guagliu io lo capisco che il Napoli fa parte dell'identità, che il tifoso pensa che De Laurentis non sia parte dell'identità collettiva (perchè per esserlo dovrebbe essere presidente tifoso e buttare i soldi) e che la squadra che si tifa è - de facto - un'estensione del sè. Figuriamoci.
Ma oggettivamente la squadra è pure una società, i cui introiti derivano in parte da quanto spendono i tifosi, in parte dai risultati sportivi. I primi spesso funzione dei secondi.
Quindi nella scelta sul dove destinare le risorse si deve trovare la quadratura del cerchio tra investimenti strutturali, cartellini dei calciatori (che incorporano una certa rischiosità di rendimento, tenuta di mercato, rapporti interpersonali ed alchimia con il resto della squadra) e monte stipendi.
a mio modo di vedere De Laurentis, a culo, facendo un patto con il diavolo boh non so, è riuscito a portare una squadra (la cui rischiosità delle entrate è connessa ad una città dove tutto è precario, tutto è rischioso e tutto è temporaneo, non esiste certezza della legge, le regole funzionano a cazzo etc) a lottare con realtà stabilite, consolidate, ma soprattutto con intorno un entourage di consulenti, società, multinazionali, MBA e salotti buoni del potere nelle città che contano: Roma e Milano.
L'unica cosa che può fare il tifoso è supportare la squadra, godersi lo spettacolo e sperare che chi decide cosa fare sia bravo nello scegliersi i collaboratori.