Carmelo Bene era un "invasato", nella stretta accezione del termine. Era un "maniaco", un corpo, un semplice contenitore delle quattro manie elencate nel Fedro di Platone. Era posseduto e quindi esisteva il testo, non lui in quanto persona, essere umano, quando saliva su un palco. È forse l'unico ad aver compreso in pieno il significato della Tragedia in modo classico con le controindicazioni però che si portò appresso pure fuori dalle scene e che pochi ricordano: faceva spesso anche della vita il proprio teatro, vattendo 'a cumpagna incinta, facendola abortire, minacciando di morte la gente, insomma cose 'e cheste. Quisquillie. Un antisoggetto.