Ho letto a suo tempo che la perizia indiana presentava dati inconfutabili sulla posizione e sull'esame balistico (perché s'era persino detto che non erano stati loro a sparare).
La difesa ha accettato quella versione.
Successivamente, sotto impulso delle autorità italiane, il tribunale di Kerala è stato secutato per le ragioni che sostieni e che sono stato ritenute giuste da ambo le parti. Ma evidentemente il caso non può passare subito dal governo federale alle autorità italiane, ammesso che così debba essere (è una questione dibattuta).
Questi intanto sono stato scarcerati su cauzione, sono venuti in gita, sono stati messi in libertà di circolazione in tutta l'India. Non so fino a che punto siano robe scontate per gente che non godeva di immunità sovrana in un paese brutto e cattivo, pieno di negri e straccioni come l'India.
Quel che intendo dire è che l'atto di forza da parte dell'India non c'è mai stato.
E vi invito, al di là dell'empatia che si può provare o meno per i pescatori uccisi, a pensare per assurdo alla stessa situazione a parti invertite. Posto che nun è a stessa cosa per diversi motivi, pensate a due pescatori siciliani che vengono sfasulati da due militari libici a difesa di una imbarcazione privata.
La perizia del tribunale di Kerala non doveva essere così inconfutabile se sono passati da acque territoriali ad acque contigue

L'India l'atto di forza (o di furbizia) l'ha fatto nell'attirarli in acque territoriali con una scusa per poi arrestarli, ed è di questo che parlavamo io e Peppe.
Come giurista ti dico e mi dico che devono essere processati nei modi, nei tempi e nei luoghi che il diritto prevede; come uomo spero che anna pavà (quindi preferisco un duro processo in India ad una pagliacciata in Italia, seppure il diritto preveda il contrario) perchè hanno oggettivamente ucciso due poveri cristi.