Da FB, condivido ma qui dentro lo diciamo da anni.
Il Napulegno
DE LAURENTIIS È DE LAURENTIIS, BENITEZ È BENITEZ, E BRITOS (PURTROPPO) RESTA SEMPRE BRITOS
di Rosario Dello Iacovo
Negli ultimi tre anni l'ho scritto regolarmente: l'obiettivo del Napoli è il piazzamento Champions e in subordine l'accesso all'Europa League. La vittoria in campionato non è contemplata, a meno che non arrivi per le insondabili ragioni di una serie più o meno fortuita di circostanze.
Nel caso dell'accesso alla Champions, si fa un mercato, un po' di più se si verifica contemporaneamente una cessione eccellente come quella di Cavani; nel caso dell'Europa minore, e se non si ha la possibilità di cedere un Lavezzi, il mercato si fa con il gioco delle tre carte. Esatto, quello dove a vincere è sempre il banco.
L'ingaggio di Benitez, alla luce del ridicolo mercato di questa estate che ha indebolito la rosa, si è rivelato fumo negli occhi. Capiamo perché. Ci ricordiamo tutti - vero - che De Laurentiis ha provato a trattenere Mazzarri con ogni mezzo, arrivando perfino a offrirgli 4 milioni di ingaggio? Perché? Per la semplice ragione che Mazzarri non ha pretese, gioca con quello che ha a disposizione ed è uno dei più grandi ottimizzatori di risorse. In altre parole, l'allenatore perfetto per la filosofia del presidente.
Quando Benitez ha avviato il nuovo progetto tecnico, le cose sembravano essersi messe al meglio, con l'arrivo di calciatori importanti e un gioco spumeggiante, nell'anno delle vacche grasse della Champions diretta e la cessione del Matador. Il Napoli della passata stagione, infatti, aveva tanti pregi ma anche qualche pesante difetto. Fra questi, i peggiori erano i cali di tensione contro le piccole e i troppi gol subiti.
Alla fine dello scorso campionato, pensavamo tutti che il club si sarebbe mosso con pochi acquisti mirati e di peso, quelli che servivano a compensare le lacune. Invece si è andati esattamente nella direzione opposta, verso quel gioco delle tre carte che solleva il polverone per nascondere il nulla.
Koulibaly, forte fisicamente ma spesso disattento, non è più affidabile del silurato Cannavaro. Michu non lo è di Pandev, così come De Guzman non è superiore a Dzemaili. E non lo dico perché sto rimpiangendo Paolo, Goran o Blerim, ma solo perché speravo che il loro allontanamento preludesse a un salto di qualità: vero, effettivo, tangibile.
Invece, il promettente ma inesperto ragazzotto francese, Rafael che non è Reina, Albiol che sembra avvertire il peso degli anni e forse delle scarse motivazioni, Maggio che non è da vertice (e non da quest'anno), Britos che resta Britos, Ghoulam che aveva gettato un po' di fumo negli occhi, ma - diciamocelo - non ha mai fatto la differenza, e uno stranito Zuniga, compongono un pacchetto difensivo che commette gli errori di sempre. Quelli che tutti noi speravamo potessero essere colmati dal mercato. Mettiamoci un centrocampo a due, nel quale brilla solo il riciclato Gargano, e la ricetta sarà servita.
Possiamo sperare in un cambio di rotta? No, la filosofia di De Laurentiis non cambia, perché nella classifica delle sue priorità, prima del mercato, di un centro sportivo e dello stadio, viene l'investimento da 250 milioni per Cinecittà World. Un'operazione tanto più audace, se confrontata con la rachitica prudenza con la quale viene gestito il club.
Al resto pensa Benitez, integralista senza ripensamenti, che sta svolgendo il compitino in attesa che finisca la sua ultima stagione a Napoli o che arrivi un esonero che lo porti il più lontano possibile dalle promesse mai mantenute di Don Aurelio. Per ora fanno i separati in casa, noi i vasi di coccio fra i vasi di ferro.
C'è poco da girarci intorno: se prendi un allenatore giovane, un emergente, un provinciale, puoi dargli i giocatori che vuoi: ne tirerà fuori il meglio; se prendi Benitez che gioca con un solo schema, oneroso, rischioso e intransigente, a centrocampo ci vogliono i Mascherano. E dietro, lo sappiamo tutti, non servono i Britos.