tu devi sempre intervenire a dire stronzate vero?
io non sono nè polentone nè leghista.so benissimo che il sud è stato penalizzato pesantemente e lo è tutt'ora. sono meridionale e fiero di esserlo,ma se devo dire che il regno borbonico era all'avanguardia in italia e che la gente stava meglio coi borboni non ci sto,è un cumulo di fesserie incredibili.
io mi baso sempre sulle fonti me lo ha confermato anche la mia prof di storia.....

è vero che probabilmente non si viveva benissimo(l'arrivo di garibaldi fu acclamato da tutti i contadini) ma non credo che al nord la situazione fosse tanto diversa
http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_delle_Due_Sicilie#Francesco_I_delle_Due_Sicilie settore industriale, anche se meno rilevante dell'agricoltura, era molto avanzato per quei tempi e venne decisamente sostenuto dal governo borbonico[28] con politiche protezionistiche e incoraggiamenti di capitali stranieri ad affluire nel regno[29].
Al di fuori delle grandi città come Napoli, Palermo e Bari, importanti stabilimenti industriali si trovavano anche in molte altre zone del reame, come ad esempio il Cantiere navale di Castellammare di Stabia, il quale impiegava circa 1.800 operai.[30] Non meno rilevante fu la fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa, il più grande impianto industriale di tutta la penisola,[30] che produceva macchine utensili, caldaie, motori, rotaie, cannoni, materiale per navi e locomotive. Il complesso ospitava anche una scuola per macchinisti ferroviari e navali, grazie alla quale il Regno poté sostituire nel giro di pochi anni le maestranze inglesi utilizzate in precedenza. Il primo battello a vapore con propulsione ad elica del quale si abbia notizia nel Mediterraneo è il Giglio delle Onde, usato per servizio passeggeri e postale appunto nel Regno, dal 1847.
In Calabria Ulteriore[31] era presente la Fonderia Ferdinandea, in cui veniva prodotta ghisa in elevate quantità, e il Polo siderurgico di Mongiana (in cui lavoravano circa 1.500 operai[32]), dove veniva lavorato e trasformato il ferro estratto dalle numerose miniere della zona (in modo da evitare l'importazione di acciaio e ferro dall'estero, rendendo il Regno autonomo). Mongiana ospitava anche la nota fabbrica d'armi[33]. Sempre a Mongiana furono costruite le rotaie per la prima ferrovia italiana, la "Napoli-Portici"; tutte le rotaie della vecchia linea ferroviaria fino a Bologna sono state fuse e costruite sempre nella Reale fabbrica. Inoltre fu costruito il fucile da fanteria modello "Mongiana". Era tanto importante la Fabbrica d'armi di Mongiana che ricevette la visita di re Ferdinando II di Borbone il 16 e 17 ottobre 1852.
In Sicilia (nelle zone di Catania e Agrigento) era rinomata l'industria mineraria basata sulla lavorazione dello zolfo siciliano, a quel tempo fondamentale per la produzione di polvere da sparo (che nel regno avveniva nel moderno polverificio di Scafati) e acido solforico, produzione che soddisfava 4/5 della richiesta mondiale.[34] Nel salernitano e nella valle del Sarno era concentrato il settore tessile, gestito per gran parte da imprenditori di origine svizzera: grazie a questa massiccia presenza tessile Salerno venne soprannominata "Manchester delle Due Sicilie". A San Leucio (Caserta) avveniva la produzione della seta più pregiata, mentre in Basilicata, negli stabilimenti di Potenza e San Chirico Raparo, e in Calabria a Catanzaro, venivano lavorati cotone, seta e lana. In Molise era rinomata la produzione di lame e la lavorazione di oggetti metallici. Nelle valli del Liri e del Fibreno era inoltre concentrata l'industria cartiaria, che tuttavia operava anche in altri centri vallivi del reame.[35]
L'industria alimentare era legata ad una grande produzione di olio, vino e grano duro ed i pastifici erano diffusi su tutto il territorio del regno (in particolare nella provincia di Napoli tra Torre Annunziata e Gragnano)[36] con esportazioni di pasta lavorata che interessavano sia diversi stati europei, sia gli Stati Uniti d'America[37].
Per sottolineare la rilevanza dell'industria nazionale basti pensare che l'indice di industrializzazione delle province campane (la parte più popolosa del Regno) era nel 1881 (20 anni dopo l'annessione) ancora agli stessi livelli delle principali province del triangolo industriale (Torino, Milano, Genova