Azz. Iniziamo col dire che l'archivio Mitrokhin non è la scoperta del millennio. Buonissima parte delle rivelazioni che vi sono contenute rientra nel novero di ciò che già si sapeva o che s'intuiva o che si sospettava. L'Italia era terreno di battaglia tra Occidente e Unione sovietica, una battaglia combattuta con tutti i mezzi possibili, soprattutto quelli illeciti, e i depositi d'armi, con annessi i piani per una remotissima invasione sovietica, erano nient'altro che la risposta all'organizzazione Gladio, alla strategia della tensione, ai tentativi di golpe più d'una volta presi in considerazione. In realtà per conoscere la verità su certi tragici episodi della nostra storia avremmo bisogno di esaminare altri archivi, che non si trovano a Mosca e forse manco in Italia.
Mosca ha sempre voluto mettere le mani sull'Europa: sia quand'era Impero russo (ai tempi del Grande gioco, inizio Ottocento, Pietro il grande già delineò un piano per la clamorosa conquista di Costantinopoli); sia quand'era Unione sovietica; sia oggi che è Federazione russa. Diversi sono gli strumenti usati, diversi i risultati, uguale l'obiettivo.