L'ho ascoltato l'ultimo dei Marlene. Al di là di una innegabile cura negli arrangiamenti e di un prezioso citazionismo che trova favorevole me e agli altri amici lettori dei romanzieri russi, mi dà, come e più degli ultimi, tutta l'aria di un soggetto impolverato, disinnescato, morto e putrescente.

Invece pollicione in su per l'album da solista di Appino, per me sorpresa italiana dell'anno. Disco questo sì ispirato, vibrante, grondante di sangue, vivo.