Oggettivamente Roma antica è stata la culla del diritto, tutto il diritto moderno nasce da lì...
Io non parlo di nascita del diritto, parlo di utilizzo del diritto stesso, che in questo caso è più pertinente ed è un'esperienza tipicamente italiana.
L'Italia sin dal medioevo ha avuto una concezione del diritto come strumento malleabile e capace di adattarsi a questa o quell'altra esigenza, basti pensare a come l'interpretazione della stessa nozione giuridica veniva utilizzata a favore dell'imperatore o del Papa a seconda delle opportunità; in Francia ciò non accadeva e non è un caso che la tradizione giurisprudenziale dèi mangiabaguette sia di tutt'altro livello rispetto alla nostra. Storici come Ajello riconducono il problema moderno ad una tradizione ben consolidata di furbetti...insomma, ce l'abbiamo nel sangue.
Parlare di "paternità del diritto" è fuorviante sia perché il diritto romano, sebbene ponga effettivamente le basi degli istituti moderni, nasceva da casi concreti (i romani non avevano il tempo per fare le leggi, era il pretore, magistrato incaricato della giustizia, ad esaurire le singole pretese legittime dei cives romani) per passare solo nel corso dei secoli ad una cristallizzazione a fattispecie astratte (fatte per la maggior parte da giuristi non italiani, anzi) da cui trae base la romanistica moderna (civil law) sia perché non c'è un'identità tra antichi romani ed italiani, soprattutto in campo giuridico, cosa che invece esiste a partire dal medioevo e soprattutto guardando la storia delle università.
Soffermandoci poi sul modo di costruzione dei diritti sono molto più romanisti i paesi anglosassoni ed i loro sistemi di common law (che passano da casi concreti a categorie generali ed astratte) che noi, autodefinitici come veri romanisti...anzi, gli italiani veri hanno utilizzato spesso quei concetti per costruire verità apparenti come già ho detto poc'anzi