Mi sono deciso a leggere Delitto e pasticcio di Dostoevskij. Non mi capacito di tutta la fama e il clamore che ne accompagnano il nome. Ci si perde continuamente in psicologismi di bassa levatura. Lo stesso delirio viene descritto per i personaggi più disparati. Certo, le pagine scorrono velocemente, la trama presenta molteplici motivi di interesse, ma non vi riscontro quell'innalzamento, quell'incanto proprio di ciò che io considero letteratura. E' un poliziesco scritto bene, nulla più. Se dovessi descriverlo con un aggettivo, lo definirei morboso.
Sarò lieto di leggere la replica di dosty 
Eccomi

Vero: se parliamo di pathos, "incanto", Delitto e castigo resta secondo me inferiore ai Fratelli Karamazov e forse pure ai Demoni. Non so cos'altro tu abbia letto del Maestro, nella mia personalissima classifica Delitto e castigo occupa la terza posizione.
Ciò su cui ti debbo bacchettare è quel "molteplici motivi di interesse" buttato lì con un po' troppa superficialità. Questo è ciò che ha scritto Pasolini sull'opera, ed è assai meglio di quanto possa fare io

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«Non solo Dostoevskij ha prefigurato Nietzsche e tutta la cultura nietzschiana, non solo ha prefigurato Kafka, cioè almeno metà della letteratura del Novecento, ma addirittura ha prefigurato, precorso, preteso Freud. A meno che egli non sapesse già tutto ciò che Freud avrebbe scoperto».
Praticamente in Delitto e castigo c'è secondo me non solo la letteratura del Novecento, c'è pure tutta la storia del Novecento. E' un libro immenso per tutto ciò che va oltre la trama, è pervaso da spunti filosofici e psicologici che per approfondire bisognerebbe leggerlo due-tre volte, studiarlo. Per me va bene anche assaporarlo senza immergersi nell'abisso "morboso" di cui parlavi. Però ti butto lì qualcuno di questi spunti (io sono ben lungi dall'averli colti tutti), e mi dici che ne pensi.
Innanzitutto il delitto: Raskolnikov che uccide la vecchia usuraia si erge a simbolo, archetipo della prevaricazione nei confronti dell'alter. ("Non ho ucciso un uomo, ho ucciso un principio" - per inciso, lo dirà anche l'anarchico Gaetano Bresci dopo aver ucciso re Umberto I). Raskolnikov cammina curvo, borbottando, dà "le spalle al cielo": l'ateismo, spinto all'estremo, rende Raskolnikov "al di là del bene e del male". Però è solo l'omicidio che può renderlo Dio. Nell'uccidere la vecchia, Raskolnikov-Zarathustra uccide Dio. Tantevvero che lui non agisce in accordo col suo famoso piano di farsi un po' di quattrini per riprendere l'università. Raskolnikov la refurtiva non la userà mai.
Quello che gli preme, è scoprire se davvero può innalzarsi a dio, se può prenderne il posto lasciato vacante (dal punto di vista storico, parliamo dell'epoca in cui in Russia è arrivato l'illuminismo, e con esso nuove istanze politiche, anarchia, comunismo). Inoltre, nell'uccidere la vecchia usuraia, Raskolnikov uccide sua madre. Uccide cioè quell'amore che l'opprimeva, lo soffocava (e che gli rendeva più duro continuare a vivere da miserabile nullafacente). E uccide pure la sorella della vecchia, che corrisponde a sua sorella. In pratica, per uccidere Dio, Raskolnikov uccide la sua infanzia, la sua origine, chi gli ha donato la vita. Da qui nascono tutte quelle strane reazioni che lui ha all'arrivo della famiglia a Pietroburgo.
Ciò che viene dopo è tutto un gioco psicologico che porta Raskolnikov, sempre più consciamente, a voler espiare la propria colpa. Assai più interessante è il fatto che dopo aver ucciso la vecchia-madre, il protagonista può tornare ad amare. Ma può amare solo una donna umiliata (la prostituta Sonja), sofferente quanto più si possa immaginare: Raskolnikov ha fallito, non può ergersi a Dio, non ne ha la forza. Può solo trovare nell'umiliazione, nella miseria una strada per riavvicinarsi alla perfezione. Per il Maestro, l'uomo è un continuo tendere tra cielo e abisso. Nella più cupa disperazione c'è la luce per la salvezza di Raskolnikov. In qualche modo, è come se così trovasse un altro modo per avvicinarsi a Dio.
Per quanto riguarda la psicologia dei personaggi, se non l'hai fatto prova a leggere Memorie dal sottosuolo: per me è il libro che chiunque voglia approcciarsi al Maestro dovrebbe leggere per primo. E poi ti invito a leggere il Romanzo: i fratelli Karamazov. Se in Delitto e castigo c'è tutta la letteratura e la storia del Novecento, nei Fratelli c'è tutta la vita.
Sono stato un po' lunghetto, mi sa

Pensa che ho scritto solo ciò che mi veniva in mente su due piedi...