Io so solamente che quando aumentano il margine di arbitrarietà, cioè di interpretazione personale, della regola allora si crea lo spazio per le polemiche e per la sudditanza psicologica. Senza nemmeno dover mettere in mezzo la malafede.
Questa è una mia battaglia, lo ripeterò sempre. Per me un regolamento deve essere quanto meno sporcato possibile dalla arbitrarietà dell'unità decisionale, che può essere indirizzata dalle condizioni ambientali, dai pregiudizi verso un giocatore, dalla sudditanza psicologica.
Il VAR aveva spostato l'unità decisionale fuori dalle tensioni del campo di gioco. Ha funzionato solo per i primi 6 mesi poi hanno iniziato a manomettere tutto.
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Questo è un problema di teoria generale del diritto, eh.
Non esiste più da secoli l'idea dell'operatore giuridico come bocca della legge, che applica un testo in maniera automatica. È una concezione superata da Napoleone in poi.
Il giurista trasforma il significante (disposizione) in significato (norma), è un interprete specializzato, e il giurista del pallone è...l'arbitro.
Fin quando esisterà il diritto esisterà l'autonomia interpretativa e la suscettibilità all'errore, semplicemente perché non è possibile cristallizzare ogni casistica della vita reale in un testo preventivo e concreto, ma è possibile ricondurre, tramite l'attività di intepretazione di un testo, il caso reale alla norma generale e astratta.
Poi certo si cerca di fissare un determinato significato tramite gli ausili interpretativi vari e all'opera della giurisprudenza (e quindi del precedente, sia esso vincolante in maniera soft come nei sistemi di civil law o abbia valore legale come nei sistemi di common law), ma il singolo interprete può sempre discostarvisi per varie ragioni.
Per me il problema è un altro.
A oggi il VAR è un supporto all'arbitro e non ha potere decisionale.
L'arbitro può avvalersene come no, decidere se andare personalmente a consultarlo o meno.
È sbagliato.
Il var dovrebbe agire d'ufficio su rigori e altri casi di gioco particolari, prendendo egli stesso la decisione.
Altrimenti si apre uno spazio troppo grande alla discrezionalità, che va oltre quella interpretativa e diventa pura e semplice volontà di potenza.