Autore Topic: Crisi economica mondiale [topic generale]  (Letto 21383 volte)  Share 

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Offline Vino a Tavola

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Crisi economica mondiale [topic generale]
« il: 28 Luglio, 2011, 20:43:11 pm »
tutte le volte che mi informo a proposito mi caco sotto. non sono un esperto e non saprei dire la mia... comunque vi posto un articolo che fa rbbrividire. Non mi sembra proprio l'ennesimo scenario complottista, visto che i fatti descritti sono molto circostanziati e possono essere smentiti o confermati da un inchiesta.

http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2011/07/ritratto-della-piu-potente-donna-sul.html

Ritratto della più potente donna sul pianeta terra: La Grande Tigre Asiatica

di Sergio Di Cori Modigliani

Ufficialmente si chiama Wendi Deng. Ma non è il suo vero nome.
E’ la donna più potente del pianeta. Può –e tiene- in scacco l’intero continente europeo. Ha messo all’angolo il gigante americano e intende metterlo in ginocchio. Con una telefonata è in grado di mandare in bancarotta la banca centrale europea, nel caso lo volesse.
E stiamo arrivando alla stretta finale.
Perché circa quattro mesi fa, Barack Obama si è stufato, ha mandato Hillary a parlare con la Regina Elisabetta e con il responsabile dell’intelligence britannico e hanno deciso di andarle addosso.
sperando che non sia troppo tardi come ha detto il responsabile del settore comunicazione del MI5 –il servizio segreto di controspionaggio di Sua Maestà britannica- in una intervista comparsa sul blog di Brian Cason, membro attivo di “giornalisti senza frontiere” .
Ma forse è meglio raccontare la storia fin dall’inizio.


Wendi Deng, attualmente coniugata Murdoch, di professione ufficiale “moglie” e basta, è nata l’8 dicembre del 1968 in un piccolo borgo, Shandong, nella regione di Xuzhou, nella  pittoresca valle della regione dello Jiangsu, nella Cina meridionale.
Nasce in una famiglia di alti dirigenti del locale Partito Comunista fedeli a Lin Piao.
Il padre, ingegnere minerario, è direttore regionale dell’apposito “ufficio controllo per la riabilitazione morale dei reietti e responsabile dell’applicazione delle normative della rivoluzione culturale”.  La neonata è la terza figlia.
Seguendo l’applicazione della legge, avrebbe dovuto essere eliminata e uccisa subito perché non era (e tuttora non è) consentito dalla legge avere più di due figli di sesso femminile. Il padre si mette in contatto con le alte gerarchie del partito e ottiene il permesso di non uccidere la figlia offrendola al partito. Gli viene concesso questo privilegio.
E così all’età di sei giorni viene anagrafizzata con il nome di Wen Di (in cinese mandarino vuol dire “illuminazione culturale”). Questo è il suo vero nome.
All’età di sei anni, nel 1972, in seguito a una sua spiccata intelligenza provata in più di una occasione, viene prescelta e inviata a far parte del programma varato nella regione del Szechuan per “l’educazione di pionieri della rivoluzione comunista al fine della esecuzione del piano della guerra finale contro l’imperialismo e l’abbattimento della tigre di carta dai piedi d’argilla” (questa era la dicitura del camping). Wen manifesta una accesa propensione per il comando e viene promossa. A 12 anni la ritroviamo a Pechino dove studia alla Scuola di guerra dimostrando una notevole propensione per la trigonometria e la pianificazione razionale di scenari bellici. Il padre, nel frattempo, confortato dalla nascita di un maschio, ha fatto altri quattro figli, altre tre femmine. Ma avendo fatto nel frattempo carriera nelle fila della burocrazia, non è obbligato a ucciderle.
Nel 1984, all’età di sedici anni, appena diplomata alla scuola di guerra in “strategia applicative di penetrazione nel territorio nemico”, dopo aver superato con il massimo dei voti gli esami di ideologia marxista, di inglese, e di economia, le viene affidata la sua prima missione. Viene inviata nel Guangzhou, come hostess di terra. Il suo lavoro consiste –poiché è a conoscenza dell’inglese- nell’aiutare un ingegnere minerario statunitense, proveniente dal Wisconsin, Jack Cherry, che si è trasferito in Cina insieme alla figlia Joyce e alla loro figlia Caroline per gestire la produzione di alcune cave di marmo in base al primo protocollo d’intesa di cooperazione economica tra Cina e Usa. In realtà è un agente della Cia, stupido quanto inutile.
Tant’è vero che due ore dopo il suo arrivo, l’intelligence cinese lo ha già identificato.
Wen Di diventa la sua segretaria e si confida con la moglie; sostiene di avere un solo grande sogno nell’esistenza: andare a vivere negli Usa dove si respira la vera libertà. Ma essendo una comunista cinese non le è possibile. La coppia di americani, quindi, si ingegna e muove tutte le fila della burocrazia in entrambi i paesi per aiutare la ragazza. Dopo un anno, Jack Cherry viene richiamato in patria. Il governo cinese accorda il permesso di fuoriuscita per Wen Di (sarà suo padre a firmarlo, dato che nel frattempo è diventato responsabile del controspionaggio nella zona del Kuang Tong) e il 24 marzo del 1987 atterra a Los Angeles, a 19 anni con un passaporto che la identifica con il nome di Wendi Deng, di professione “ragazza alla pari” presso la famiglia Cherry che si è commossa dinanzi al dramma patriottico della giovane.
Si iscrive a una università locale, ma sei mesi dopo viene cacciata via di casa perché la signora Cherry la trova dentro al bugigattolo delle scope mentre fa del sesso con suo marito.
Dal 1988 al 1989 Wen Di, ormai divenuta Wendi Deng, lavora come escort in una società che gestisce il servizio limousine a Hollywood, la "driving 4 the stars": fa l’autista di vip locali.
Sei mesi dopo viene scovata da Jack Cherry che le comunica di aver divorziato.
Si sposano dopo tre giorni e vanno a vivere a Washington dove Jack Cherry finisce dietro una scrivania nel quartiere generale della Cia, a Langley, in Virginia e Wendi Deng diventa una splendida anfitriona, apprezzata dalla comunità residente, per le feste e le sontuose cene organizzate per la comunità di funzionari che lavorano al Pentagono. Nel 1991 diventa l’amante di Cliff Ruperts, addetto militare del Pentagono, dislocato all’ufficio cifra e divorzia da Jack Cherry. Grazie alla presentazione di Ruperts entra dopo tre mesi all’università di Yale, facoltà di Legge, il Gotha dell’America che conta.
Ruperts la raggiunge ma muore in un incidente stradale.
Dopo sei mesi abbandona l’università, si iscrive a una organizzazione cristiano-fondamentalista ultraconservatrice anti-abortista a Springfield, Massachussets –Christians for Universal Peace- ed entra come collaboratrice esterna nella rivista Star, un quotidiano di gossip politico il cui dichiarato obiettivo politico consiste nell’attaccare i democratici liberali. Nel 1995 arriva a visitarla Li Hong, sua compagna per dieci anni nel corso di pioniere della rivoluzione comunista. Le comunica che suo padre è molto malato. Riesce a ottenere il permesso di andare a visitare suo padre a Hong Kong e per l’occasione accelerano la sua pratica. Diventa cittadina americana con regolare passaporto e nel 1996 vola in Cina dove rimane per nove mesi ed entra come redattrice locale dell’edizione cinese di Star: il trampolino di lancio di Murdoch in Asia. Suo padre, intanto, è diventato responsabile del settore pianificazione economica con la specifica della sezione “investimenti strategici in Europa”. Nell’ottobre di quell’anno, conosce a una cena Rupert Murdoch che aveva allora 61 anni. I due si innamorano. Si conoscono, si piacciono, ma lui è sposato. Poco dopo Murdoch lascia Ann, la seconda moglie.
Wendi viene promossa a responsabile della catena di giornali Star nel New England e ritorna negli Usa.
Nel frattempo, Rupert Murdoch finisce nel più grande guaio della sua esistenza in Cina.
Dopo aver investito una cifra colossale per immettere in orbita due satelliti privati delle telecomunicazioni al fine di lanciare nel pianeta la prima grande rete globale planetaria mediatica completamente privata e autonoma, si ritrova con i suoi due satelliti esplosi: sono stati abbattuti da missili balistici cinesi. I cinesi, infatti, dichiarano che quei due satelliti servivano per operazioni di spionaggio e sorvolavano il territorio cinese senza alcuna autorizzazione. Allora, ci fu chi diede Murdoch per spacciato. E invece, “quell’incidente” diventa il suo gigantesco trampolino di lancio: ritorna negli Usa e annuncia di sposare Wendi Deng con la quale va a vivere a New York.
Lui ha 63 anni, lei 24.
Wendi diventa la signora Murdoch.
E sparisce dalla vita sociale. Dichiara di disprezzare la vita mondana e di volersi dedicare “soltanto ed esclusivamente alle gioie del matrimonio e ad assistere mio marito nelle sue attività lavorative”. Nel 2000 e 2002 nascono due figlie, Grace e Chloe, alle quali, come regalo di nascita, il generoso padre versa la cifra di 100 milioni di euro in azioni dello Star e affida a loro il 34% delle azioni di tutte le sue attività editoriali, immobiliari e finanziarie attraverso un contratto che viene redatto all’interno dell’ambasciata cinese a Washington.
Nel 2008 Wendi Murdoch ha fondato la Big Feet Productions, casa cinematografica di cui è amministratore delegato, ed è anche cofondatrice e investitrice nell’Artsy, start-up digitale per il mercato dell’arte.
Ha prodotto il primo film Il ventaglio segreto, in uscita la prossima settimana in Italia, con le star cinesi Gianna Jun e Bing Bing Li e l’hollywoodiano Hugh Jackman.  Ha rilasciato soltanto una intervista in Europa, comparsa sul settimanale Panorama dieci anni fa, nel corso della quale dichiarò di “essere sempre stata e di essere ancora una maoista convinta con il fine dichiarato di far trionfare la rivoluzione culturale cinese nel mondo occidentale decadente”. Nel marzo del 2010, suo padre annuncia a Stoccolma di aver acquistato la celebre industria automobilistica Volvo assumendone il controllo come amministratore delegato. Entra in possesso di una quota del 59% dell’intero capitale che due mesi dopo passa alle due adorate nipotine, con delega al controllo nelle mani della loro madre, Wendi Deng.
La signora Murdoch, insieme al marito, alle due figlie, al padre, allo zio, a due sorelle, a tre cugini e a due cognate possiede il 62% delle quote dell’impero Murdoch pari a un valore di 58 miliardi di euro, è proprietaria della Volvo, ha una quota del 12% in Christian Dior, il 12% della Chase Manhattan Bank, il 13% della Mitsubishi Bank of Japan ai quali va aggiunta la quota di bot europei per un valore di 80 miliardi di euro e bot del tesoro americano pari a 120 miliardi di dollari; complessivamente è accreditata dagli analisti finanziari in una fortuna personale valutata intorno alla cifra di 600 miliardi di euro.
Nel solo 2010, l’impero editoriale Murdoch ha investito nel territorio statunitense mediatico la cifra di 750 milioni di dollari per combattere Obama e spingere gli Usa ad abbattere le tasse delle multinazionali e a cancellare la riforma sanitaria. 1.670 organizzazioni di estrema destra americana vengono finanziate dal gruppo londinese Star per cercare di far destituire Obama.
Il presidente Usa, sei mesi fa, le ha dichiarato guerra. Così ha fatto il governo inglese.
Questa è l’origine dello scandalo delle intercettazioni in Gran Bretagna che ha portato alla chiusura del più antico e prestigioso quotidiano inglese, News of the World.
E’ una guerra frontale sul campo finanziario mediatico planetario tra la Cina e gli Usa.
Non è certo casuale che, proprio nel mezzo della sua angosciosa e angosciante trattativa con la destra repubblicana per non andare in bancarotta, Obama ha trovato il tempo per trascorrere un intero pomeriggio con il Dalai Lama facendosi fotografare insieme da tutti. “Riteniamo quel colloquio uno schiaffo sgradito al popolo della Cina” ha dichiarato il primo ministro cinese.
“Riteniamo una tragedia per tutto il pianeta se nel mese di agosto 2011 finiamo dentro una crisi finanziaria mondiale dalla quale l’occidente non si riprenderà, forse, mai più” gli ha risposto il segretario di stato Hillary Clinton.

Noi non possiamo che guardare, da testimoni esterni, sperando che sopra le nostre teste, da qualche parte del pianeta, non prendano decisioni tali per cui finiremo in un gigantesco disastro collettivo. Nel frattempo, ho pensato che potesse essere interessante, nonché utile, avere delle notizie e delle informazioni su quella che in Gran Bretagna, Usa e Sudamerica viene definita “La Grande Tigre Asiatica”.
Perchè bisogna allargare lo spettro delle informazioni e ragionare in termini macro-economici, se si vuol sapere, e quindi comprendere, che cosa sta accadendo dietro le quinte, e come -e soprattutto chi e perchè- spinge a manetta verso un "caos organizzato mondiale" perchè ha già pronta la ricetta per "un nuovo ordine mondiale".
E' il caso di svegliarsi e cominciare a dare un'occhiata per cercare di vedere -fintantochè ci sarà concesso e sarà possibile- dove sia dislocato il quartiere generale del nuovo ordine mondiale e quale sia la sua strategia, la sua finalità, la sua tattica.
Così va il mondo, oggi.


Vi ho evidenziato i passi fino all'incontro con murdoch, da lì in poi lascio fare a voi

Offline Genny Fenny

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #1 il: 28 Luglio, 2011, 21:27:20 pm »
S'ha magnat tutt cose iss...

Spoiler

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #2 il: 28 Luglio, 2011, 21:33:46 pm »
S'ha magnat tutt cose iss...

Spoiler
:asd:

l'articolo comunque parla di lei   :look:

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #3 il: 02 Agosto, 2011, 00:40:53 am »
Adesso basta.
Basta chiacchiere leziose, superflui ghirigori dialettici, proposte irresponsabili e manipolatorie da parte dei soliti fustigatori del debito pubblico e del deficit di bilancio, concetti citati senza analisi approfondite e recitando sempre la mezza messa, senza informare correttamente l’opinione pubblica, che di queste materie capisce poco e si affida soprattutto alla devozione nei riguardi di presunti esperti che, o tali non sono, oppure sono stati comprati e corrotti per diffondere sciocchezze e menzogne.
Basta pensieri stolti o in malafede: in molti ci fanno, ma altri sono dei veri e propri minchioni, convinti della bontà delle loro ricette contro la crisi economica che si è innestata in Europa e altrove a partire dal 2008 e che, a dispetto dei loro suggerimenti, va di male in peggio.
Basta con i cantori delle soluzioni lacrime e sangue, del dovere di imporre nuove tasse, delle manovre e manovrine finanziarie straordinarie salva-crisi, della necessità di ulteriori privatizzazioni (in Italia, dopo l’esito disastroso delle prime, negli anni ’90,  chiunque si azzarderà davvero a tentare di concretizzarne altre, prima lo prenderemo a pernacchie e poi lo smaschereremo in termini pesanti davanti al pubblico europeo ed italiano, narrandone amicizie, complicità e cointeressenze con i beneficiari delle svendite mascherate che tenterà di attuare).
Come molti sanno, non c’è che una VIA che davvero tutelerà i cittadini europei tutti nella loro maggioranza (siano essi greci e italiani, oppure irlandesi, portoghesi, spagnoli, francesi, tedeschi, etc.) e che potrà garantire il rilancio e lo sviluppo delle economie comunitarie, alla faccia delle scorribande speculative che rischiano di creare danni sociali inenarrabili, anche senza volerlo.
Il problema non solo gli speculatori e la grande finanza: costoro fanno il loro mestiere, che è ricavare plusvalenze dai propri investimenti, anche radicalmente speculativi, e contemporaneamente assicurare liquidità per una serie di settori in grado di promettere redditività.
Il problema è la governance politico-economica dell’Unione Europea, che finora ha latitato, atteso, cincischiato, un po’ perché è composta da incompetenti manipolabili, un po’ perché è manipolata da competenti furbi e rapaci.
Ora basta.
Altrimenti, giorno dopo giorno, mese dopo mese, tutti coloro che credono nell’Europa dei popoli, delle comunità e dei cittadini liberi e forti, faranno un nuovo 14 LUGLIO 1789 contro l’Ancien Régime degli oligarchi tecnocrati che, per privato interesse, stanno affossando il prestigio dell’unificazione europea, destrutturando la classe media, devastando i ceti più deboli, impoverendo la collettività, defraudando le risorse comuni, annullando lo stato sociale.
Adesso basta.
Basta con i raggiri alla pubblica opinione dei gruppimassonici e para-massonici reazionari ed egoisti, basta con l’elitarismo delle destre massoniche e para-massoniche.
L’abbiamo già spiegato in

In omaggio ai Valori del 14 luglio, riflettiamo su Destra e Sinistra Massonica: uno scontro secolare tra elitarismo e democrazia, autoritarismo e libertà, gerarchia e uguaglianza, paternalismo e fratellanza

e in

Ancora a proposito di "destra" e "sinistra" massonica: il caso del massone neonazista, razzista, tradizionalista e integralista cristiano Anders Behring Breivik, autore di stragi in Norvegia per conto di chi? Attenzione preventiva anche all'Italia (terra di stragismi vari irrisolti, ricordando che prevenire è meglio che curare) dove non mancano i neonazisti/neofascisti alla corte dell'illegittimo Gran Maestro del G.O.I. Gustavo Raffi,

quando parliamo di destre massoniche elitarie, bisogna chiarire che esse, in Italia, così come in Europa e nel resto del Mondo, annoverano tra le proprie fila personaggi politici o uomini delle istituzioni che, magari, militano o sono riconducibili anche a partiti del centro-sinistra profano.
Per converso, anche tra esponenti illuminati dei partiti profani del centro-destra vi sono persone che si possono ascrivere alla “sinistra” massonica, costitutivamente democratica, liberale e socialista libertaria.
Ne siamo coscienti: sulla testa e sulle vite di milioni di persone ignare, molti potenti e loro portavoce o clientes giocano una partita sporca, fatta di dissimulazioni della propria vera natura: illiberale, oligarchica ed elitaria, nonostante tutta la parvenza democratica rassicurante, che li porta persino ad indossare i panni ingannevoli delle sinistre più riformatrici e progressiste.

Perché sosteniamo che la rapida creazione di Euro-Bond (titoli di stato europei unificati) è già una buona metà della soluzione contro la crisi speculativa che aggredisce l’Europa?
Perché ovviamente, presa questa misura, cesserà l’opportunità per la speculazione di aggredire i buoni del tesoro di singoli paesi, che non esisteranno più.
Che non devono esistere più: qualunque ipotesi di coesistenza fra Bond nazionali e Bond europei è una solenne stupidaggine, che avrebbe effetti benefici solo transitori, per poi riattivare rapidamente la sciagurata crisi attuale.
Ma la soluzione completa per l’Europa è che la valuta euro, piuttosto che essere “moneta di nessuno”, emessa da una Banca Centrale Europea (tramite le Banche Centrali nazionali) che non ne ha la titolarità sovrana (e come potrebbe, mica è uno Stato democratico legittimato dal popolo…) così come non ce l’hanno gli Stati nazionali, divenga invece MONETA SOVRANA dell’ Unione Europea.
Vogliamo scommettere che, se l’EURO diventa valuta a sovranità europea e se l’Unione Europea assume un proprio unificato DEBITO PUBBLICO SOVRANO (riassorbendo e annullando quelli dei singoli paesi) e una propria unificata capacità di emettere buoni del tesoro europei, in quattro e quattr’otto ci saranno tutte le risorse necessarie per il rilancio e lo sviluppo economico di tutte le nazioni dell’UE in crisi adesso e di quelle che lo sarebbero in futuro?
Stiamo parlando di rilancio della produzione, delle esportazioni, dei consumi, della base imponibile e dunque del PIL di tutti e di ciascun paese europeo.
Le stesse spinte inflazionistiche, conseguenti alla necessità di immettere subito nel “sistema” nuova liquidità, saranno contenute da un saggia politica di tassazione, in grado di temperare la circolazione di moneta e di graduare a secondo delle necessità deficit di bilancio e debito pubblico europeo centralizzato.
Per far questo, però, bisognerà resistere sia alle sirene euroscettiche di sempre degli anti-europeisti (che, però, con queste misure avrebbero molte meno motivazioni per continuare ad essere tali: stiamo parlando di un’Europa dei popoli e non più dei banchieri stolti e/o rapaci), sia al conservatorismo pachidermico dei tecnocrati, che hanno sbagliato tutto nel passato (non concependo euro-bond e una valuta euro a sovranità europea) e sbagliano molto nel presente, o perché in mala fede e in combutta con gruppi speculativi, o perché imbecilli in perfetta buona fede, ammaliati dai dogmi monetaristi e deflazionisti della Chicago School of Economics.
Di deflazione dogmatica, di tagli al welfare, di riduzione del deficit annuale e del debito complessivo, SENZA CRESCITA E SVILUPPO, gli stati muoiono e il POPOLO SI INCAZZA, APRE GLI OCCHI e inizia a prendere i FORCONI da infilare dove non batte il sole, come nel glorioso 14 LUGLIO 1789.
Cari devoti acritici di Milton Friedman e compari (fra i quali vanno ricordati e annoverati anche i Chicago Boys cileni, compagni di merende di Augusto Pinochet e del suo regime dispotico e criminale), con questo tardo neo-liberismo d’accatto (che è altra cosa dalla libera circolazione delle merci e dei capitali che NOI APPROVIAMO) stolto, intransigente e pervasivo che è divenuto catechismo ufficiale e mal compreso di diversi politici profanissimi di economia, loro ispirato da subdoli e astuti contro-iniziati, non si va più da nessuna parte.
Soprattutto, non si risolve la crisi innescata nel 2008, né in Europa, né negli USA o altrove.

E a proposito degli States, preliminarmente invitiamo alla lettura di:

 “La crisi del debito in America? Dio la vuole…” by Massimo Cavallini per IL FATTO QUOTIDIANO del 28 luglio 2011

cosi come di

“Jumbo coin: una pazzia americana. E’ l’arma nascosta di Barack Obama per evitare la bancarotta” by Sergio Di Cori Modigliani per LIBERO PENSIERO: la casa degli italiani esuli in patria, del 28 luglio 2011

Dopo di che, parliamo forte e chiaro dall’Italia, tanto altri si occuperanno di tradurre in idioma americano (e in altre lingue) la questione, come sempre accade all’interno di networks fraterni.
Intanto-e questo vale sia per la governance politico-economica europea che statunitense- si intraprenda una vigorosa opera mediatica volta al ridimensionamento dell’immagine e della credibilità delle cosiddette “Agenzie di Rating”: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings non sono degli ORACOLI disinteressati e ieratici che trascendono le umane miserie e indicano la PURA VERITA’…
I detentori delle quote azionarie delle suddette agenzie sono soggetti che operano alla grande, guarda caso, proprio su quei mercati obbligazionari di cui le stesse agenzie determinano-con i propri giudizi, spesso molto discutibili- l’andamento complessivo.
In sostanza, se la cantano e se la suonano, producendo a proprio uso e consumo delle profezie auto-realizzantesi, proprio in quanto un giudizio negativo su questa o quella impresa, su questo o quel titolo obbligazionario, determina effettivamente un andamento negativo (artificioso) dell’impresa o del titolo, consentendo ai padroni di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings e altri minori, di scommettere e lucrare sui default da essi stessi provocati o aggravati.

Questione (fasulla) del default USA: Barack Obama proceda così, ancora più a muso duro, contro quegli irresponsabili, moderati o estremisti che, nell’ambito del Partito Repubblicano, invece di badare al bene comune della nazione e dell’economia mondiale, vorrebbero strumentalizzare la cosiddetta crisi del debito statunitense per meschini vantaggi elettorali di piccolo cabotaggio.
Che costoro (marmaglia del Tea Party & sodali) vengano offerti alla pubblica esecrazione per la loro condotta irresponsabile, anti-americana e incosciente rispetto al benessere della comunità internazionale.
Ma la crisi, come dicevamo, è solo “cosiddetta, presunta”.
Al pari di quanto osservato a proposito delle soluzioni per la crisi speculativa nell’eurozona, il problema è facilmente risolvibile, se solo lo si voglia risolvere.
Il modello è e deve essere quello dell’unico Presidente USA che sia stato eletto per quattro volte consecutive (1932-1936-1940-1944) alla Casa Bianca, sbaragliando facilmente i suoi avversari.
Come mai?
Massone e saturo di autentici ideali libero-muratori sin nel midollo, lungimirante, energico, risoluto, circondato da collaboratori super-competenti, fu l’inventore del NEW DEAL, che salvò l’economia statunitense dalla Grande Depressione successiva al 1929 e rimise in sesto (prima della Seconda Guerra Mondiale) quella planetaria.
Superfluo aggiungere che fu anche il principale protagonista-insieme al Massone Winston Churchill- della difesa del mondo civile, liberale e democratico dalla barbarie nazi-fascista.
Della geniale e complessa semplicità del NEW DEAL si parlerà meglio in altra sede: qui basterà osservare che gli USA sono sovrani della propria moneta, il dollaro, e quindi, per quanto cantino le sirene (interessate e in malafede) repubblicane o di certi ambienti macro-speculativi, un innalzamento del tetto del debito statunitense o anche un giudizio negativo delle screditate e ulteriormente screditabili  agenzie di rating non produrrà nessun danno, né lieve, né pesante.
Il DEBITO PUBBLICO USA, i titoli obbligazionari del tesoro statunitense, sono solidi come roccia e garantiti sia dall’importanza egemonica, strategica e politico-economica degli States nel Mondo, sia dalla qualità e dalla quantità dei suoi acquirenti (colosso cinese in prima fila), che hanno un vitale interesse a mantenerne inalterati valore e affidabilità.
Il debt ceiling (tetto del debito) può essere tranquillamente elevato per quast’anno dal Congresso senza aggravi di spesa, come tutti gli esperti sanno e come icasticamente spiegato in  “La crisi del debito in America? Dio la vuole…” by Massimo Cavallini per IL FATTO QUOTIDIANO del 28 luglio 2011.
Noi aggiungiamo che, anche eventuali, futuri, aggravi di spesa del debito pubblico sovrano, americano ed europeo (se l’Unione Europea si dà una svegliata e rende l’euro moneta sovrana…),funzionali allo sviluppo dell’ economia,  alla crescita del PIL, alla riduzione sensibile della piaga della disoccupazione, sarebbero facilmente temperati e compensati sul breve-medio termine da aumenti delle entrate dello Stato, grazie all’innalzamento della base imponibile generale soggetta a tassazione.
Abbiamo detto la nostra.
E torneremo a dirla, a diffida dei furbi e a beneficio dei duri di cervice.
Adesso spetta ai Massoni autenticamente democratici e LIBERAL, da una parte all’altra dell’Atlantico, prendere in mano la situazione e sconfiggere le lobbies massoniche e para-massoniche elitarie, oligarchiche, conservatrici e reazionarie, che vorrebbero mettere in ginocchio gli stati democratici e le loro popolazioni, per poi comprarsi a quattro soldi proprietà e gestione di beni e servizi pubblici, lucrando impunemente e ferocemente sulla testa di centinaia di milioni di individui.
Dall’Italia all’Europa e agli Stati Uniti, NOI NON CI STIAMO.
PROVATE AD ABBATTERCI…

 

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (e tutti i MASSONI EURO-AMERICANI LIBERI, FORTI E DI BUONI COSTUMI).

Offline kurz

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Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #4 il: 02 Agosto, 2011, 01:39:50 am »
Ma che cazz e articoli vai citando Diè
gesucrì

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #5 il: 02 Agosto, 2011, 08:12:03 am »
Più che altro sono lunghi apposta :rofl: , ma in realtà non dicono un cazzo.  :maronn:
Si abbufferà di psicofarmaci e anfetamine. Comunque visto lo stato mentale attuale, ha tutto per diventare amministratore di questo forum  :look:

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #6 il: 02 Agosto, 2011, 09:28:01 am »
da quando siamo spariti alle politiche del 2008 affronto una crisi politico-esistenziale. L'ascolto di queste campane rappresenta una tappa importante del mio percorso personale  :look:

Offline FistingTopo

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #7 il: 05 Agosto, 2011, 21:41:48 pm »
Ragà non preoccupatevi .... VA TUTTO BENE  :gianni:




Cit .  :cribbio:

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #8 il: 07 Agosto, 2011, 16:18:12 pm »
di Alexander Stille http://stille.blogautore.repubblica.it/2011/08/06/


È stata una settimana drammatica sia negli USA sia in Italia. L’accordo (oppure il “cessate il fuoco”) tra Obama e i Repubblicani sul debito nazionale ha fatto scattare il più grande crollo della borsa in due anni mentre in Italia l’economia si scioglie per via del non-governo Berlusconi.

Non ho scritto questa settimana anche perché sono stato in una specie di lutto per il modo in cui è finita la contesa tra Obama e i Repubblicani sul tetto del debito. Mi è sembrata l’ennesima resa di Obama nei confronto dei Repubblicani. Hanno usato una specie di “terrorismo legislativo”, adoperando un’arma mai usata in passato. Il tetto del debito è stato alzato 66 volte negli ultimi decenni da presidenti repubblicani come da quelli democratici in modo bi-partisan e automatico. Qui è stato usato come una specie di pistola per prendere in ostaggio l’economia nazionale – fate quello che diciamo noi o mandiamo in rovina il credito nazionale! E Obama, tutto sommato, ha ceduto. Aveva, anche lui, la possibilità di usare un’arma nuova e ancora più potente: alzando il tetto del debito da solo invocando una clausola della nostra costituzione che dice che il credito degli USA è inviolabile. Avrebbe creato un putiferio e una sfida costituzionale tra i rami del governo ma avrebbe salvato il credito del paese e avrebbe dimostrato grinta. Scrivo con vero dolore, essendo stato un suo elettore entusiasta, che Obama mi ha molto deluso. Ogni volta che viene contestato, il suo istinto è di cercare il compromesso, di offrire subito una via di mezzo. I Repubblicani l’hanno capito benissimo e prendono posizioni sempre estreme sapendo che Obama offrirà subito 50 percento di quello che vogliono per poi scendere sempre di più in cerca di un’intesa. E infatti il piano appena varato contiene almeno l’80 percento di quello che volevano i Repubblicani. Nel caso del debito nazionale, mentre moltissimi economisti sostengono che l’economia americana ha bisogno di spese governative per stimolare la crescita e alzare il livello di occupazione, e poi di affrontare il problema del debito in un secondo momento quando l’economia è più forte. Il nuovo piano fa l’esatto contrario:  taglia moltissime spese governative soprattutto per i ceti medi bassi – pensioni, sussidi per i disoccupati, spese mediche per gli anziani – senza un dollaro di nuove tasse per i ricchi, l’unica categoria che ha beneficiato durante il periodo di egemonia repubblicana. Se i repubblicani fossero un pochettino seri nel voler affrontare il problema del debito avrebbero eliminato almeno alcuni sgravi fiscali assurdi – come la misura che permette alle corporation di dedurre l’acquisto di aeroplani privati dalle loro tasse oppure quella che permette i capi dei Hedge Funds di pagare solo 15 percento del loro reddito, meno delle loro segretarie. La mancanza di serietà del piano non ha convinto, evidentemente i mercati – che hanno perso circa dieci percento nell’ultimo mese. E ora Standard & Poors ha declassificato i buoni di Tesoro americani per via della disfunzione del nostro governo.

L’unico aspetto positivo: la gravità della crisi ha creato un senso di necessità di una qualche azione da parte del governo per evitare una seconda recessione. E quindi la possibilità di un nuovo piano di stimolo. I Repubblicani, nel breve termine, hanno vinto la battaglia del debito ma ne escono con qualche contusione: il 72 percento degli americani disapprova il loro approccio, mentre “solo” 47 percento disapprova come si è mosso Obama. Quindi, la brutta reazione dei mercati ha rimesso Obama in gioco.

Fa davvero ridere, invece, la risposta di Berlusconi al crollo della borsa a Milano. Spinge il pubblico a comprare azioni Mediaset – come se fosse un venditore di titoli e non il primo ministro di tutto il paese – e dice, senza ridere mentre crolla la borsa – a tutto il mondo che: “L´affidabilità internazionale di cui gode l´Italia è data dal fatto che a capo del governo c´è un tycoon”. Ormai il distacco di Berlusconi dalla realtà – il suo chiudersi dentro il suo sogno narcisista – è completo. Il resto del mondo – sia nei paesi con governi conservatori sia quelli con governi di sinistra – guarda Berlusconi con un misto di orrore, stupefazione e voglia di ridere. Crolla tutto intorno a lui, e lui ripete sempre di essere il salvatore della patria.

Offline noel

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #9 il: 07 Agosto, 2011, 17:46:13 pm »
fullofluttamma come sta? rassicuratemi,non vorrei avesse fatto qualche gesto inconsulto.

Offline Artem Dzyuba

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #10 il: 08 Agosto, 2011, 15:25:20 pm »
fullofluttamma come sta? rassicuratemi,non vorrei avesse fatto qualche gesto inconsulto.
:rofl: :rofl: :rofl: :rofl:
Adda venì Baffone!

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #11 il: 08 Agosto, 2011, 21:36:58 pm »
comunque sta fine di mondo mi fa cacare sotto molto più del vice cavani   :imp:


Ma che cazz e articoli vai citando Diè

l'hai letto il secondo che ho postato? seriamente che ne pensi? a me sembra molto convincente, chi scrive sono veri massoni e qualunque sia l'opinione che se ne può avere, non si può dire che siano gente sprovveduta.
 se ti interessa gli articoli citati nell'articolo sono linkati qui http://www.grandeoriente-democratico.com/Alcune_risposte_serie_per_la_crisi_dell_euro_zona.html

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #12 il: 09 Agosto, 2011, 21:42:31 pm »
enzo, ne è uscito un altro

La Grande Truffa ai danni dei cittadini italiani (e di quelli europei e statunitensi): una crisi economica artificiosa che serve a rendere i molti schiavi dei pochissimi e a completare una becera “privatizzazione del Mondo”, con la connivenza di destre e sinistre europee e statunitensi, parimenti manipolate, infiltrate e corrotte dai dogmi del pensiero unico sedicente neoliberista. Serve una “Consapevolezza  democratica e liberal-socialista” che distingua con chiarezza (in Italia come altrove) che vuol dire “Sinistra” e che vuol dire “Destra” nel XXI° secolo, smascherando le politiche economiche sedicenti neoliberiste, responsabili di alcune catastrofi economico-sociali  negli anni ’90 e della crisi in corso dal 2008-2009 ad oggi. Noi (D.R.P.) siamo filo-statunintensi (ma per l’America di F.D. Roosevelt, non per quella di Ronald Reagan ed epigoni), siamo europeisti (per un’ Europa Unita politicamente ed economicamente, non per questo aborto di UE), siamo a favore del capitalismo e della libera economia di mercato, in pacifica dialettica complementare con gli interventi statali, ma i neoliberisti  puntano all’ espropriazione elitaria ed oligarchica (illiberale e anti-democratica) di  materie prime, risorse e ricchezze a danno di popoli e individui, di famiglie e comunità. L’unica vera risposta alla crisi è un NEW DEAL rooseveltiano (in Europa e USA), l’EURO moneta sovrana dell’Unione Europea e la creazione degli EUROBOND. Altro che la pietosa conferenza stampa di Berlusconi, Tremonti e Letta del 5 agosto 2011, eterodiretta dalla BCE, e altro che i loro proponimenti con cui tartasseranno gli italiani senza dare sviluppo, crescita e lotta alla disoccupazione, con la complicità di alcuni (non tutti) esponenti del centro-sinistra nostrano, appecoronato ai dogmi della destra massonica internazionale che opprime Europa e Stati Uniti. Obama: svegliati e reagisci!!! (Comincia con mettere Paul Krugman al Dipartimento del Tesoro e Joseph Stiglitz alla Banca Mondiale). Oppure avanti un altro, meno succube delle Agenzie di Rating, della parte peggiore di Wall Street (esiste anche una finanza illuminata e lungimirante), dei repubblicani oltranzisti e dei dogmi del Washington Consensus, applicati da trent’anni dal Fondo Monetario Internazionale e dal WTO ai Paesi del Terzo Mondo e poi alla crisi russa, est-asiatica e argentina (con risultati DISASTROSI per la maggioranza della popolazione) e che ora BCE e FMI vorrebbero imporre all’Italia e a chissà chi altro, dopo averla imposta a Irlanda, Portogallo e Grecia. Negli USA: Timothy Geithner cambi politica (faccia il vero liberal e dimentichi gli insegnamenti del suo mentore, quel tragico incapace di Larry Summers, fra i responsabili dell’irresponsabile deregulation che ha causato la crisi dal 2008-2009 ad oggi) oppure go home! In Italia: Mario Monti? Un altro corresponsabile dell’applicazione delle ricette monetariste-deflazionistiche, delle privatizzazioni/liberalizzazioni a vantaggio di amici di amici, delle drastiche misure di riduzione di debito e deficit che aumenteranno a dismisura la disoccupazione, diminuiranno i consumi e aumenteranno la DEPRESSIONE. Il debito pubblico e il deficit si riducono con lo sviluppo, l’aumento del PIL e della base imponibile. In Europa, anche con l’emissione di EUROBOND, utili per finanziare la ricrescita, per eliminare la speculazione sulle obbligazioni nazionali (che sarebbero sostituite da buoni del tesoro europei unificati) e per pagare meno interessi sul debito pubblico complessivo di tutti i paesi europei. Mario Monti o si faccia perdonare attraverso un impegno serio nel Gruppo Spinelli e l’abbandono di prospettive neo-liberiste, oppure si taccia e abbandoni la scena pubblica, insieme ai suoi compari tecnocrati  rapaci e/o inetti che non sanno come far funzionare la UE. E smetta di fare il maramaldo con quel governo Berlusconi con cui flirtava fino a qualche tempo fa. ITALIANI, RIBELLATEVI! Oppure preparatevi alla peggiore crisi economica dalla Seconda Guerra Mondiale in poi: con i predoni della finanza e dell’industria (che tengono a libro paga burocrati e politicanti europei) pronti ad acquisire beni e servizi dello Stato a quattro soldi e la classe media e medio-bassa che finirà nella miseria e nella disperazione.  Parola d’ordine per Il Nuovo Centro-Sinistra italiano ed europeo (se ci sarà mai): EUROBOND e ancora EUROBOND, EURO moneta sovrana, UE più unita e forte, NEW DEAL rooseveltiano, il resto è FUFFA. Consiglio finale agli strateghi multinazionali ed euro-atlantici di questa macelleria sociale: attenzione, a tirare troppo la corda si finisce come Carlo I Stuart e Luigi XVI di Borbone…

questo è solo il titolo  :look: l'articolo è qui è non è molto più lungo  :look: :look: http://www.democraziaradicalpopolare.it/La_Grande_Truffa_ai_danni_dei_cittadini_italiani_e_di_quelli_europei_e_statunitensi.html
« Ultima modifica: 09 Agosto, 2011, 21:48:33 pm da Saltatempo »

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #13 il: 06 Settembre, 2011, 12:47:41 pm »
Alla guida di 189 economisti tedeschi (su 200) il prof. Wilhelm Noelling è andato all'attacco della Banca Centrale European e delle banche private che stanno strozzando l'economia del Vecchio Continente

“Ma insomma c’è la crisi oppure c’ la recessione? C’è la recessione o c’è la depressione? Quando finirà? Ne arriverà poi un’altra a breve termine? E se sì, quando arriverà? Era possibile evitarla?” ma soprattutto “Come mai nessuno l’ha vista arrivare? E quali medicine stanno preparando? Chi decide? Eurobond sì o Eurobond no? In Germania che cosa sta accadendo? Che cosa, in verità, dicono e fanno i tedeschi?”.
Queste, in sintesi, sono le domande che vanno per la maggiore tra gli italiani in questo 29 agosto 2011, quantomeno tra le persone sensate e in buona fede che vogliono –quantomeno- comprendere quale sia il teatro degli eventi, quali siano le posizioni e chi sostiene una parte o l’altra.  Per capire e quindi sapere come regolarsi in merito.
Prima di passare a fare il punto della situazione, è il caso di parlare di un piccolo giallo (vera e propria leggenda metropolitana tra gli economisti europei) che si è risolto trasformando la leggenda metropolitana in un fatto storico davvero interessante. Oggi, diventa di una squisita attualità, e davvero addolora la constatazione del fatto che nessuno in Italia ne abbia ancora fatto menzione. In un Europa normale e non totalmente asservita al circuito privato delle banche ci sarebbe stato cibo sufficiente per alimentare forum, discussioni e dibattiti per l’intero mese di agosto. E invece nulla. CENSURA COMPLETA: Ma il giallo è risolto. Sono stati anche trovati gli assassini (la vittima sarebbe l’euro economy) tra cui tre italiani. La “leggenda metropolitana” viene dunque confermata. Anzi. Qualcosa di più di una conferma. Tant’è vero che dalle ore 15 del 5 luglio 2011 (termine di scadenza il 5 settembre) il più alto organo giuridico della Repubblica di Germania, l’Alta Corte Costituzionale, è riunita in seduta permanente per dirimere una spinosa controversia giuridica portata avanti da quella che le destre tecnocrati anti-democratiche europee amano definire “la banda dei cinque”.
Ma chi sarebbero i membri della banda dei cinque? Ecco i nomi, tanto per fare presto:
Wilhelm Hankel, Wilhelm Noelling, Karl Albrecht Schachtschneider, Joachim Starbatty e Dieter Spethmann. Questi cinque “banditi” (così chiamati dai tecnocrati) sono cinque emeriti professori di economia applicata. Il capo della banda è Wilhelm Noelling, già consulente del Ministro delle Finanze tedesco nel 1996, il quale, verso la fine del 1998 presenta un approfondito studio economico –circa 500 pagine-  rigoroso quanto può essere il prodotto intellettuale di uno scienziato tedesco, spiegando le ragioni per cui il varo dell’euro si risolverà “in una inevitabile catastrofe finanziaria per le nazioni economicamente più fragili, non più tardi di dieci anni dall’inizio dell’emissione della nuova moneta, in testa Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna con immediato contagio dell’Italia e di lì a breve della Francia. Intorno al 2015, l’intero continente europeo sarà un pallido ricordo”. Lo studio –essendo l’autore solida persona rispettabilissima- viene letto, analizzato e dibattuto in Germania, ma prima di inviarlo a tutte le altre cancellerie europee per condividere con loro l’opinione della “banda dei cinque” viene chiesto al relatore una pragmatica aggiunta in grado di rispondere ad una domanda la cui risposta non è facile:
“Considerando tali rischi, secondo lei, visto che sostiene di aver compreso il meccanismo di funzionamento dei mercati finanziari planetari, quale sarebbe l’alternativa?”.
E Willhelm Noelling risponde.
Pensa, ne parla con gli altri quattro banditi, e alla fine presentano la risposta, che è la seguente:
“Esistono soltanto due possibilità reali:
Punto A). Varo, insieme alla moneta unica, di eurobond unificanti; il che, tradotto, in termini monetari, vuol dire che il tesoro tedesco inevitabilmente finirà per doversi fare carico di eventuali cadute della gestione delle risorse finanziarie e produttive interne di nazioni strutturalmente fragili come l’Irlanda e la Grecia, se le cose si dovessero mettere male per queste nazioni. Tanto per fare un esempio; però, nel caso si dovesse scegliere questo punto, ci sarebbero enormi aspetti positivi: il vantaggio consisterebbe in una apertura del mercato europeo che diventa “automaticamente” interno per tutti, il che non può che avvantaggiare la più flessibile e dinamica economia europea, per l’appunto quella tedesca, che si troverebbe nella invidiabile situazione di esportare all’estero (cioè Italia, Francia e Spagna pari a circa 190 milioni di consumatori quotidiani con reddito) considerandolo economicamente come consumo interno, perché garantito dai bond europei, in tal modo rialzando complessivamente tutti gli indici economici strutturali che situerebbe l’Europa come un’unica macchina economica che finalmente diventa locomotiva. A quel punto, se in fondo al treno ci sono vagoni lenti, non sarà problema alcuno trascinarseli appresso, perché l’eurobond funzionerà proprio come un Marklin (celeberrimi trenini elettrici da modellismo, ndr.) correndo sul binario tutti attaccati. Comporterà inizialmente un peso finanziario per Germania e Francia e Italia, ciascuna di queste nazioni in quota parte, ma alla lunga si avvantaggeranno tutti.
Punto B). L’eurobond è una utopia e non è finanziariamente sostenibile per motivi strutturali oggettivi, di cui il più elementare e ovvio è relativo a un fattore “di mentalità culturale” che non può essere sottovalutato: in Germania l’88% dei cittadini paga al millesimo le tasse, in Grecia lo fa soltanto il 39%. Quindi, la Germania non può farsi carico di un problema di arretramento giuridico-mentale di un popolo altro, come fare a spiegare ai tedeschi “voi dovete pagare le tasse perché così sosteniamo i greci consentendo loro di non pagarle ed evaderle?”. Sarebbe un’incongruenza, un obbrobrio giuridico e una ingiustizia sociale. Da cui il varo di due eurobond. DUE. Classificati economicamente in due sezioni:
Sezione A. SPE EUROBOND (l’acronimo sta per Strategic Political Eurobond) cui partecipano unificate le banche centrali tedesche, francesi, olandesi, finlandesi, le quattro economie più virtuose laddove è giusto accorpare economie piccole con quelle grosse per chiarire ai mercati che la selezione non  riguarda né la vastità del territorio, né la potenza della produttività, né la propria politica nazionale, bensì: la struttura virtuosa finanziaria nazionale dei singoli stati.
Sezione B. SPEA EUROBOND (l’acronimo sta per Strategic Political European Approach Eurobond) cui aderiscono, tutti insieme, gli altri stati, dall’Italia all’Irlanda, dalla Grecia alla Spagna, i quali hanno la possibilità di chiedere ogni 18 mesi di finire in serie A (proprio come nella Bundesliga di calcio) dopo previo controllo della BCE che emette i bond di serie A e controlla che in quelle nazioni siano diminuite le spese degli enti statali, le spese delle amministrazioni locali, che sia aumentata visibilmente e “tangibilmente” il gettito di tributi pagato da chi prima evadeva le tasse, e che quelle nazioni abbiano parametri economici, giuridici, sociali in linea con i requisiti europei. Chi è virtuoso viene premiato, chi è vizioso viene penalizzato. Invece di punirli (o assisterli alimentando il vizio) si concede loro la prospettiva eccitante di diventare virtuosi, prendendo atto della realtà autentica della mentalità produttivo-economica dei singoli stati. Sostengo caldamente e fortemente l’applicazione del Punto B: sarà la salvezza dell’Europa”.
Fine del rapporto.
“Quest’uomo è un pazzo pericoloso”.
La frase, del 1998, è –da lì ha origine il giallo- ascritta a Romano Prodi, allora presidente del consiglio e personaggio molto ascoltato in Europa. Al quale si aggiunsero anche Mario Draghi e Giulio Tremonti, che trovarono immediatamente orecchie compiacenti a Parigi, Atene, Madrid, Dublino, Lisboa. Sembra ci siano state addirittura delle zuffe, con diplomatici mediterranei offesi perché sostenevano che tale idea fosse una variante di un modello razzista che spingeva a deprimere le nazioni economicamente più deboli.
Non se ne fece niente.
Il Prof. Wilhelm Noelling venne invitato a scomparire dalla circolazione insieme agli altri quattro.
Vennero cancellati.
Ma I tedeschi, è cosa nota, sono tenaci, buoni combattenti, e quando ritengono di avere ragione davvero estremamente cocciuti.
Il 10 maggio 2011, la banda dei cinque “prevedendo la vigilia di una potenziale catastrofe finanziaria nei paesi aderenti all’euro che si verificherà non oltre il 15 agosto” presenta una formale denuncia agli organi giuridici competenti contro la presidenza del consiglio europeo, contro la Banca di Germania, contro la banca centrale europea e contro l’idea del varo di un fondo di sostentamento per l’emergenza. La denuncia, formalmente impeccabile –neanche a dirlo- viene accolta dalla Alta Corte Costituzionale della Germania in data 5 luglio. Siamo in attesa di apposita risposta.
Questo giallo (la presupposta pazzia pericolosa della banda dei cinque) è considerata da tutti gli analisti finanziari più attendibili la VERA RAGIONE della flessione drammatica della borsa di Francoforte negli ultimi quaranta giorni, da molti (coloro che non volevano dar credito a tale denuncia) considerata inspiegabile e irrazionale.
La banda dei cinque ha presentato un’inchiesta impeccabile realizzata tra i primi 200 economisti tedeschi con le firme notarili di 189 economisti (pari al 92%) contrari al salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda; favorevoli all’immediata emissione di eurobond, sostenendo che la scelta della banca centrale europea “aveva violato l’inderogabile principio giuridico della magistratura tedesca che sta imponendo con un atto illegittimo e anti-costituzionale ai cittadini tedeschi contribuenti fiscali la sottrazione di una parte del gettito per andare a coprire un debito le cui garanzie di insolvenza si trovano nelle mani di istituti finanziari di credito privati: come a dire che i cittadini tedeschi non sono informati che le loro tasse servono a pagare i debiti di banche private”. Agli atti (davvero divertente) la risposta dell’audit governativo “se le cose stanno come voi sostenete, dove sono i cittadini che protestano contro le misure di salvataggio nelle strade di Brema o Berlino? Dove sono? Mi mostri questi cittadini, li voglio vedere. Non avete neppure una pagina su facebook”.
Ma i giudici tedeschi hanno convocato nel mese di giugno 456 membri del governo, della banca centrale europea e della unione europea (di nazionalità tedesca) e 34 amministratori delegati di istituti bancari privati. In data 2 luglio 2011, il presidente della Corte, Andreas Vosskuhle, ha dichiarato a Der Spiegel “ho trovato troppo ottimismo artificiale nelle parole del cancelliere Angela Merkel e nelle parole dell’esimio presidente Jean Claude Trichet , nel maggio del 2010 le stese persone –fisicamente le stesse con le stesse identiche mansioni- mi avevano dato ampie garanzie sulla risoluzione finanziaria dei problemi interni di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia. Non si è verificata nessuna delle ipotesi a me presentate come dati certi. Perché, oggi dovrei credere a loro? Sono molto scettico sia sul nostro cancelliere che sulla operatività della Banca Centrale Europea”.
E così, in data 5 luglio, la Corte tedesca accoglie la denuncia e avvia un procedimento d’inchiesta chiedendo 60 giorni di tempo, “anche per vedere nel frattempo l’andamento dell’economia finanziaria in Europa”. (a fine maggio, sia la Merkel che Sarkozy che la BCE dichiaravano che “la crisi è risolta, abbiamo salvato la Grecia, l’Europa è forte e unita”).
Il Prof. Schachtschneider (membro della banda dei cinque) ha dichiarato in data 12 luglio “Si tratta di un golpe contro l’istituzionalità europea condotto da banche private con l’appoggio dei governi di Francia e Germania. Hanno inventato “una emergenza” al di sopra della legge, della costituzione e delle leggi europee”.
A questo si è aggiunto il 18 luglio il prof. Murswieck “nessun tribunale può accettare in Europa il concetto di emergenza “inventato” dai signori Sarkozy e Merkel per salvaguardare interessi di banche private, ponendo quindi, in Germania, la grave questione di attentato contro la lealtà degli organi costituzionali. Non esiste nessuna emergenza; c’è una recessione economica europea determinata dalla finanza privata che intende espropriare la ricchezza dei cittadini, dei popoli, delle nazioni”.
In data 4 agosto, Noelling ha dichiarato “E’ necessario fermare la politica UE IMMEDIATAMENTE per proteggere i cittadini europei dalla rovina e dalla definitiva espoliazione dei ceti medi produttivi da parte di banche private. La Corte Costituzionale tedesca è l’ultima istituzione in cui la popolazione tedesca ha fiducia. Chiediamo formalmente ai giudici di essere consapevoli della propria responsabilità verso la costituzione democratica dello stato tedesco, verso lo stato, verso tutti i cittadini europei, prima di tutto quelli tedeschi”.
La sentenza è attesa entro il 6 settembre 2011.

Ecco ciò che sta accadendo in Germania.
Ecco ciò di cui si dibatte in Germania tutti i giorni.
Pensavo fosse interessante per i lettori italiani essere informati su questa vicenda.
Dopotutto si tratta di soldi nostri.
Dal Reno, al Tevere al Guadalquivir. La moneta è la stessa.
E questo ci consente di comprendere meglio ciò che sta accadendo. Capire, quindi, che le chiacchiere bolse da autentici scimuniti offerte dall’attuale classe dirigente politica italiana –maggioranza e opposizione in questo caso appaiati- non chiariscono un bel nulla.
Che passi la manovra del governo. Che vengano accettati due, tre, 157 emendamenti è del tutto irrilevante.
Tanto –è bene che la gente lo sappia- entro metà novembre bisognerà varare un’altra manovra e poi un’altra ad aprile del 2012.
Basterebbe un dato sull’Italia per capire l’attuale situazione: soltanto il 17% della popolazione attiva lavorativamente dichiara di guadagnare più di 75.000 euro all’anno. Il che –se fosse vero- ci situerebbe ai livelli del Gabon e del Paraguay.
In Germania vogliono fermamente e fortemente (gli economisti) uno scossone -e su questo hanno ragione al 100%- per rompere questo meccanismo perverso: nazioni ladre come Grecia, Portogallo e Italia, che vogliono avere continui sussidi e aiuti da nazioni dove tutti pagano le tasse. Questi aiuti sono varati nel nome della solidarietà, ma è un falso. Questi aiuti vengono dati da banche private che elargiscono prestiti ai governi centrali che garantiscono con bond nazionali. Ecco perché seguitano a emetterli facendo aste. Risultato: le nazioni viziate, come l’Italia, seguitano a godere di regali immeritati e l’evasione fiscale prosegue promossa dalla banca centrale europea. Le banche private sono contente perché in tal modo aumenta il loro credito e, poco a poco, finiscono per acquistare i governi centrali avendo in mano le lettere di credito. Una volta che avranno in mano, definitivamente, tutti i governi, potranno con enorme tranquillità far varare le leggi che vorranno, decidere quali governi eleggere, facendo finta con gli elettori delle singole nazioni che esiste una competizione. A seconda del vento, le banche sceglieranno di sostenere Berlusconi o Bersani, Di Pietro o Tremonti, ecc.,ecc. Per noi cittadini, sarà uguale.
Varare degli eurobond, immediatamente, addirittura eurobond di serie A e di serie B, oppure forti eurobond centrali con lento e soffice default delle nazioni che non sono in grado di sostenerne il peso, vuol dire sottrarre alle banche private un immediato guadagno e una potenzialità di profitto gigantesca.
Non a caso, contrari all’emissione di eurobond, sono soltanto Sarkozy, Merkel, la destra statunitense, e su 145 presidenti di banche private europee, il 100% del loro management.
Non potete certo aspettarvi che vengano a raccontarvi questa storia i media italiani la cui proprietà è sostenuta da Mediobanca, Unicredit, Mps, Telecom, Intesa San Paolo, Mediolanum, Mediaset, ecc.,ecc.  Secondo 189 autorevoli economisti tedeschi sarebbero proprio loro gli unici ad avvantaggiarsi dell’attuale crisi economica.
Non a caso l’hanno provocata.
Chi sa leggere il tedesco può andare a spulciare in rete e trovare tutte le tesi, le teorie e le idee del Prof. Wilhelm Noelling, un moderato illuminato, alla guida di una nutrita pattuglia di libere menti pensanti al di là delle Alpi.
Dotati tutti di impeccabile competenza tecnica.
L’hanno definito un pazzo pericoloso.
Ma la Alta Corte Costituzionale della Germania non è una struttura incline ad accogliere le proteste degli psicolabili.
Staremo a vedere.

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #14 il: 06 Settembre, 2011, 12:51:16 pm »
Si chiama Christina Romer, è una economista importante. E' la punta di diamante della pattuglia di post keynesiani che sta al fronte per fermare i tecnocrati e i bancari del neo-liberismo selvaggio e criminale.


E il punto è molto semplice: siamo in guerra.
Esattamente come era in Spagna nel 1936 e lo slogan no pasaràn (non ce le faranno) era allo stesso tempo un monito per tutta l’Europa che tradotto suonava pressappoco così: “se il generale Franco vince in Spagna, l’Europa finirà in vacca e in una mostruosa guerra che la distruggerà” (evento puntualmente verificatosi di lì a quattro anni).
Esattamente com’era nel 1789 in Francia dove lo slogan libertè egalitè fraternità equivaleva a dire “se l’aristocrazia riprende e impone la propria logica di privilegi di casta contro l’idea di democrazia popolare, l’Europa si fermerà, si spegnerà e non progredirà”.
Oggi, 24 agosto 2011, non c’è nessuna possibilità matematica di sapere se siamo alla vigilia di una gigantesca rivoluzione planetaria, progressista e progressiva, come fu senz’alcun dubbio quella francese, oppure siamo alla vigilia di una immane catastrofe che produrrà soltanto fame, distruzione, e una estensione di povertà in Occidente quale non si verificava da almeno 500 anni. Lo sapremo soltanto dopo.
Nel frattempo, però, è bene schierarsi con convinzione e fare la propria puntata.
E’ ciò che stanno facendo, con dichiarata e aperta consapevolezza, diversi (per nostra fortuna sempre di più) economisti statunitensi, francesi, sudamericani, di grande livello, dotati di enorme competenza tecnica, di svariati successi alle spalle, ma soprattutto consapevoli che si è in guerra.
Questa signora la cui immagine vedete in bacheca e che potrebbe far pensare a una simpatica massaia delle pianure dell’Arkansas, Christina Romer, nata il 25 dicembre del 1957, è una eccellente economista, con tre  successi eccezionali (e un tragico fallimento) alle spalle, la quale, durante un talk show televisivo americano sul network ABC, circa una settimana fa, sapendo di avere una platea di telespettatori di circa 50 milioni di persone (ha battuto infatti ogni record di odiens televisivo) ha dichiarato “Siamo in guerra. E’ una guerra aperta, dichiarata, frontale. E’ la guerra dei neo-liberisti selvaggi planetari, sostenuti dalla destra più retriva in rappresentanza del capitale bancario privato che sta affondando i loro micidiali colpi nel tentativo di espoliare definitivamente la classe media, vera spina dorsale dell’economia statunitense, e baluardo storico nella produzione di ricchezza collettiva, per costruire un medioevo dittatoriale che ci fa dire con tranquillità che il comunismo sovietico di Breznev era, in paragone, un simpatico esperimento sociale divertente. Lo scenario della battaglia in corso era, per lo più, l’Europa: adesso si è esteso anche qui da noi. O la gente lo capisce e si rimbocca le maniche, o non lo capisce. Se non lo capisce vuol dire che è in malafede oppure è masochista. Oppure nessuno li informa. E’ il vantaggio –magari ancora per poco- di una grande democrazia liberale come quella che abbiamo fondato e difeso e salvaguardato in Usa nei secoli: c’è ancora spazio per dire, spiegare, informare. E’ ciò che noi economisti stiamo tentando di fare, disperatamente, prima che la guerra si concluda con una sconfitta planetaria delle persone per bene che lavorano”.
In seguito a questa presentazione così chiara e precisa, l’indice di ascolto è schizzato verso l’alto e si è aperto un furioso dibattito, com’era prevedibile è stata immediatamente attaccata dai neo-liberisti del tea party che l’hanno accusata di parlare come una comunista assoldata (non si sa da chi). Essendo Christina Romer, ordinario di Economia Politica e Pianificazione Economica delle Nazioni all’Università di Berkeley, essendo stata, inoltre, consulente personale del presidente Obama dal 2007 al 2009 gestendo e risolvendo la crisi economica di allora, (nonché autrice di un programma politico, datato gennaio 2009, dove si prevedeva al millesimo l’attuale crisi finanziaria e del lavoro, in cui presentava analisi e medicine) ha immediatamente avuto anche il supporto di un numero molto alto di sofisticate menti pensanti, di quelle che contano, perché si tratta di famosi multi-miliardari mega ricchi statunitensi, vissuti e cresciuti nell’anti-comunismo militante..
“Oggi” ha risposto la Romer “sostenere, come io faccio, di essere l’orgogliosa interprete e modesta, modestissima, erede del pensiero di Keynes, rivisitato e applicato alle necessità del capitalismo globale, viene identificato dai pirati criminali al comando delle grandi banche private, veri e propri bastardi, che sono accecati dall’avidità di casta e dall’accidia faziosa anti-democratica, come una dichiarazione di appartenenza a una guerriglia  comunista. E’ esattamente l’opposto: sto cercando di dare un contributo al salvataggio del capitalismo, e ritengo di avere il diritto/dovere di spiegare agli americani con molta chiarezza come stanno le cose, denunciando le falsificazioni operate dai media costantemente, perché siamo in guerra e guerra sia. Questa non è una crisi economica. I termini recessione, contrazione, addirittura “depressione economica” la cui sola evocazione ci riempie di sgomento, non sono utili né bastevoli per spiegare come stanno le cose. Se si afferma e vince il disegno del gruppo di tecnocrati sorretti politicamente dall’estrema destra planetaria in funzione anti-democratica non ci sarà più sviluppo. In realtà, la destra ha volutamente radicalizzato lo scontro perché intende prendere il potere politico a livello planetario. Siamo in una guerra tra capitale e lavoro. Il che è una follia. Perderanno entrambi. Il capitalismo funziona solo e soltanto quando produce lavoro e quindi ricchezza collettiva e consumo di massa e investimenti strategici”.
L’intervista, che in teoria doveva essere un normale e sonnolento dibattito sulla crisi economica attuale, si è trasformata ben presto –in seguito al tam tam di centinaia di migliaia di bloggers- in un gigantesco forum al quale hanno partecipato decine di milioni di persone, con la novità del fatto che vengono usate categorie inedite e valenti economisti –sorretti da pluridecorati capitalisti multi-miliardari- sono scesi in campo ad appoggiare le ipotesi di questo gruppo di economisti democratici (ma da noi non esistono?) che sostengono ESATTAMENTE LA TESI OPPOSTA portata avanti dalla BCE, dall’intera truppa mediatica italiana e dai governi di Francia, Germania e GB, le uniche tre nazioni che contano nel vecchio continente.
“Spingere le nazioni europee a immettere il concetto di pareggio di bilancio all’interno del propria costituzione come vogliono fare –così almeno sembra- in Spagna, Italia e Irlanda è un vero golpe e i cittadini devono essere informati. E’ un loro diritto. Così come è bene spiegare che la contrazione del debito pubblico provocherà stagnazione, mentre l’estensione del debito sovrano per stimolare l’economia farebbe di nuovo circolare moneta che dovrebbe servire a produrre le due uniche realtà di cui l’economia reale ha bisogno oggi: lavoro e merci.-Le banche private tengono in pugno i governi ricattandoli perché hanno come obiettivo quello di de-industrrializzare il pianeta spostando gli indici economici dai settori manifatturieri a quelli finanziari, il che vuol dire sostituire le merci con la carta straccia, il che vuol dire sostituire il lavoro con la rendita: una castatrofe per l’economia. Ma lo è anche per la psicologia. In tal modo si spingono individui e popoli a diffondere l’idea che la ricchezza non la si costruisce attraverso l’uso, l’applicazione e l’esercizio del lavoro, bensi’ attraverso l’uso furbo e abile di quotidiane transazioni finanziarie legate a oscillazioni. E’ un abbassamento anche di prospettiva intellettuale. Si spingono individui e nazioni a rinunciare alle strategie di mercato per cercare, invece, come vere e proprie cavallette i campi dove lanciarsi per capitalizzare subito finanza immediata da re-investire subito in qualche altra piazza finanziaria mondiale. Per non parlare del fatto che, quando passano le cavallette dei finanzieri neo-liberisti selvaggi, molto spesso –per non dire quasi sempre- lasciano intere nazioni a secco”.
I due grandi successi e veri e propri fiori all’occhiello di Christina Romer sono quelli ottenuti nel 2004 e nel 2007. Parlano le cifre. Nel 2004, infatti,  venne chiamata –come consulente- da una sindacalista argentina, allora all’opposizione, Christina Kirchner (attualmente presidente) per affrontare il problema economico dell’Argentina, crollata sotto il peso dell’attacco dei pirati finanziari e con un debito internazionale impossibile da pagare. La Romer studiò la situazione e fornì le proprie medicine. Le cedettero. Le applicarono. I Kirchner vinsero le elezioni e andarono al potere, applicando una mistura –tinta di colore sudamericano per essere adeguata al territorio locale- di socialismo marxiano nella dimensione politica e di post-keynesismo nella dimensione economica. I punti erano quattro: 1). Rinegoziazione del proprio debito (era il 2004) con il FMI, valutato allora in una cifra di circa 27 miliardi di euro, dalla quale vennero depennati tutti gli interessi composti delle banche creditrici che –negli ultimi dieci anni- avevano investito nel mercato finanziario argentino “inventando” una bolla speculativa fatta di carta straccia, tra cui l’Italia in prima fila. La restituzione di tale debito, ridotto a 14 miliardi di euro, sarebbe avvenuto in cinque anni. A ogni scadenza rispettata, sarebbe stato consentito un aumento del debito pubblico a condizione che la cifra fosse stata investita in infrastrutture interne, opere pubbliche, grandi opere, il cui fine dichiarato fosse quello di produrre lavoro e occupazione. 2). Sgravi fiscali per chiunque assumesse più di dieci lavoratori disoccupati. Le nuove aliquote incassate dallo stato dovevano finire nel 50% conto cassa per pagare il debito, il restante 25% per pagare i servizi pubblici e il 25% in un investimento finanziario in bpt di nazioni come Usa, Giappone e Europa –garantiti dalla Banca Mondale- il cui reddito sarebbe finito come fondo riserva nazionale. 3). Tassa sui grandi patrimoni finanziari e tassa sulle rendite finanziare con l’optional di scelta: chi non voleva produrre merci e/o lavoro pagava un’aliquota superiore dell’80%. Chi, invece, “inventava” imprese che producevano “merci reali” (di qualunque genere, compresi i servizi e il terziario, purchè venissero esclusi tutti gli strumenti cartacei di matrice finanziaria): 4). Abolizione della moneta “austral” (legata al dollaro) –manovra imposta dal ministro del tesoro di Bush- e ritorno all’originario “peso” al cambio di 2 a 1; tragico all’inizio perché comportava la presa d’atto del decurtamento al 50% del potere d’acquisto della moneta, ma che avrebbe funzionato a lungo termine.
Risultato: in cinque anni l’Argentina è passata da una disoccupazione del 56% al 12%.
Il debito con la Banca Mondiale da 27 miliardi di euro a zero.
Per sei anni di seguito il pil annuo è aumentato al ritmo del 12% e negli ultimi due anni è sceso al 9.
Il debito pubblico è aumentato del 63% ma la ricchezza interna produttiva è aumentata del 72%.
Risultato suppletivo: nel 2008 non c’è stato nessun impatto per la crisi finanziaria. Non avevano neppure un dollaro investiti in derivati, hedge funds e altri strumenti finanziari. Avevano investito i soldi dello stato nella produzione di merci.
Secondo risultato della Romer nel 2007 quando era consulente strategico della campagna elettorale di Obama. In Ecuador, nazione allo stremo, con un debito di 3,2 miliardi di dollari, il 70% della popolazione alla fame, una disoccupazione all’ 88%. Si fa assumere dal neo-presidente Rafael Correa e propone l’applicazione dello stesso modulo argentino con una variante in più, data la situazione locale. La Repubblica del Ecuador è il più grande produttore naturale al mondo di banane –le celeberrime chiquitas-  solo che il 94% della produzione era nelle mani di quattro aziende, due statunitensi e due europee: la Del Monte e la United Fruit Company (Usa) la Nestlè e la Danone (europee).
Assunta come consulente del governo per la pianificazione economica, fa convocare una riunione con le quattro aziende ma all’incontro ci va lei, con delega. Carta bianca. Li ricatta: o si fanno latori presso la banca mondiale per far decurtare il debito, dopodiché si fanno garanti presso la banca mondiale depositando cash la cifra dovuta, sulla base del calcolo al millesimo dei profitti in percentuale che avranno sulle banane raccolte fino al 2015, oppure le quattro aziende vengono nazionalizzate e perdono tutto. Sei giorni di trattativa. Le aziende hanno accettato pagando con quote e hanno “accorpato” nel cartello una quinta azienda, per la prima volta nella storia dell’Ecuador, la ABN (Asociacion Bananeros Nacionales) un gruppo di 456 nuove aziende produttrici di banane che vantano un 20% delle quote di cartello, le cui azioni sono possedute al 50% dal ministero dell’economia e il 50% dai produttori locali (per lo più giovani strappati alla delinquenza e allo spaccio di cocaina e trasformati in contadini produttori).
Risultato: in quattro anni, la popolazione sulla soglia della povertà è stata ridotta dell’ 82%.
La disoccupazione è stata abbattuta dall’88% all’11%.
Hanno pagato tutti i loro debiti.
Per costruire infrastrutture inesistenti, cioè ospedali, scuole e strade, lo stato ha aumentato il proprio debito pubblico del 136%. In compenso la ricchezza del paese è decuplicata.
Ha inoltre risolto anche un problema alla California, non più in grado di assorbire emigrazione per via della crisi.
L’emigrazione da parte degli ecuadoriani in Usa dal 52% del 2006 è scesa allo 0% del 2010. Trovano lavoro, salario e casa nella loro terra.
Christina Romer ha spiegato e raccontato tutto ciò alla televisione americana.
“Risolvere il problema dell’America Latina è facile, sono economie piccole. Ma con gli Usa e l’Europa?” hanno contestato in molti.
Tre giorni dopo l’associazione “figli di Cristoforo Colombo”, un gruppo di imprenditori emigrati in California, tutti di origine italiana, l’hanno sollecitata a dire la sua sull’Italia, nel corso di un dibattito svoltosi nel campus della facoltà di economia dell’università di Berkeley.
Ecco le sue medicine. Anzi: la medicina. Ne ha proposta, in pratica, fondamentalmente una e soltanto una.
“Lo stato italiano, invece di piagnucolare abbindolando i propri cittadini sul debito pubblico, presentandolo come un cancro, lo aumenta e va controcorrente.. L’Italia ha un debito pubblico che si aggira intorno ai 1.950 miliardi di euro. Portarlo a 2.050 non comporta nessun aggravio SOLO E SOLTANTO SE consente il rilancio alla grande dell’economia in termini di sviluppo. L’Italia può permetterselo. Lo stato lancia un gigantesco piano di rilancio a favore delle istituzioni bancarie, le quali si faranno latori –essendo tutti inter-connessi- presso la bce. I soldi vengono dati a due condizioni: a) le banche disinvestono dalla finanza e danno mutui agevolati alle imprese che producono merci a firma made in Italy. b) possono avere accesso ai mutui agevolati soltanto le aziende che assumono almeno 10 disoccupati in età tra i 18 e i 35 anni. Quelle aziende si vedono decurtati gli oneri fiscali del 50% se assumono e per il solo fatto di assumere. C) le banche e le aziende che non intendono investire nella creazione di lavoro e nella produzione delle merci perché preferiscono investire nella finanza internazionale –sempre a rischio di attacco speculativo- vengono tassate del 50%. Così, si alzano le tasse e si abbassano le tasse allo stesso tempo. Tutte le banche italiane che hanno usufruito dell’aiuto dello stato nel 2008 (circa 45 miliardi di euro per salvarsi dalla crisi) poiché hanno investito quei soldi in finanza di carta e non in produzioni di merci, devono essere tassate subito nella serie “profitti legati a transizioni finanziarie”. Nel solo 2011 le banche italiane hanno perso in borsa la media del 40% del loro valore. Ma nessuno ricorda che nel 2009 hanno avuto profitti, in alcuni casi, del 150%, e nel 2010 del 60%. Che cosa facciamo? Contiamo i soldi quando le cose vanno male e non li contiamo quando vanno bene? Invece di pensare al pareggio di bilancio pensate a dare dei soldi a Sergio Marchionne, se il suo piano comporta assunzione di personale, allargamento di mercati internazionali e creazione di ricchezza collettiva per la nazione, allora vuol dire che va bene. Come mai qui tutti lo stimano, lo rispettano e lo amano e da voi tutti lo odiano?
La medicina è una e una sola: l’unica che può salvare l’economia di una nazione come l’Italia, troppo debole dinanzi al ricatto delle banche private francesi e tedesche: disinvestire dalla finanza per produrre merci: così facendo ci si sottrae alla speculazione, si crea lavoro, si produce ricchezza. Le banche vanno sotto il controllo di un mega ufficio del lavoro supra partes che controlla l’efficacia del sistema e lo fa applicare.”.
E’ l’esperienza dell’errore, tragico, compiuto nel gennaio del 2009, consulente economica del neo-presidente Obama, che la fa parlare così. “Allora, Obama, diede –dietro mio consiglio- ben 1400 miliardi di dollari in aiuto delle banche. Pensavamo che umiliati dall’esplosione della bolla finanziaria corressero ad assumere persone e creare merci. E invece si sono presi i soldi e li hanno reinvestiti in un’altra bolla finanziaria. Una vera tragedia. Per questo mi dimisi, allora. Oggi, 20 agosto 2011, lo posso dire. Siamo stati truffati. Cedemmo al ricatto delle banche private: o ci date i soldi o mandiamo a picco le borse mondiali. Abbiamo dato loro i soldi. Stanno mandando a picco le borse mondiali perché hanno reinvestito i soldi su se stessi e non nella società. Una vera tragedia. Questo è l’attuale scenario di guerra”
Questo è ciò che si dice e ciò su cui si dibatte al di là dell’Oceano Atlantico.
Anche quando si parla di noi e della nostra economia.
Mi sembrava utile ascoltare e divulgare la voce e il pensiero di una bella mente pensante, dotata di competenza tecnica specifica.
Spero lo abbiate gradito.
Auguro a tutti una bella zaffata di aria fresca.
Non dimenticate di bere sempre tanta acqua fresca.

Offline Full-of-lutamma

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #15 il: 06 Settembre, 2011, 13:13:33 pm »
fullofluttamma come sta? rassicuratemi,non vorrei avesse fatto qualche gesto inconsulto.

Sono qui, ma perché dovrei commentare ste cose???  :look:


 

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #16 il: 06 Settembre, 2011, 14:01:34 pm »
Come mai in Italia non c'è nessun economista che spiega come stanno le cose?

Guardando tutti i telegiornali italiani, leggendo tutte le testate italiane, ascoltando tutti gli interventi proposti in questi giorni e settimane da Capalbio a Cortina, da Rimini a Savona, se ne ricava una notizia che definire agghiacciante è dir poco: “Nella Repubblica Italiana non esiste neppure un economista”. Per nostra fortuna (in questo caso) non è vero. Per nostra sfortuna (medesimo caso) è ciò che vogliono che voi tutti pensiate.
Ce ne sono eccome, di libere menti pensanti in giro per l’Italia, con la specifica e adeguata competenza in campo economico, sia a destra che a sinistra.. Alcuni in cattedra –meritata meritatissima- in almeno quindici città italiane, altri all’interno di fondazioni, centri studi, fondazioni scientifiche. Ma nessuno –ripeto a scanso di equivoci: NESSUNO nel senso di NONE NINGUNO- viene mai interpellato, interrogato sull’attuale situazione, chiamato a un talk show, a un dibattito.
Vi propongono, a voi che potete avere accesso alle informazioni soltanto affidandovi alla generosa professionalità dei media, l’opinione di Calderoli, di Enrico Letta, di Fausto Bertinotti, di Bondi, di Italo Bocchino, ecc.,ecc, come se una qualsivoglia delle loro argomentazioni e/o idee (nel caso ce ne siano) possa essere minimamente pertinente, valida o sostenibile, nello spiegare ai cittadini italiani – mi riferisco qui ai contribuenti fiscali nonché dotati di equipaggiamento cerebrale e avidi di notizie vere dal fronte dell’economia- che cosa sta accadendo davvero e quale futuro ci attende a brevissimo, breve e medio termine.
Il motivo è fin troppo chiaro e davvero triste. In Italia non esiste più la liberta di pensiero, da molto, troppo tempo, ormai.. Qualsivoglia intellettuale o studioso che voglia avere accesso al mercato del libero scambio delle idee (colonna portante di ogni democrazia) deve pagare il pizzo alla ‘ndrangheta piduista, a quella piddista, leghista, vaticanista, udicista, futurista, pidiellina, iddivvina, sorretta e garantita oggi dai colonnelli pluridecorati post-fascisti, post-comunisti- post-democristiani (come se l’aggiunta della parola “post” cambiasse qualcosa) ecc, ecc., e mi scuso per quelli che qui non ho nominato. Tradotto nella più volgare delle sintesi possibili. “Vuoi lavorare? Vuoi pubblicare? Vuoi la cattedra? Vuoi essere invitato a un convegno? Allora sostieni questo partito e la linea economica del segretaro e noi valorizzeremo la tua persona professionale. Altrimenti arrangiati”. Qualcuno –secondo una recente accurata indagine sarebbero arrivati al 75% della produzione intellettuale italiana- un mattino si sveglia e dice “basta, io il pizzo a Bersani non lo pago più; oppure a Berlusconi, a Casini, ecc.,ecc”. Capisce –nel senso che se ne rende conto sulla propria pelle- di non avere nessuna opportunità di esprimere il proprio punto di vista. Da cui tre scelte: depressione grave, abbandono dell’esercizio intellettuale, oppure la più seguita (per loro frotuna e nostra grave perdita): se ne vanno. Prendono il loro bel curriculum vitae, fanno due o tre telefonate, bollano il passaporto e se ne vanno  all’estero dove SPLENDIDA NOTIZIA PER I PATRIOTI ORGOGLIOSI gli economisti italiani vengono sempre accolti e accettati con euforia e rispetto: sono colti, efficienti, intelligenti. Mai visto uno parlare da Mentana, da Gad Lerner, Bruno Vespa, Florio Floris, ecc.,ecc., neppure per un minuto. E’ una categoria professionale che i media hanno deliberatamente cancellato. Giustamente (dal loro punto di vista) poiché sono pericolosissimi, ma per davvero. Ci si troverebbe dinanzi alla sorpresa di un cruioso accordo di massima trasversale tra marxisti di sinistra e keynesiani conservatori modoerati, tutti d’accordo nello spiegare agli italiani che “il problema vero non consiste nel discutere inutilmente se questa manovra sia efficace, vincente o depressiva: è semplicemente inutile, il che è ben altro dire, non serve a nulla. Tanto, tra due mesi bisognerà vararne una con un onere finanziario due volte maggiore perché, nel frattempo, il quadro macro-economico saraà peggiorato”. Frase, questa, che non può essere sottoscritta da nessuno tra quelli sponsorizzati e quelli che non hanno mercato non hanno coraggio di dirlo per non peggiorare la loro già disgraziata situazione. Siamo, infatti, come ai tempi del fascismo, direi forse peggio: siamo come ai tempi della burocrazia sovietica stalinista. Così come sotto il fascismo si identificavano le voci critiche sotto la dizione “disfattismo”, in Urss e nei paesi satelliti le voci discordi venivano identificate come “mestatori al soldo della Cia”. I più fortunati venivano eliminati dal mercato solo professionalmente. I più riottosi anche fisicamente.

Tutto ciò per consigliarvi di andare a leggere, se vi interessa, -per chi legge in inglese dato che c’è un rifiuto politico a tradurlo in italiano- i siti della organizzazione “New deal 2.0” oppure il sito di “New Economic Perspectives”, le sintesi delle riunioni dell’International Brain Trustes, le argomentazioni dell’emerito professore Randall Wray (stimatissimo in Italia in ambito accademico dove è venuto due volte: un anno alla sapienza di Roma e due anni all’università di Bologna); le fulminanti analisi di Marshall Auerback, il dibattito attuale su Pyms, nonchè le opinioni lungimiranti e molto sensate di Loretta Napoleoni, toscana vera, che un mattino si è svegliata e ha detto “il pizzo non lo pago più” se n’è andata via e vive a Londra dove svolge –stimatissima- la sua professione di economista che in Italia non potrebbe svolgere. Per chi legge il francese consiglio di andare a spulciare ciò che dice Nourielle Roubini e un interessante rivista “Carrè Rouge” originariamente tenuta da marxisti che hanno adesso accorpato anche dei post-keynesiani con i quali discutono, argomentano, elaborano insieme. C’è anche  Serge Latouche che ha un’affascinante  teoria sulla “necessità della  decrescita” e poi, per chi legge lo spagnolo Ruben Dario Almonaced oppure Jesus Avila Bejaorno. Per non parlare del terzetto radicale progressista (due nobel su tre) composto da Stiglitz, Klugman, Reich.
La lista sarebbe lunga, il che è confortante. Vuol  dire che c’è gente in giro per il mondo che pensa per noi.
Scrivono editoriali sui più importanti quotidiani dei loro paesi. Parlano in televisione, sono ospiti fissi di talk show, di liti, discussioni, confronti e dibattiti. Nel resto del mondo si chiede l’opinione agli economisti, e i giornalisti intervistano gli economisti ai quali chiedono che spieghino alla gente come stanno le cose, che cosa bisognerebbe fare, quando, come e perché e –soprattutto- quanto costerebbe e a chi.
Da noi lo si chiede –novità di questo fine agosto- con trombe e trombette a Romano Prodi. Poveretto, se ne stava tranquillo rinchiuso nell’armadio della sua sonnacchiosa senescenza ed è stato costretto a farsi riesumare per regalarci delle frasi senza senso e delle perle di banalità che sembrano scritte da Enzo Greggio per Striscia la notizia.
Se volete saperne di più e non leggete in altre lingue, allora scrivete alla Rai, a Mediaset, ai quotidiani on line e chiedete, pretendete, esigete, di conoscere e sapere l’opinione degli economisti italiani. Controllate le loro credenziali, la loro attività.
E lasciate perdere il resto. Non date loro retta.
Non hanno la benchè minima idea nè di che cosa stanno dicendo nè di che cosa stanno facendo. Non conoscono neppure la materia.
Buona domenica: bevete tanta acqua fresca

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #17 il: 06 Settembre, 2011, 14:26:07 pm »
La stampa planetaria e i mercati ci hanno bocciato. Proposta d'oro della Camusso: nessuno ne vuole neppure sentir parlare



Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Da bar, da bordello, da stadio, come preferite.
Se si trattasse di calcio o di gossip spicciolo, la cosa potrebbe senz’altro lasciarci indifferente. Magari finisce che si riesce anche a strappare una risata.
Il fatto è che riguarda, invece, la nostra economia, i nostri salari, il futuro nostro e dei nostri figli.
Il problema drammatico (lo era già da diversi anni) consiste nel fatto che le chiacchiere sull’economia vengono sciorinate dal governo e dalla cosiddetta opposizione, purtroppo non si tratta né di Crozza né di Benigni.  Ma negli ultimi dieci giorni il teatro della comunicazione sta assumendo delle inattese novità davvero tragiche.
Siamo finiti in uno scenario paragonabile soltanto alla vita quotidiana, a metà degli anni’80, a Mosca, a Budapest, a Praga, a Sofia.
Sto parlando qui –prima di venire ai dati nudi e crudi- del totale asservimento dei media italioti che insistono nel presentare degli accattoni mentali come se fossero persone attendibili, che riferiscono la “tragedia irreparabile di Arcore” (sarebbe, a detta dell’intero pianeta, l’esito del summit tra Bossi e Berlusconi) come “la nuova correzione proposta dalla maggioranza” (il nostro rivoluzionario Mentana) “una manovra iniqua che scontenta tutti e penalizza i soliti noti” (l’agguerrita Unità) “vittoria democratica di Berlusconi” (Il Giornale) “Finalmente una spallata pragmatica” (Il Tempo) e in aggiunta un tiepido “Il pasticcio di Arcore non aiuta la ripresa” (Il sole 24 ore). A suggello aggiungiamo il titolo di Repubblica: “Equa e sostenibile dichiara Berlusconi: sono soddisfatto. Ma non dice che mancano all’appello 4 miliardi”.
Nessun cenno –neppure un cenno- da parte dei giornalisti che lavorano in televisione (parlo qui di rai news 24, tg1 tg2 tg3 mediaset 4 canale 5 skynews24) sulle reazioni dei mercati e soprattutto su come il pianeta sta reagendo in questi giorni. Esattamente come avveniva a Mosca nel 1986.
Ecco, tanto per fare un esempio, che cosa scrive il più moderato e conservatore quotidiano tedesco del centro-destra (il corrispondente teutonico de Il Tempo o Libero) Die Welt: in data 1 settembre 2011: “il governo italiano dovrebbe ritenersi davvero fortunato che la banca centrale europea stia comprando i suoi bond grazie al forte intervento della banca tedesca, una strategia senza la quale gli interessi sarebbero già saliti sopra il 6%. Peccato però che a seguito di queste buffonate di riforme promosse da Berlusconi gli interessi siano probabilmente destinati a salire e l’Italia precipiterà. E’ chiaro che queste buffonate finiranno per danneggiare l’intera Eurolandia e prima o poi sarà necessario fermare questo processo”
Il quotidiano progressista di centro-sinistra Süddeutsche Zeitung (il corrispondente tedesco di la Repubblica) titola a caratteri cubitali “In Italia la casa è in fiamme e nessuno sta portando l’estintore: gli italiani non sono neppure informati su ciò che sta accadendo nel loro paese”.
Per non parlare della stampa britannica, inglese, sudamericana, australiana, cinese. Per ciò che riguarda gli Usa, valga per tutti l’editoriale del Washington Post, il più autorevole quotidiano statunitense: “L’arresto dell’imprenditore Tarantini è solo l’ultimo degli scandali che hanno accompagnato il premier italiano. Roma avrebbe bisogno di prendersi una vacanza dalla politica”  e più sotto, come avvertimento ai mercati, agli analisti finanziari, a coloro che dovrebbero acquistare bpt italiani e investire nel nostro paese: “L’Europa potrebbe finire per pagare a caro prezzo il teatrino politico italiano”.

Basterebbe guardare le cifre del rapporto spread bpt bund tedeschi in Europa negli ultimi dodici mesi per comprendere ciò che sta avvenendo:

Nel gennaio del 2010, lo spread italiano era assestato intorno a 71.
Nell’agosto del 2010 era arrivato a 184 dato che tutte le energie del governo –e dell’opposizione- erano concentrate sullo stabilire chi avesse firmato il rogito di un certo appartamento di 60 metri quadri a Montecarlo. Sembrava, allora, un evento fondamentale per le sorti dell’economia italiana.
Il 2 settembre 2010 era assestato a 167.
E veniamo al 2011 aggiungendoci anche i dati delle altre nazioni europee più fragili.

28 gennaio 2011:
Francia: 70
Italia: 162
Spagna: 277
Portogallo: 430
Irlanda: 629
Grecia: 943
A marzo, manovre economiche in tutta Europa con dichiarazioni congiunte a maggio della BCE che dichiarava risolto il problema europeo:
Ecco i dati del 26 giugno 2011:
Francia: 84
Italia: 210
Spagna: 280
Portogallo: 660
Irlanda: 939
Grecia: 1244.
Questo dopo dichiarazioni ufficiali di enorme soddisfazione in cui ci si congratulava per aver abbassato lo spread, che stava invece aumentando a rotta di collo.
A questo punto, siamo a metà luglio, grandi interventi delle banche centrali europee, tre summit tra Sarkozy e la Merkel, entusiastiche dichiarazioni da parte di tutti “abbiamo risolto il problema siamo sulla buona strada dimostrando che l’Europa monetaria è forte”.
Ecco i dati del 26 agosto 2011:
Francia: 90
Italia:  287
Spagna: 280
Portogallo: 894
Irlanda: 1350
Grecia: 1624
Gli ultimi cinque giorni di agosto accade ciò che tutti sapete e il risultato è che lo spread tra i bpt italiani e quelli tedeschi dal pessimo 287 del 26 agosto sale a 313 del 2 settembre. Senza dimenticare che soltanto negli ultimi 40 giorni la Germania e la Francia hanno fatto acquistare alla BCE 45 miliardi di euro complessivi di bpt italiani, altrimenti l’Italia sarebbe stata già declassata e l’indice sarebbe schizzato intorno ai 500 punti.
Oggi ci dicono che tutto è a posto.
Il che trasforma la scienza dell’economia in un passatempo per idioti.
Vuol dire che le cifre non hanno alcun valore oggettivo.
Pessime notizie, quindi. Avvalorate dalla stampa che mugugna, commenta, finge di opporsi (quando si oppone) in una deriva ideologizzata che fa scoprire –l’Italia non finisce mai di sorprendere- degli eventi che lasciano davvero di stucco.
In teoria dovrei darvi adesso una splendida notizia. (in un paese normale).
Macchè.
Per dei motivi che –devo ammettere- francamente ignoro ed esulano dalla mia comprensione razionale della situazione attuale, il testo che adesso io vi propongo non viene reso pubblico in questi giorni.
Mi riferisco a un progetto, vera e propria proposta pragmatica, efficace, immediata ed efficiente, realizzata dall’ufficio studi della CGIL che in data 26 marzo 2011, Susanna Camusso aveva fatto stilare come bandiera della fiera opposizione dei lavoratori tartassati.
Questo studio è sparito. Non nel senso che lo abbiano insabbiato. No no. Peggio. Molto peggio. Lì sta, a disposizione di tutti. Il fatto è che NESSUNO gli ha dato credito, non è stato dibattuto, non è stato confrontato, non se n’è parlato, non è stato sottoposto all’attenzione dei miei connazionali in nessuno dei consueti talk show televisivi primaverili dove, a gara, Bruno Vespa, Gad Lerner, Michele Santoro, Florio Floris, e tutti gli altri al seguito, hanno invitato per mesi degli autentici cialtroni incompetenti che parlavano delle lunghezza delle cosce di Ruby e se fosse giusto o meno andare a letto con giovanette disponibili.  L’aspetto che considero –lo ripeto- INCOMPRENSIBILE consiste nel fatto che neppure Susanna Camusso ne abbia fatte delle fotocopie e diffuso in giro per il paese.
Un mistero. O meglio, sembra che l’abbia fatto.
Ma viste le tiepide reazioni, ha lasciato perdere.
Quindi, la Camusso o è matta, o è masochista, oppure c’è sotto qualcosa che noi non sappiamo, che non ci dicono. Lo riporto affinchè i lavoratori e gli elettori italiani lo leggano.
Sottoposto ad attenzione di esperti finanziari molto competenti è stato trovato e definito lucido, competente, positivamente sanatorio. Eccolo:
“Tassazione straordinaria dell’1% che colpisce soltanto il 5% della popolazione italiana, composto esclusivamente da famiglie la cui ricchezza complessiva supera gli 800.000 euro l’anno. Questa manovra genera e produce un gettito immediato di 18 miliardi di euro. Questa tassa colpirebbe solo il 5% più ricco e ricchissimo della popolazione italiana e non toccherebbe nessun altro ceto e reddito. Sarebbero infatti soggette a tale imposta tutte le famiglie la cui ricchezza complessiva, mobiliare e immobiliare, superi gli 800mila euro l'anno al netto dei mutui e delle altre passività finanziarie. Contemporaneamente ne sarebbero esclusi tutti coloro che, pur essendo proprietari di una o più abitazioni, nonché depositi in conto corrente, titoli di Stato o altre obbligazioni, non raggiungano il limite indicato. Lo studio del nostro sindacato ha elaborato delle simulazioni virtuali calcolando nel dettaglio gli impatti della nuova tassa che proponiamo. Ecco in breve gli esempi di come l’imposta sulle grandi ricchezze dovrebbe funzionare, tenendo presente che è basata sui valori contenuti nelle rilevazioni sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia:


1) Una famiglia di lavoratori dipendenti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 130.000 euro e detiene 10.000 euro quasi tutti in depositi bancari, con solo un 10% in titoli di stato, obbligazioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 140.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all'imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più. Tali soggetti vengono esclusi.
2) Una famiglia di pensionati che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500mila euro e detiene 250.000 euro in depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni, per un totale di 550.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all'imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più. Tali soggetti verrebbero eesclui.
3) Una famiglia di lavoratori dipendenti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini irpef - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 450.000 euro, un'altra casa con un valore di 250.000 euro ma che paga un mutuo su questa di 20 anni (per un montante di 150.000) e detiene anche 100.000 euro in depositi bancari, titoli di stato, obbligazioni, azioni, partecipazioni, per un totale di 650.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all'imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più. Tali soggetti verrebbero esclusi.
4) Una famiglia di imprenditori e liberi professionisti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500.000 euro, un'altra casa con un valore di 300.000 euro e detiene 100.000 euro in depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 900.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe: Igr = 900.000 X 1,0% - 8.000
euro (detrazione fissa data dalla soglia) = 1.000 euro.

Lo studio conclude: "Come appare evidente  e incontrovertibile,  a subire un aumento del prelievo fiscale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo i ricchissimi e gli ultraricchi, ossia appunto solo un 5% delle famiglie italiane".
Sembra che lo stesso Bersani abbia spiegato alla furibonda Camusso che tale studio non poteva essere proposto perché andava a ledere grossi interessi patrimoniali. Tutti i partiti della maggioranza, compresi anche la CISl e la UIL, compresa anche la UDC, Rutelli e Futuro e Libertà, hanno fatto sapere ad aprile del 2011 alla Camusso, che tale studio era meglio lasciarlo nel cassetto perché mai e poi mai lo avrebbero sostenuto politicamente. “E’ proprio il 5% che produce di più e va stimolato non tassato” le hanno risposto.
Tutti d’accordo, maggioranza e opposizione.
La proposta è stata abortita.
Domanda: perché la Camusso non parla oggi di questa proposta?
Perché il PD non la fa sua?
Perché il Terzo Polo non la fa sua?
E Tremonti che cosa dice?
E la BCE?
Come mai non lo conoscono –nonostante sia ufficiale e sia stato diffuso per due giorni alla fine di aprile-  neppure gli iscritti alla CGIL che il 6 settembre aderiranno allo sciopero generale?
C’è qualcuno tra i miei lettori che può spiegarmi che cosa sta accadendo?
Grazie per l’attenzione

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #18 il: 06 Settembre, 2011, 14:29:20 pm »
gli ultimi articoli sono tratti da http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/

Offline Vino a Tavola

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Re:Crisi economica mondiale [topic generale]
« Risposta #19 il: 09 Settembre, 2011, 12:24:12 pm »
e obama ci riprova a spendere 500 miliardi di $ per aumentare le buste paga dei lavoratori e incentivi per far partire l'economia. vediamo se stvolta caccia le palle e va fino in fondo oppure si mette a 90 di fronte alle resistenze dei repubblicani.

l'obiettivo della destra usa è quella di cinesizzare (lavorare il doppio e guadagnare un terzo)  il paese. identico è l'obiettivo in europa della BCE, di cui merkel e sarkò sono più o meno consapevoli burattini.
vediamo come andrà a finire. se finisce male saranno cazzi molto più mari per tutti