BEPPE SU ROSSI: «SI È COMPORTATO DA COGLIONE»
Il capo tifoso: «Feci falsa testimonianza per salvare il presidente nel 2006»
CREMONA.È sul rapporto tra Beppe Sculli e «la tifoseria “ultras” del Genoa » che si concentrano le attenzioni della squadra mobile di Alessandria, inizialmente protagonista di un’inchiesta su frodi legate ad auto di lusso e possibile spaccio di sostanze stupefacenti, che riguarda persone vicine al centravanti genoano. Come si legano, però,le due inchieste? I rapporti tra tifoseria e calciatori finiscono nelle carte dell’indagine sul calcioscommesse dopo l’episodio delle “magliette” di Genoa-Siena, del22aprile scorso, con la partita a lungo sospesa e i giocatori costretti dai tifosi a togliersi le maglie. Ma, dagli atti dell’inchiesta, si aprono scenari che investono anche il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, chiamato in causa dal tifoso Massimo Leopizzi: «I seguenti passaggi delle conversazioni tra Sculli e Leopizzi fanno comprendere pienamente come quest’ultimo fosse pesantemente coinvolto in quella vicenda (il caso Genoa- Venezia, ndr) e che in quell’occasione abbia testimoniato falsamente, asseritamente, per favorire il massimo dirigente genoano e scagionarlo da possibili conseguenze in sede penale», scrive lo Sco nella sua relazione. Oggi Leopizzi specifica con il suo legale Stefano Sambugaro: «Nella vicenda della partita taroccata, atti del processo alla mano, non sono stato indagato». Enrico Preziosi, contattato dal nostro giornale, ha replicato: «Io non commento cose di delinquenti». Poi in serata ha aggiunto: «È curioso che dica che mi ha salvato il sedere, perché l’unico che è stato condannato per Genoa- Venezia sono stato io». Su quanto sta avvenendo a Cremona: «Non mi piace questa spettacolarizzazione, i magistrati lavorino più seriamente. Non mi piace vedere persone in galera solo perché non dicono quello che il magistrato si aspetta mentre altri che soddisfano certe esigenze escono subito. Il Genoa fino a prova contraria non è deferito, Milanetto è come un figlio, non voglio credere che abbia fatto qualcosa. Finora ho visto indizi, non prove. Spero di non finire come Buffon... ».
Ecco l’intercettazione telefonica, del 22 aprile scorso, alle 23,37. Leopizzi: «Ti dico una cosa, chi ti paga è un infame tu prendi i soldi da un infame, questo porco, questo maiale, questo schifoso...(incom)...ha già detto che quelli che hanno contestato devono andare in galera, questo qui è un maiale schifoso».
Sculli: «Ti voglio dire guarda che io ho ascoltato tutte le parole, parola per parola, di quello che ha detto lui».
L. «Questo porco qua nel 2006 si è salvato dal carcere grazie a questo signore con cui sei al telefono. Rischiava nove anni di condanna sulla schiena e ha fatto un’ora e mezza ...(incom) per salvargli il culo, domani mattina sai cosa faccio? Mi butto all’infamità… ho deciso... mi butto infame. Quello è un infame, io te lo giuro domani vado in Procura e gli dico signori ho fatto falsa testimonianza io nel 2006, adesso ve la racconto io la storia... come si permette di dire in galera... ma in galera cosa pezzo di merda... Ti ho salvato io ti ho salvato. Ma che Presidente è una carogna Beppe non è un Presidente è un infame… tu sai cosa vuoi dire infame no? Che tu vieni da una famiglia…»
S. «Sii»
L. «E lui è un infame Beppe è un infame ».
S. «Ma le parole che gli ho detto io sai quali sono state?Gli ho detto presidente vai via perché più ti avvicini e più questi si inferociscono perché a te non ti possono vedere».
L. «Ma non è quello è un infame. Io te lo giuro io domani mattina vado in procura e dico mi butto pentito come Buscetta,gli dico scusate ho mentito».
L’impianto sostenuto nell’informativa di reato del 19 aprile scorso- scrive lo Sco - viene, quindi, ulteriormente arricchito dai dati menzionati. «Non può essere casuale, infatti, che gli incontri propedeutici alla partita alterata Lazio-Genoa vedano quali protagonisti, oltre a Sculli e Criscito, soprattutto un tifoso ultras quale Leopizzi e successivamente, anche Altic e Milanetto Omar».
E Leopizzi? «Parlai così - dice oggi - perché ero arrabbiato. Perché Preziosi chiedeva la galera per dei ragazzi: che si faccia un bell’esame di coscienza. Se la giustizia fosse davvero uguale per tutti, oggi non sarebbe nemmeno presidente di una squadra di subbuteo. Se i tifosi leggono il libro “Fuori gioco” capiscono molte cose».
La sera di Genoa-Siena, Sculli parla a lungo al telefono con Marco “Cobretti”, uno dei protagonisti della protesta. Sculli. «Marco?»
Marco. «Sì».
S. «Marco ciao sono Beppe».
M. «Ciao Beppe».
S.«Ciao Marco. Ti volevo ringraziare per oggi per quello che hai fatto per noi e per il Genoa pure, ti volevo chiedere scusa se ti ho chiesto di togliermela tu la maglia ma non era un affronto a te ma perché tu sei il mio amico e ti conosco a te... gli altri non li conosco e non mi interessa, è solo per dirti io la maglia non me la tolgo ma non perché...».
M. «Beppe, ci sono poche persone per me in quella squadra lì che possono portare la maglia, Marco Rossi, te e Biondini, ma perché siete la gente che l’ha sudata gli altri se la devono togliere tutta».
S. «Hai ragione, Marco tu hai perfettamente ragione voi siete sacrosanto di quello che state facendo».
M.«Beppe..io lo vedo.. io lo vedo chi corre in campo non sono cieco».
S.«Marco è fin troppo quello che voi state facendo e io non so perché noi... io ci sto malissimo te lo giuro Marco... sono dimagrito tre chili non ce la faccio più... non dormo nemmeno la notte perché penso che dobbiamo salvarci a tutti i costi... ste cose... io sono venuto da te perché eri l’unica persona che io conoscevo e io dico... se io oggi mi toglievo la maglia Marco te lo giuro mi toglievo la mia dignità... sai perché? Ma sai perché? Io ce l’ho la mia dignità e non voglio togliermi la maglia perché io amo Genova e ci tengo a Genova io sono tornato perché amo questa maglia e amo stare a Genova e io amo stare in serie A».
M. «Beppe ma non me lo devi dire perché io sono..(incomp) non c’è problema ».
S. «No..io ti volevo ringraziare».
M.«A me mi fanno schifo quelli che giocano con te... mi fanno schifo...».
S.«Glielo ho detto... nello spogliatoio… noi dobbiamo ringraziare solo una persona là... dentro gli ho detto… oggi.. che era lì… ed è Marco Cobretti gli ho detto… ragazzi ringraziatelo a vita perché oggi... se no la partita è sospesa... tre punti che abbiamo perso e due punti di penalizzazione gli ho detto... ringraziate Marco Cobretti. Ve lo dico... perché se oggi la partita è iniziata di nuovo perché Marco è stato cosciente e lucido a capire la situazione (...) Poi il Presidente ha cominciato a dire… no no aspetta un attimo Presidente… non esagerare con i discorsi».
M. «Quello è un pezzo di infame».
S. «E ma».
M.«Non mi fare dire niente perché quello è un pezzo di infame».
S. «Lo so lo so».
Sculli si lascia andare anche a considerazioni nei confronti di compagni. Come con Marco Rossi. Eccolo al telefono con Leopizzi, sempre dopo Genoa- Siena. Leopizzi. «E ma perché ci siamo rotti il cazzo Beppe».
Sculli.«Ma lo so ma tu melo stai dicendo a me. Io vi capisco… come... io ero lì fuori dalle inferriate… io ho detto Marco(Cobretti,ndr) te lo giuro...non ti ho mai visto così... io non l’ho mai visto in quel modo a Marco... era talmente in trance perché poi ti dico un’altra cosa... la cosa peggiore sai quando è stata? Che io glielo ho detto ancheaMarco Rossi che Marco Rossi è stato un coglione Massi... ora parliamo tra me e te».
L. «Ha sbagliato ha sbagliato».
S. «Massi ha fatto una cagata detto tra me e te che tu sei mio fratello».
C’è infine un caso sospetto che vede protagonisti Sculli e l’ex genoano Luca Toni. Una presunta situazione di ricatto per foto compromettenti che sarebbero in possesso di Sculli. È passata la mezzanotte del 3 maggio 2011, Beppe è al telefono con il pregiudicato bosniaco “Sergio” Altic.
Sergio. «E che dice Peperone ieri? (Luca Toni, ndr)».
Beppe. «Peperone è qua ancora... ti giuro quasta sera lo vedo è rimasto qui. Il coglione è qui. Mamma che coglione. Ha detto Carabinierovic ho detto se ti piglia Carabinierovic... si incazza ehh? Ho detto guarda che le foto le ha ancora lui, Sergio. No? ti prego...».
S.«No non gli dire che non le abbiamo... ».
B. «No ma io ce le ho davvero le foto ».
S. «Giuri?».
B. «Te lo giuro che le ho fratello».
S. ride... «Merda... tienile comunque... se non siamo più amici con questo peperone».