Visto Roger Dodger di Dylan Kidd. Migliore opera prima a Venezia dieci anni fa, è un film americano come ne vorrei vedere sempre: un incontro quasi letterario tra uno zio newyorkese psicotico, puttaniere ed arrivista, verrebbe da dire uno alla Ellroy, ed il suo nipote, molto somigliante all'Holden salingeriano.
Sullo sfondo una New York torbida, i sentimenti labili delle persone in cerca di avventura, ossessionate dal sesso, lo squallore metropolitano, e l'amoralità dei propri tic quotidiani. Un insieme che viene esaltato da una sceneggiatura colta, notevole e fluente, e da una fotografia da applausi a scena aperta, quasi da cinema sperimentale, anomala per un film d'oltreoceano.
Regia sapiente, e ben assistita. Attori molto bravi.
Consiglio.