alla squadra, mi ha fatto male che si sbiadisse il ricordo di quello che era stato. Ero arrivato a sperare che andasse via, che tornasse in Slovacchia per non sottoporlo all'ingratitudine mia e a quella degli altri tifosi.
Credevo che sarei riuscito a gestire meglio il distacco, invece mi dispiace. Mi dispiace al pensiero che non ci sarà più e ancora di più che la fascia vada ad un muccusiello frattese, che gioca a sfidare il pubblico e fare il bullo coi compagni.
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