Per me la cultura non può essere soggetta al mercato, se il mercato richiede figure specifiche ben vengano corsi all'uopo, ma non chiamatela Università. Che poi è questo che svilisce alcune facoltà e ne esalta altre, perché le facoltà buone sono quelle che creano figure utili al mercato. Ed è per questo che sono contrario anche al numero chiuso, tutti devono avere le stesse possibilità. Ma sono favorevole a test attitudinali di ingresso al solo scopo di aiutare lo studente a farsi un'idea.
esatto per me è il mercato che deve essere soggetto alla cultura; e se il mercato non è di tipo speculativo-finanziario, oppure se non si regge su monopoli mafiosi in senso lato (cose tra di loro ormai estremamente collegate), allora esso può diventare davvero una cosa molto buona e giusta, cioè può portare un progresso delle condizioni di vita materiali e immateriali della cittadinanza. è in questa direzione che uno Stato sorretto da una deomocrazia forte e avanzata dovrebbe tendere. Noi siamo indietrissimo su questo, sia per ragioni storiche, che per altre molto recenti riferibili all'ultimo ventennio. "cultura" e "democrazia forte e avanzata" và da sè che, insieme, costituiscono un volano. Ce lo hanno rotto (o ce lo siamo rotto da soli, ma questo è un altro discorso) e stiamo come stiamo.
poi sempre a proposito di ing Gestionale
Dopo quel colloquio feci un master in ing informatica (al75%) e gestionale (al 25%). era aperto ad un pò tutte le lauree, anche umanistiche, anche le prime triennali che incominciavano ad uscire (era il 2006). a seconda della provenienza (ma in teoria poteva anche essere elastica la cosa e cambiare ongoing) il percorso era speculare (75% gest e 25% inf) oppure 50 e 50. cosa andavi a fare una volta uscito? il sappista nel caso degli umanisto-gestionali e il programmatore che capisce di gestione e progettazione software gli altri.
I corsi per me più interessanti sono stati senz'altro quelli di Strategia, Organizzazione e quelli dei gestionali in genere

Credo mi abbiano arricchito sul serio. e poi fui certo che l'informatica mi faceva schifo (però ci avevo provato, visto quel che il mercato (sic!) richiede) ; utili anche quel paio di corsi di reti, che all'università m'ero zompato piè pari per buttarmi su elettromagnetismo e misure su tlc.
ci fecero il culo per mesi di corsi bi-tresettimanali con progetti da presentare ed esami-quiz, ma fu una situazione assai gagliarda: una cinquantina di noi da tutta italia (buona parte campani of course); informatici, ingegneri informatici, elettronici, matematici, ricordo due sociologi, uno scienziato delle comunicazioni. tutti insieme appassionatamente in quel di ariano irpino, ospiti a spese dell'università del sannio e di numerose imprese private. Mai più ritrovai un ambiente di studio/lavoro a così alto tasso femminile (nickwuà

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Poi vabbè è stato utilissimo per entrare nel mondo del lavoro il titulo in più sul cv, anche se mi sono buttato su tutt'altro.
Per quel che ne so sta cosa esiste ancora, cambiata nel nome e ridimensionata nell'offerta formativa; all'epoca si fecero 9 mesi + 3 di tirocinio in un azienda, ora credo siano molti di meno, anche il titolo non è più di master. ve lo trovo:
http://www.uiip.it/home/