Quando è morto Ratzenberg in Formula 1, si è deciso di continuare, perché il ragazzo non aveva il "nome", non era un pilota di punta. Poco dopo è morto Senna e si sono fermati. Fosse morto uno con il "nome" in serie A, nessuno avrebbe avuto niente da ridire: campionato da fermare senza se e senza ma. Questo povero cristiano morto oggi merita rispetto. Ritengo sia più dignitoso fermare tutto che sbraitare dietro a uno o l'altro per una palla che non entra in porta, o peggio ancora vedere tutti quelli che segnano omaggiare il caduto di turno, questo sì abbastanza alla Maria De Filippi e simili.
Io mi ricordo bene, o vi faccio semplicemente presente, perché troppo piccoli o non ancora nati all'epoca, lo schifo che successe all'Heysel in Juventus-Liverpool, una partita che si doveva avere la decenza di non giocare e che invece fu disputata e cosa assai più vergognosa tra le urla di gioia dopo la vittoria di colui che attualmente è il plenipotenziario dell'Uefa, Michele Plàtini, figlio di emigranti novaresi.
Una cosa che critico fortemente sono i minuti di silenzio per i caduti. Quelli li ritengo veramente ipocriti, perché si tratta di ragazzi e uomini che scelgono di combattere ben consapevoli che la morte è una possibilità da mettere in conto. Per uno che tira un pallone no: non accetto che si continui come se nulla fosse successo, perché di pallone non si dovrebbe morire.
Giusto fermare tutto, giusto fermare un movimento calcistico, quello italiano che oltretutto è uno dei più falsati d'Europa.