Questo è un problema di teoria generale del diritto, eh.
Non esiste più da secoli l'idea dell'operatore giuridico come bocca della legge, che applica un testo in maniera automatica. È una concezione superata da Napoleone in poi.
Il giurista trasforma il significante (disposizione) in significato (norma), è un interprete specializzato, e il giurista del pallone è...l'arbitro.
Fin quando esisterà il diritto esisterà l'autonomia interpretativa e la suscettibilità all'errore, semplicemente perché non è possibile cristallizzare ogni casistica della vita reale in un testo preventivo e concreto, ma è possibile ricondurre, tramite l'attività di intepretazione di un testo, il caso reale alla norma generale e astratta.
Poi certo si cerca di fissare un determinato significato tramite gli ausili interpretativi vari e all'opera della giurisprudenza (e quindi del precedente, sia esso vincolante in maniera soft come nei sistemi di civil law o abbia valore legale come nei sistemi di common law), ma il singolo interprete può sempre discostarvisi per varie ragioni.
Per me il problema è un altro.
A oggi il VAR è un supporto all'arbitro e non ha potere decisionale.
L'arbitro può avvalersene come no, decidere se andare personalmente a consultarlo o meno.
È sbagliato.
Il var dovrebbe agire d'ufficio su rigori e altri casi di gioco particolari, prendendo egli stesso la decisione.
Altrimenti si apre uno spazio troppo grande alla discrezionalità, che va oltre quella interpretativa e diventa pura e semplice volontà di potenza.
Hai dato stesso tu la risposta. Eliminare del tutto la discrezionalità forse non è possibile ma assottigliare il più possibile la zona grigia invece aiuterebbe moltissimo. Infatti avevo scritto "... sporcare il meno possibile...".
Tutte le regole che fanno uso di parametri geometrici come linee, distanze, tocchi sono facilmente ripulibili dall'interpretazione.
Comunque ti faccio notare che la disciplina giuridica di cui parli probabilmente è riferita a situazioni in cui il contesto è totalmente diverso dal calco giocato. Non credo che il giudice arrivi a prendere la decisione dopo essersi fatto 50 metri di corsa, con 20 secondi a disposizione mentre la giuria fischia e 7 avvocati difensori fanno capannello e gli abbaiano contro per indirizzarne le decisioni.
Ecco che il discorso che facevo ritorna: togliendo l'unità decisionale dal campo e mettendolo in una stanza al riparo dalle tensioni emotive ottieni una interpretazione della "norma astratta" più lucida. Che poi nascano sempre applicazioni divergenti nel tempo amen, hai ridotto dell'80% le fonti di polemiche e dato un minimo di credibilità al regolamento.
Poi quello che succede nelle trasmissioni televisive è un mondo a parte perché ci sono i polemisti di professione
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