Quoto Alfredo.
Vorrei aggiungere però una cosa: se è vero, come è vero, che i calciatori, soprattutto quelli giovani, maturano e migliorano con l'esperienza, è altrettanto vero che gli allenatori possono fare lo stesso (e Sarri come allenatore di serie A è giovanissimo). I limiti societari sono noti, sia dal punto di vista economico che di volontà di rischiare, e l'allenatore sa che non può aspettarsi 22 uomini dello stesso livello. A maggior ragione, però, sbaglia (e apparentemente non gli interessa cambiare idea da questo punto di vista) a non entrare nelle logiche di mercato e nel merito delle scelte fatte in tale sede, limitandosi a dire "alleno chi mi dà la società" per poi mettere da parte totalmente chi non rientra nei suoi parametri. Mo a torto o a ragione è poco importante, perché se dici di adattarti ad allenare chi ti viene dato, non puoi risolvere appendendo chi deve imparare o cambiare modo di giocare. Se invece al contrario è tutta una roba di facciata e mette bocca sulla scelta degli uomini e delle loro caratteristiche, allora significa che c'è qualcosa che non va se poi il 90% degli acquisti che dovrebbe aver avallato vengono relegati in panchina o peggio in tribuna.
In entrambi i casi, su questo Sarri ha mostrato limiti palesi per il livello di competizione a cui è arrivato e a cui aspira a restare, e non è accettabile che a poche settimane dal 2018, in questo calcio a questi livelli, l'allenatore sia integralmente uomo di campo e non anche almeno un po' manager. Ancor di più con una società che ha budget spesso striminziti e un tetto limite di ingaggio sotto la media. Sempre con equilibrio.
Detto questo, Sarri resta il miglior allenatore che potesse capitarci ed uno dei migliori d'Europa sotto l'aspetto tattico e per il modo in cui riesce a far giocare la sua squadra. Resta però un allenatore che ha ampi margini di miglioramento, ma pare che non gli interessi coltivarsi.