Il problema della sicurezza nasce insieme a quello della convivenza, ancor prima di quello della giustizia. Se mi risulta inascoltabile la dizione di "valore" a cui fa riferimento Stefano (e insieme a questa quella di nazionalismo) bisogna quantomeno parlare di necessità. Quindi si tratta di lavoratori "utili", con il proprio bagaglio di competenze, rischi, doveri e diritti.
Di conseguenza sono uno di quelli che non vive il conflitto tra forza armata e ordine pubblico in maniera manichea.
Premesso ciò, ho avuto modo di constatare personalmente che la maggior parte degli sbirri condivide un'ideologia reazionaria, fascista e retrograda.
La legalità ha per chi la rappresenta il contorno sfumato che deriva dall'aver il coltello dalla parte del manico.
Il potere è corrotto. E' il difetto di tutti i poli corporativi al vertice di qualcosa.
In sintesi, la maggior parte di sbirri che ho conosciuto sono la sfaccimma della gente. Credo che potrei dire peggio di banchieri e professionisti vari, ma purtroppo mi sono inavvicinabili. Lo sbirro invece è il figlio della vicina di casa, il che quantomeno mi dà a pensare all'eventuale levatura dell'"avversario" e dei motivi della scelta (quasi sempre 'o mangia' a tavola). Io ho sempre visto il nemico nella mente prima che nel braccio.
A Stefano dico che se ha un alto senso della legalità e l'insieme di sottovalori che partono dal patriottismo e finiscono al rispetto delle istituzioni nun s'adda mettere scuorno di intraprendere una strada simile. Perché ci sta gente che fa il lavoro "utile" con abnegazione e ottenendo risultati tangibili. E io non biasimo a priori chi nun è cosmopolita, progressista e internazionalista.
Però s'adda rendere conto che gli ordini non sono sempre condivisibili, che gli ideali condivisi non sono sempre giusti e che la violenza fa sempre schifo.