De Sanctis, 8. Sicuro per tutta la stagione, record d'imbattibilità, miracoli decisivi. Leader dentro e fuori dal campo, uno dei principali artefici della solidità della nostra fase difensiva.
Iezzo, s.v.Gianello, s.v.Cannavaro, 7,5. Prosegue sulla strada di crescita intrapresa lo scorso anno, guida una delle difese meno battute del campionato, copre sempre con precisa puntualità. Gli errori, talvolta grossolani, sono circoscritti a poche, sfortunate gare.
Campagnaro, 7. Resta sui livelli della stagione precedente, giocando però qualche gara in più e lasciandosi andare a qualche scorribanda offensiva in meno. Anche quest'anno, comunque, è tra i punti di forza di questa squadra, al netto di qualche congenita amnesia in fase di copertura.
Aronica, 6. Viene riportato sulla linea difensiva, a sinistra. Si destreggia con grinta: le sue prestazioni trovano l'apice in gennaio (si ricordi la partita di Coppa con l'Inter), proprio quando viene acquistato Victor Ruiz. Parecchie, però, le incertezze e le occasioni in cui si palesano i limiti tecnici del ragazzo (Liverpool e Milano son costate care).
Grava, 6,5. Si conferma l'acerrimo e aspro marcatore che tante caviglie di temuti avversari aveva logorato dopo l'approdo di Mazzarri sulla panchina partenopea. A cedere, sfortunatamente, è proprio la sua caviglia, a metà stagione.
Victor Ruiz, 6. Si presenta come uno dal buon piede, e dimostra effettivamente di avercelo. Poche apparizioni che lasciano parecchi dubbi sulla sua fase difensiva: da valutare nell'anno che verrà.
Cribari, 6. Comincia con gli svarioni che tutti s'aspettavano. Nella seconda parte di stagione, quando chiamato in causa, mostra invece lucidità ed eleganza

negli interventi. Quasi affidabile, ma basta così.
Santacroce, 5,5. Ancora nessuna traccia di ciò che avevamo ammirato nei primi suoi sei mesi a Napoli.
Dossena, 7,5. E' lui un altro punto di forza di questo Napoli. Non perfetto in fase difensiva, spinge tantissimo in avanti, aprendo un altro fronte nelle difese avversarie e mostrandosi anche più continuo di Maggio.
Vitale, 6. Poche le occasioni per vederlo all'opera. In queste, tuttavia, non sfigura mai.
Maggio, 7. Comincia il campionato in modo pessimo, pagando forse i postumi del mondiale sudafricano. Termina però in crescendo, tornando sui suoi migliori standard e segnando gol importantissimi (in casa col Palermo, per esempio).
Zuniga, 7. Anche quest'anno comincia maluccio, lasciando i tifosi a interrogarsi sulla natura epilettica delle sue finte. E anche quest'anno finisce dimostrandosi un elemento assai utile per questo Napoli, e dal punto di vista tattico e da quello tecnico. Suggella il suo campionato col gol decisivo per l'approdo in Champions, contro l'Inter.
Gargano, 5,5. La sua peggiore stagione in azzurro. Impreciso come non mai in impostazione, se non altro ci mette quasi sempre la grinta. Forse, però, paga la scelta altrui di non volergli affiancare un uomo in grado di costruire gioco.
Pazienza, 6,5. Comincia come aveva finito la stagione precedente, giocando con inedita intelligenza, precisione, autorità. Cala però vistosamente negli ultimi mesi, assai probabilmente condizionato dal mancato rinnovo del suo contratto. L'ultimo Pazienza sarà difficilmente rimpianto a Napoli.
Yebda, 6,5. Necessita di alcune settimane per adattarsi al calcio italiano e trovare una condizione fisica decente. Poi diventa una pedina assai utile alla causa: sempre preciso e ordinato quando chiamato in causa, ci mette il fisico e un po' di gamba. Delude chi da lui s'aspettava rapidità, intuizione, impostazione.
Blasi, s.v.Maiello, s.v.Hamsik, 7,5. Ancora una volta il suo meravigliosamente costante score stagionale s'attesta in doppia cifra. La sua posizione viene avanzata da Mazzarri e lui ci mette un po' di settimane per ambientarsi. E' ancora il giocatore di maggior tecnica e classe del Napoli: però cresce assai lentamente, e continua a mostrare alcuni dei suoi limiti ben noti ai tifosi napoletani. Quando lui gira, tuttavia, il Napoli gira.
Sosa, 4,5. Doveva essere il vice-Hamsik, l'uomo in grado d'offrire nuove soluzioni offensive alla macchinosa manovra degli azzurri. Si rivela totalmente, inequivocabilmente inadatto ai ritmi del calcio italiano.
Lavezzi, 7,5. Il Pocho è ancora l'anima del Napoli, che soffre paurosamente in assenza del suo numero 22. Segna poco, pochissimo, ancor meno delle annate precedenti, ma ispira Cavani in tutti i modi, fa girare l'attacco, ci mette fisico (cresciuto esponenzialmente) e velocità (un po' infiacchita dai muscoli). Cala tremendamente, però, in alcune fasi decisive per la stagione del Napoli: lo pagheremo a caro prezzo.
Cavani, 9. Il Napoli voleva un centravanti da 20 gol, ne trova uno da 26. Alle volte la sua capacità d'incidere, decidere, spaccare a metà le partite pare avere origini mistiche e oscure. Cavani è l'assoluto protagonista in campo di questo Napoli: gioca da prima punta e sfrutta al meglio la grande mole di gioco che i due dietro di lui già producevano precedentemente al suo arrivo. Segna i gol più belli e più importanti della stagione.
Mascara, 7. Arriva, s'ambienta e si fa trovare pronto. Gioca con la stessa grinta d'un Grava o d'un Pazienza, tanto da sembrare un veterano dello spogliatoio a poche settimane dal suo arrivo. Condisce i suoi quattro mesi in maglia azzurra con qualche gol più o meno importante.
Dumitru, 5. Acerbo, non riesce a dare una mano ai suoi compagni quando chiamato in causa. Delude quanti s'aspettavano il nuovo Henry: non lo sarà mai.
Lucarelli, s.v. Viene acquistato per dar peso all'attacco in partite già compromesse. Non ne ha la possibilità: s'infortunia subito gravemente, le sue 35 primavere incidono pesantemente sui tempi di recupero.
Mazzarri, 8,5. La qualificazione in Champions è per un buon settanta per cento merito suo. Plasma questa squadra a sua immagine e somiglianza, addestra i suoi uomini come marine, ne trae fuori il meglio possibile e un carattere d'acciaio, perfeziona tutti i meccanismi di reparto. A tratti, il Napoli - che presenta una mediana composta da Gargano e Pazienza - gioca bene, benissimo. Macchia la sua stagione d'oro con le bizze finali sulla sua permanenza sotto il Vesuvio, che forse incidono sul calo finale della squadra.