Autore Topic: L'Italia entra in guerra contro la Libia  (Letto 19977 volte)  Share 

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Offline Moebius

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #20 il: 19 Marzo, 2011, 19:04:18 pm »
Enzo tu che idea ti sei fatto su questa rivolta? Io penso che se le cose stanno come ci viene detto (civili bombardati da Gheddafi), qualcosa si deve pur fare.
non possiamo perdere quest'occasione,adesso andiamo a bombardarli un pò anche noi
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Offline cavallopazzo

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #21 il: 19 Marzo, 2011, 19:12:45 pm »
manderanno berlusconi a seviziare le donne libiche

Offline kurz

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L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #22 il: 19 Marzo, 2011, 19:21:34 pm »
Enzo tu che idea ti sei fatto su questa rivolta? Io penso che se le cose stanno come ci viene detto (civili bombardati da Gheddafi), qualcosa si deve pur fare.
Le cose sono state ingigantite più del dovuto, di questi bombardamenti sulla folla non c'è uno straccio di foto ne filmato. Gli Usa sta spingendo per questa rivolta da più di 10 anni, idem l'UE con al capo Francia/Total . È una rivolta mediatica così la vedo nel paese Africano con più risorse.
gesucrì

Offline kurz

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L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #23 il: 19 Marzo, 2011, 19:24:21 pm »
Enzo tu che idea ti sei fatto su questa rivolta? Io penso che se le cose stanno come ci viene detto (civili bombardati da Gheddafi), qualcosa si deve pur fare.
E aggiungo che per me non esiste una questione etica perché non esistono guerre giuste, per motivi pure peggiori avremmo dovuto bombardare Israele solo che i morti e i regimi esistono solo dove conviene
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Offline Nadir

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #24 il: 19 Marzo, 2011, 19:28:15 pm »
Le cose sono state ingigantite più del dovuto, di questi bombardamenti sulla folla non c'è uno straccio di foto ne filmato. Gli Usa sta spingendo per questa rivolta da più di 10 anni, idem l'UE con al capo Francia/Total . È una rivolta mediatica così la vedo nel paese Africano con più risorse.
Ma anche Gheddafi ha ammesso che ci sono degli oppositori al suo governo e che da giorni li stanno respingendo con l'uso delle armi; il problema è che lui li chiama "terroristi" e altri  "oppositori del regime".
Se fosse tutta una messa in scena "mediatica" (o una rivolta di piccole proporzioni) non riuscirei a giustificare l'esodo di persone che in questi giorni sono scappate dalla Libia verso nord.

Offline Lovercraft

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #25 il: 19 Marzo, 2011, 19:32:31 pm »
E aggiungo che per me non esiste una questione etica perché non esistono guerre giuste, per motivi pure peggiori avremmo dovuto bombardare Israele solo che i morti e i regimi esistono solo dove conviene

No ma figurati, io sono d'accordo con te. Con la logica usata ora nel 2008/2009 bisognava entrare in guerra con Israele. Il punto è quello, è tutto ingigantito o tutto reale? Io non ne ho la più pallida idea :asd:
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Offline Moebius

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #26 il: 19 Marzo, 2011, 19:36:12 pm »
No ma figurati, io sono d'accordo con te. Con la logica usata ora nel 2008/2009 bisognava entrare in guerra con Israele. Il punto è quello, è tutto ingigantito o tutto reale? Io non ne ho la più pallida idea :asd:
un'ipotesi non esclude l'altra a mio avviso.
di porcate nel mondo ce ne sono tante,diciamo che noi occidentali più che ingigantire (almeno in questo caso) siamo esperti nel "porre l'accento" sulle situazioni che ci interessano in modo da giustificare un intervento militare agli occhi della massa,specie in un momento di crisi come questo (crisi economica e direi anche crisi su altri fronti militari)
del resto i media hanno solo accennato di sfuggita per esempio alle zozzerie commesse dalla russia di putin,non c'è mai stato un accanimento mediatico proprio perchè non c'era in cantiere un attacco alla russia.
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Offline Lovercraft

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #27 il: 19 Marzo, 2011, 19:43:07 pm »
un'ipotesi non esclude l'altra a mio avviso.
di porcate nel mondo ce ne sono tante,diciamo che noi occidentali più che ingigantire (almeno in questo caso) siamo esperti nel "porre l'accento" sulle situazioni che ci interessano in modo da giustificare un intervento militare agli occhi della massa,specie in un momento di crisi come questo (crisi economica e direi anche crisi su altri fronti militari)
del resto i media hanno solo accennato di sfuggita per esempio alle zozzerie commesse dalla russia di putin,non c'è mai stato un accanimento mediatico proprio perchè non c'era in cantiere un attacco alla russia.

A quel punto il discorso cambia. Supponiamo che ciò che è raccontato è giusto. A questo punto è giustificabile l'entrata in guerra per ragioni puramente economiche? Anche se poi ciò porterebbe ad una vittoria dei ribelli?
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Offline wendell

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #28 il: 19 Marzo, 2011, 19:49:24 pm »
da quando sono cominciate le rivolte in nord africa, ribelli e manifestanti mi hanno acceso il fuoco in petto. Le richieste disperate dei civili libici assediati e massacrati non possono essere ignorate pensando semplicemente che il petrolio rappresenti il vero fine dell'intervento
quoto :sisi:
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Offline Moebius

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #29 il: 19 Marzo, 2011, 19:50:40 pm »
A quel punto il discorso cambia. Supponiamo che ciò che è raccontato è giusto. A questo punto è giustificabile l'entrata in guerra per ragioni puramente economiche? Anche se poi ciò porterebbe ad una vittoria dei ribelli?
in questi paesi ci sono in pianta stabile agenti di tutti i paesi che contano.noi non sappiamo come sia stata "diretta" questa rivolta,nè che accordi sottobanco ci siano con i rivoltosi tanto da potersi permettere il lusso di sacrificare la pedina gheddafi che forse non è più così comodo all'occidente,anzi forse è diventato ingombrante (gas,unicredit,ricatti all'europa ecc...)
ovviamente le motivazioni non sono solo di ordine economico ma anche geo-politico,si cerca di instaurare un dialogo con le forze che avanzano e si pone l'accento sulle tristi vicende umane da dare in pasto al popolino seduto davanti alla tv per mascherare ben altro.
io ho vissuto un anno in eritrea e posso dire che gli americani fanno tutt'ora affari d'oro col dittatore "socialista" affamatore del popolo  che c'è al potere dopo averlo aiutato nella rivoluzione contro menghistu che per anni è stato utile nel corno d'africa tanto agli usa quanto all'urss.
insomm sempre i cari vecchi metodi
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Offline Moebius

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #30 il: 19 Marzo, 2011, 19:53:02 pm »
che poi la gente abbia tutte le ragioni di questo mondo per incazzarsi e ribellarsi è fuor di dubbio.
ed è vero anche che una guerra che in partenza viene mossa esclusivamente per interesse possa portare poi anche a conseguenze positive.
vedi l'intervento yankee nella seconda guerra mondiale.
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Offline domyssj

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #31 il: 19 Marzo, 2011, 20:01:02 pm »
mah. Tanto la pareggiamo.

Cmq non ho capito, se Usa + Europa vogliono bombardare Gheddafi questo non ha nessuna possibilità di vittoria perchè cazzo non si arrende.

Offline Moebius

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #32 il: 19 Marzo, 2011, 20:02:19 pm »
mah. Tanto la pareggiamo.

Cmq non ho capito, se Usa + Europa vogliono bombardare Gheddafi questo non ha nessuna possibilità di vittoria perchè cazzo non si arrende.
avrà paura di essere appeso per il collo come saddam o dato in pasto al suo popolo
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Offline wendell

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #33 il: 19 Marzo, 2011, 20:11:50 pm »
Comunque la questione è di facile lettura per me. La Libia è un paese petrolifero (risorse energetiche), affaccia sul Mediterraneo (posizione geografica favorevole e minacciosa al tempo stesso), politicamente e socialmente instabile (fattori che determinano la forte appetibilità per il fondamentalismo islamico e la conseguente fuga della popolazione verso l'Europa).
Insomma, si approfitta della situazione (petrolio), si contiene un problema (immigrazione), se ne previene un altro (fondamentalismo).
Io non mi scandalizzo proprio di niente. Anzi, mi chiedo perchè non ci si è mossi almeno due settimane fa.
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Offline kurz

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #34 il: 19 Marzo, 2011, 20:19:22 pm »
Comunque la questione è di facile lettura per me. La Libia è un paese petrolifero (risorse energetiche), affaccia sul Mediterraneo (posizione geografica favorevole e minacciosa al tempo stesso), politicamente e socialmente instabile (fattori che determinano la forte appetibilità per il fondamentalismo islamico e la conseguente fuga della popolazione verso l'Europa).
Insomma, si approfitta della situazione (petrolio), si contiene un problema (immigrazione), se ne previene un altro (fondamentalismo).
Io non mi scandalizzo proprio di niente. Anzi, mi chiedo perchè non ci si è mossi almeno due settimane fa.
Forse quello che non vi è chiaro è che il Libia il fondamentalismo religioso non è maii attacchito (stessa cosa si può dire dell'Iraq di Hussein e dell'Afghanistan prima dell'intervento USA).

Perchè non si è intervenuto prima? per il semplice fatto che non è andato tutto come preisto, i rivoltosi che erano molto pochi rispetto all'intera popolazione Libica l'ha avuto sulle recchie ed è stata naturale la ritirata, visto che i rivoltosi hanno perso si è pensato bene di agire.

Il problema poi così non lo contiene per niente, i trattati al limite del criminale li hai letti fra Italia e Libia? sai che da loro non partiva manco un immigrato? giusto perchè con il bene tacito dello stato Italiano Gheddafi li facea zumpare in aria prima che facessero 100 metri.



Poi diego è bello parlare per poesie e per tutelare un popolo io fin'ora di rivoltosi ne ho visti pochi e pure male organizzati, quando in Libia c'erano raduni di piazza c'era gente che a stento avrebbe riempito Piazza Dante, sto aspettando ancora di vedere le fosse comuni e le bombe sulla gente, fino ad ora ho visto 16 buche a terra.
gesucrì

Offline kurz

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #35 il: 19 Marzo, 2011, 20:23:53 pm »
Altro articolo, se qualcuno si degna di leggere magari mi evita la nervatura


Spoiler
http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=8502

Disinformazione sulla guerra in Libia Inserito il 26 febbraio 2011 alle 15:50:00 da redazione-IT. IT - POLITICA INTERNAZIONALE Indirizzo sito : Inviatospeciale

da: www.inviatospeciale.com

La situazione nel Paese è grave, ma potrebbe essere molto diversa da come viene raccontata. Al Jazeera ed Al Arabya diffondono notizie allarmistiche seguite dai media occidentali. Intanto arrivano le sanzioni. Il quadro del conflitto interno libico è molto preoccupante. Una raffica di notizie su stragi e bombardamenti di civili staanno autorizzando Usa ed Europa a prendere non solo misure economiche contro il regime del colonnello Gheddafi, ma a prevedere interventi militari di vario genere. In Italia la sinistra, che nei primi anni dopo l’avvento del dittatore a Tripoli lo salutava come un ‘combattente internazionalista’, non solo si è fortunatamente ravveduta, ma desso forse ha perso di vista la giusta misura. I rapporti tra Berlusconi ed il Rais nutrono un tifo da stadio, ma i progressisti non fanno alcuno sforzo per elaborare una analisi obiettiva dei fatti.

Innanzi tutto è ormai chiaro che una serie di bufale sono state rilanciate dai media. Si è parlato di 300mila possibili sbarchi di profughi sulla nostre coste.

Ma nessuno ha tenuto conto che nel D-Day di Normandia, la famosa operazione Overlord, l’esercito immenso che doveva riconquistare l’Europa occupata dai nazisti era composto da ‘soli’ 150 mila uomini e dalla bellezza di 12.000 navi da guerra, 4.200 mezzi da sbarco. Una flotta necessaria non solo per cannoneggiare le coste francesi, ma soprattutto importante per trasportare i soldati. Esistono in Libia tanti natanti per tragettare la marea umana che secondo alcuni sarebbe pronta a salpare? Ovviamente no.

I bombardamenti di manifestanti con caccia e caccia bombardieri ed il numero dei morti, secondo alcuni 10mila, secondo altri ancora di più. L’aviazione militare libica è in mano esclusiva al clan dei Qadhadfa, quello di origine del Colonnello e questo è un elemento di grande importanza. Ecco perchè si parla di ‘no fly zone’. Esercito, polizia e milizie popolari invece sono composte da appartenenti a clan diversi. Mettere in difficoltà l’areonautica significa compromettere una parte rilevante dell’apparato difensivo del regime. Quello che non si capisce è il motivo per il quale un’arma ben attrezzata debba utilizzare per contenere manifestazioni di massa jet che volano ad oltre 1000 km orari e che quindi hanno molta difficoltà nel colpire piccoli obiettivi in lento movimento e non gli oltre 50 elicotteri in dotazione, pensati proprio per quel tipo di attività. Inoltre la diffusione di video su fosse comuni, reso pubblico su One day on earth e subito diffuso da tutte le televisioni del mondo, era un falso accertato. Nelle immagini si vedeva in realtà il ‘Sidi Hamed Cemetery’, e le tombe inquadrate esistevano da tempo. Niente azioni sepolture clandestine ‘di emergenza’, insomma.

L’esponente libico del Tribunale Penale Internazionale, intervistato dall’emittente araba Al Arabiya, e che ha annunciato al mondo lo sterminio (anzi il genocidio in atto) si è scoperto dopo essere un millantatore, tanto da costringere la Corte a diffondere un comunicato: “Diverse fonti mediatiche hanno pubblicato una notizia riguardo alla situazione in Libia attribuita a Sayed Al Shanuka (o El-Hadi Shallouf) presentato come ‘membro della Corte penale internazionale’. La Cpi desidera chiarire che questa persona non è né membro del personale della Corte, né parte in causa in un caso attualmente in corso davanti a essa, e che non può in alcun caso parlare a nome della Corte. Ogni sua dichiarazione è a titolo personale”.
Sul numero di feriti Angelo Del Boca, massimo storico del colonialismo italiano ed esperto di Libia ha detto: “Non si può parlare di 10mila morti e 50mila feriti. Ma scherziamo? 50mila feriti non ci stanno in tutti gli ospedali del Medioriente. Sono cifre false e tendenziose”. Poi ha spiegato che al Shanuka “non sta in Libia, se ne sta tranquillamente negli Stati Uniti” aggiungendo: “Stamattina un caro amico da Tripoli me l’ha confermato: i morti sono tanti, ma sono al massimo un migliaio. Ciò non toglie che sia in corso un massacro”.

Le testimonianze su miliziani che stuprerebbero le donne “casa per casa” non hanno trovato un solo risconto, ma hanno occupato lo stesso pagine di giornali ed aperture di Tg. A questo proposito Debora Billi, una giornalista-analista che si occupa di mercato del petrolio, ha commentato che la notizia “ricorda tanto la faccenda dei neonati strappati alle incubatrici dai soldati di Saddam: si scoprì che era stata “fabbricata” da un’agenzia di pubbliche relazioni” ed ha rilevato ancora: “I mercenari col cappello giallo. Ora, io non mi intendo di mercenari: ma vi pare possibile che vadano in giro a massacrare la gente indossando un cappello giallo canarino, in modo da farsi riconoscere a 500 metri… anche dalle telecamere?”.

Poi le indiscerzioni sulla morte di Gheddafi, sulla sua fuga e su quella di una sua figlia, Aisha, sulla resistenza disperata del dittatore nel bunker. Tutti fatti smentiti. Gheddafi venerdì scorso è persino comparso in una piazza di Tripoli, ha parlato ai suoi sostenitori e si è allontanato indisturbato.

In una lettera pubblicata da ‘Il Giornale’ e firmata da tale Paolo Pazzini, un italiano rimpatriato dalla capitale libica in queste ore, si legge: “La nostra azienda ha dei contatti in Libia per questo vivo lì, nel centro di Tripoli. Vorrei confortare le dichiarazioni dell’Ambasciatore italiano Schioppa: a Tripoli fino a ieri tutti lavoravano, e i bombardamenti sulla fossa sono propaganda pura [...] i giornali italiani stanno raccontando una marea di menzogne mirate con l’appoggio di elementi libici che vivono all’estero cacciati dal Paese [...] Le due navi che avrebbero disertato sono propaganda pura. E’ stato smentito anche dalle forze Armate maltesi (“Times” di Mata): nessuna nave militare libica è approdata a Malta”.

Ma c’è una cosa particolarmente inquietante nella testimonianza di Pazzini: “La rivolta è iniziata a Bengasi, mi hanno spiegato i militari, perchè è stata fatta da egiziani, armati fino ai denti, entrati in Libia illegalmente che hanno preso il potere a Bengasi con l’appoggio di elementi libici dell’opposizione. Sono state fermate carovane di auto, nella zona di Tripoli, cariche di egiziani e colme di armamento ed esplosivo di fabbricazione occidentale. E queste bande egiziane sono state finanziate non si sa da chi”.

La ricostruzione del lavoratore italiano appena rientrato potrebbe avere un suo fondamento, perchè alla cosiddetta ‘battaglia di Tripoli’, per quanto se ne sappia fino ad ora e nonostante anche su questo argomento siano state diffuse notizie inesatte, non partecipano i ‘clan della montagna’, gli Orfella, gli Zintan e i Roseban, che vivono a soli 50 chilometri dalla capitale e che sarebbero immobili in attesa di prendere una posizione. Per questo non si capisce chi stia ‘marciando verso la città’. E siccome i clan della Cirenaica sono al momento occupati a difendere i territori appena conquistati (e i pozzi di petrolio e gli oleodotti) non si comprende da chi siano composte le armate degli insorti.

Per quanto riguarda la presenza di contractors in Libia vi sono due elementi da tenere in conto. In occasione dell’ultimo Festival delle arti e culture di Dakar, in Senegal, il dittatore aveva detto: “I Paesi africani devono unire le proprie forze per dare vita ad un esercito che possa contare su un milione di soldati”. Gheddafi è stato presidente dell’Unione africana fino al 31 gennaio di quest’anno, ovvvero fino a pochi giorni prima della rivolta. Il Rais è un fautore della proposta di costruire gli Stati Uniti d’Africa e durante la sua leadership ha lavorato a fondo per trasformare una semplice idea in qualcosa di più. Il Consiglio di Pace e di Sicurezza dell’Ua attualmente guida due missioni di cosiddetta ‘peacekeeping’: l’African Mission in Sudan attiva dal giugno 2004 e l’African Mission in Somalia attiva dall’inizio del 2007.

Secondo voci non confermate il dittatore avrebbe allestito una specie di ‘Legione straniera’ composta da militari di altri Paesi africani e questo spiegherebbe l’impiego di ‘mercenari’, che altrimenti mai avrebbero potuto essere reperiti e organizzati in pochi giorni.

In Italia intanto la confusione sull’affaire regna sovrana. Il cosiddetto ‘popolo di Santoro’, quello che segue con passione AnnoZero, è stato informato ancora una volta da Edward Luttwak, un ‘esperto’ americano noto negli Usa perchè “frequently cited by Italian media on political subjects” (frequentemente interpellato dai media italiani su questioni politiche) e autore di un intervento nel 2008 sul New York Times nel quale sosteneva una tesi discriminatorio nei confronti di Barak Obama.

Nel maggio 2008 il quotidiano aveva pubblicato un articolo nel quale Luttwak sosteneva che l’allora candidato alla Casa Bianca era “nato musulmano sotto leggi musulmane, come è universalmente noto” e che se fosse diventato presidente sarebbe stato considerato da tutti gli islamici del mondo come un “apostata”, con tutte le conseguenze del caso. Luttwak fu subito duramente accusato da molti per aver travisato la realtà e censurato garante dei lettori del prestigioso giornale, Clark Hoyt. Perchè è così presente nella tv italiane?

Più interessati a polemizzare contro l’amico di Gheddafi, Berlusconi, che ad approfondire i fatti in corso in Libia, i presenti in studio hanno vigorosamente applaudito i manifestanti di Bengasi che innalzavano le bandiere monarchiche del regno di re Idris (che fatte le debite differenze sarebbe come inneggiare ai nostalgici del Regno Sabaudo) senza domandarsi perchè avessero quei vessilli ed hanno scoltato in religioso silenzio uno dei “coraggiosi giovani” protagonisti della ‘rivoluzione’ che viveva però comodamente in Svizzera e chattava su internet. Secondo il conduttore era un protagonista della ‘rivoluzione dei Golia cybernetici’. E la testimonianza di Pazzini?

Tuttavia, adesso il ‘popolo di sinistra’ si trova in sintonia con Cavaliere. Perchè con una straordinaria rapidità, dopo l’avvio delle prime sanzioni imposte da Washigton al governo libico, Berlusconi ha cambiato linea e dichiarato: “Gheddafi non controlla più la Libia [...] Le vicende internazionali che infiammano il Nordafrica ci pongono di fronte a scenari nuovi ed imprevedibili. L’Italia è coivolta più di ogni altro Paese. Nessuno aveva previsto quanto è accaduto in Tunisia ed Egitto”. Di fronte a tutto questo, ha aggiunto il premier, “l’Europa e l’Occidente non possono rimanere spettatori perchè” da quanto sta accadendo “dipendono gli assetti economici futuri e gli approvvigionamenti energetici”.

Il Cavaliere, forse distratto, non si è accorto di aver involontariamente rivelato il convitato di pietra del conflitto, ovvero “gli assetti economici futuri e gli approvvigionamenti energetici”.

Ma i fatti reali quali sono? Mentre i corrispondenti italiani raccontano di stragi e combattimenti, Jordán Rodríguez, reporter di TeleSur, sostiene che l’aeroporto di Tripoli è una bolgia piena di gente che cerca di partire, ma proprio per questo motivo è evidentemente raggiungibile e non al centro di alcuna furiosa battaglia. L’inviato ha anche sostenuto: “Trípoli amanece en tensa calma, tomada por fuerzas policiales y grupos de apoyo a Gaddafi. No hay disturbios”, en la capital. “Tripoli si mostra all’alba in una tesa calma, controllata dalle forze di polizia e dai gruppi di sostenitori di Gheddafi. Non si segnalano incidenti” nella capitale.

Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, legato da stretti rapporti diplomatici con la Libia, da parte sua ha avvertito: “Abbiamo mantenuto un silenzio pridente non solo nel caso della Libia, ma anche per l’Egitto, perchè la cosa principale è che su queste vicende c’è molta disinformazione. Mi sono detto: “Nicolás prudenza!”, perchè lo sappiamo e siamo abituati alla disinformazione messa spesso in atto dal sistema globale dei media”.

Resta da capire perchè le tv panarabe Al Arabya ed Al Jazeera siano così prolifiche nel rilanciare notizie non veritiere e perchè lo stesso stiano facendo i media occidetali. Ma i prossimi giorni forse sveleranno almeno una parte del mistero.
« Ultima modifica: 19 Marzo, 2011, 20:26:56 pm da kurz »
gesucrì

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #36 il: 19 Marzo, 2011, 20:36:01 pm »
Sì ma c'e' da preoccuparsi? E' un tutti contro uno, quali stati sono dalla parte della Libia?
Citazione da: Starfred
E a noi serve un titolare lì, non il Giaccherini iberico, uno che a 26 anni non è nessuno.

Offline kurz

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #37 il: 19 Marzo, 2011, 20:36:09 pm »
Questo è tutto per Full of Lutamma, giusto per rendervi conto che come la giri l'abbiamo preso a quel servizio

http://www.eurasia-rivista.org/8778/litalia-ha-gia-perso-la-sua-guerra-di-libia



Spoiler
L’Italia ha già perso la sua guerra di Libia



Dopo aver celebrato in sordina il Centocinquantenario dell’Unità, il Governo italiano ha scelto d’aggiungere ai festeggiamenti uno strascico molto particolare: una guerra in Libia. Un conflitto che sa tanto di amarcord: la Libia la conquistò Giolitti nel 1911, la “pacificò” Mussolini nel primo dopoguerra, e fu il principale fronte italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa volta, però, le motivazioni sono molto diverse.

Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: solo uno sprovveduto potrebbe pensare che l’imminente attacco di alcuni paesi della NATO alla Libia sia davvero motivato da preoccupazioni “umanitarie”. Gheddafi, certo, è un dittatore inclemente coi suoi avversari. Ma non è più feroce di molti suoi omologhi dei paesi arabi, alcuni già scalzati dal potere (Ben Alì e Mubarak), altri ancora in sella ed anzi intenti a soffiare sul fuoco della guerra (gli autocrati della Penisola Arabica).

L’asserzione dell’ex vice-ambasciatore libico all’ONU, passato coi ribelli, secondo cui sarebbe in atto un «genocidio», rappresenta un’evidente boutade. È possibile ed anzi probabile che Gheddafi abbia represso le prime manifestazioni contro di lui (come fatto da tutti gli altri governanti arabi), ma l’idea che abbia impiegato bombardamenti aerei (!) per disperdere cortei pacifici è tanto incredibile che quasi sarebbe superflua la smentita dei militari russi (che hanno monitorato gli eventi dai loro satelliti-spia).

Non è stato necessario molto tempo perché dalle proteste pacifiche si passasse all’insurrezione armata, ed a quel punto è divenuto impossibile parlare di “repressione delle manifestazioni”. Anche se i giornalisti occidentali, ancora per alcuni giorni, hanno continuato a chiamare “manifestanti pacifici” gli uomini che stavano prendendo il controllo di città ed intere regioni, e che loro stessi mostravano armati di fucili, artiglieria e carri armati (consegnati da reparti dell’Esercito che hanno defezionato e forse anche da patroni esterni). Da allora Gheddafi ha sicuramente fatto ricorso ad aerei contro i ribelli, ma i pur numerosi giornalisti embedded nelle fila della rivolta non sono riusciti a documentare attacchi sui civili. La stessa storia delle “fosse comuni”, che si pretendeva suffragata da un’unica foto che mostrava quattro o cinque tombe aperte su un riconoscibile cimitero di Tripoli, è stata presto accantonata per la sua scarsa credibilità.

La guerra civile tra i ribelli ed il governo di Tripoli, che prosegue – a quanto ne sappiamo – ben poco feroce, giacché i morti giornalieri si contano sulle dita di una o al massimo due mani, stava volgendo rapidamente a conclusione. Il problema è che a vincere era, agli occhi d’alcuni paesi atlantici, la “parte sbagliata”. La storia – in Krajina, in Kosovo, persino in Iràq – ci ha insegnato che, generalmente, gl’interventi militari esterni fanno più vittime di quelle provocate dai veri o presunti “massacri” che si vorrebbero fermare. In Krajina, ad esempio, i bombardamenti “umanitari” della NATO permisero ai Croati d’espellere un quarto di milione di serbi: una delle più riuscite operazioni di “pulizia etnica” mai praticate in Europa, almeno negli ultimi decenni.

Le motivazioni reali dell’intervento, dunque, sono strategiche e geopolitiche: l’umanitarismo è puro pretesto. In questo sito si può leggere molto sulle reali motivazioni della Francia, degli USA e della Gran Bretagna (vedasi, ad esempio: Intervista a Jacques Borde; Libia: Golpe e Geopolitica di A. Lattanzio; La crisi libica e i suoi sciacalli di S.A. Puttini). Motivazioni, del resto, facilmente immaginabili. Qui ci sofferemo invece sulle scelte prese dal Governo italiano.

Cominciamo dall’inizio. Prima dell’esplodere dell’insurrezione, l’Italia ha un rapporto privilegiato con la Libia. Il nostro paese è innanzi tutto il maggiore socio d’affari della Jamahiriya: primo acquirente delle sue esportazioni e primo fornitore delle sue importazioni. La Libia vende all’Italia quasi il 40% delle sue esportazioni (il secondo maggior acquirente, la Germania, raccoglie il 10%) e riceve dalla nostra nazione il 18,9% delle sue importazioni totali (il secondo maggiore venditore, la Cina, fornisce poco più del 10%). La dipendenza commerciale della Libia dall’Italia è forte, dunque, ma è probabile che il rapporto abbia maggiore valenza strategica per noi che per Tripoli. La Libia possiede infatti le maggiori riserve petrolifere di tutto il continente africano (per giunta petrolio d’ottima qualità), è geograficamente prossimo al nostro paese e dunque si profila naturalmente come fornitore principale, o tra i principali, di risorse energetiche all’Italia. La nostra compagnia statale ENI estrae in Libia il 15% della sua produzione petrolifera totale; tramite il gasdotto Greenstream nel 2010 sono giunti in Italia 9,4 miliardi di metri cubi di gas libico. I contratti dell’ENI in Libia sono validi ancora per 30-40 anni e, malgrado l’atteggiamento italiano che analizzeremo a breve, Tripoli li ha confermati il 17 marzo per bocca del ministro Shukri Ghanem. Attualmente la Libia concede ad imprese italiane tutti gli appalti relativi alla costruzione d’infrastrutture, garantendo così miliardi di commesse che si ripercuotono positivamente sull’occupazione nel nostro paese. Infine la Libia, che grazie alle esportazioni energetiche è un paese relativamente ricco (ha il più elevato reddito pro capite dell’Africa), investe in Italia gran parte dei suoi “petrodollari”: attualmente ha partecipazioni in ENI, FIAT, Unicredit, Finmeccanica ed altre imprese ancora. Un apporto fondamentale di capitali in una congiuntura caratterizzata da carenza di liquidità, dopo la crisi finanziaria del 2008.

Tutto ciò fa della Libia un caso più unico che raro, dal nostro punto di vista, tra i produttori di petrolio nel Mediterraneo e Vicino Oriente. Quasi tutti, infatti, hanno rapporti economici privilegiati con gli USA e con le compagnie energetiche anglosassoni, francesi o asiatiche.

La relazione italo-libica è stata suggellata nel 2009 dal Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione, siglato a nome nostro dal presidente Silvio Berlusconi ma derivante da trattative condotte già sotto i governi precedenti, anche di Centro-Sinistra. Tale trattato, oltre a rafforzare la cooperazione in una lunga serie di ambiti, impegnava le parti ad alcuni obblighi reciproci. Tra essi possiamo citare: il rispetto reciproco della «uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica» ed il diritto di ciascuna parte a «scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale» (art. 2); l’impegno a «non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte» (art. 3); l’astensione da «qualsiasi forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte» (art. 4.1); la rassicurazione dell’Italia che «non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia» e viceversa (art. 4.2); l’impegno a dirimere pacificamente le controversie che dovessero sorgere tra i due paesi (art. 5).

L’Italia è dunque arrivata all’esplodere della crisi libica come alleata di Tripoli, legata alla Libia dalle clausole – poste nero su bianco – di un trattato, stipulato non cent’anni fa ma nel 2009, e non da un governo passato ma da quello ancora in carica.

L’atteggiamento italiano, nel corso delle ultime settimane, è stato incerto ed imbarazzante. Inizialmente Berlusconi dichiarava di non voler “disturbare” il colonnello Gheddafi (19 febbraio), mentre il suo ministro Frattini agitava lo spettro di un “emirato islamico a Bengasi” (21 febbraio). Ben presto, però, l’insurrezione sembrava travolgere le autorità della Jamahiriya e l’atteggiamento italiano mutava: Frattini inaugurava la corsa al rialzo delle presunte vittime dello scontro, annunciando 1000 morti (23 febbraio) mentre Human Rights Watch ancora ne conteggiava poche centinaia; il ministro della Difesa La Russa (non si sa in base a quali competenze specifiche) annunciava la sospensione del Trattato di Amicizia italo-libica, sospensione per giunta illegale (27 febbraio). Gheddafi riesce però a ribaltare la situazione e parte alla riconquista del territorio caduto in mano agl’insorti. Man mano che le truppe libiche avanzano, il bellicismo in Italia sembra spegnersi: il ministro Maroni arriva ad invitare gli USA a «darsi una calmata» (6 marzo). Ma la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 17 marzo, che dà il via libera agli attacchi atlantisti sulla Libia, provoca una brusca virata della diplomazia italiana: il nostro governo mette subito a disposizione basi militari ed aerei per bombardare l’ormai ex “amico” e “partner”.

È fin troppo evidente come il Governo italiano abbia, in questa vicenda, manifestato un atteggiamento poco chiaro e molto indeciso; semmai, s’è palesata una spiccata propensione ad ondeggiare a seconda degli eventi, cercando di volta in volta di schierarsi col probabile vincitore. Come già in altre occasioni recenti di politica estera, il Capo del Governo è parso assente, lasciando che suoi ministri dettassero o quanto meno comunicassero alla nazione la linea dell’Italia. L’ambivalenza ha scontentato sia il governo libico, che s’aspettava una posizione amichevole da parte di Roma, sia i ribelli cirenaici, che hanno ricevuto sostegno concreto dalla Francia e dalla Gran Bretagna ma non certo dall’Italia. Infine, il Trattato di Amicizia, siglato appena due anni fa, è stato stracciato e Berlusconi si prepara, seppur sotto l’égida dell’ONU, a scendere in guerra contro la Libia.

Qualsiasi sarà l’esito dello scontro, l’Italia ha già perduto la sua campagna di Libia. I nostri governanti, memori della peggiore specialità nazionale, hanno celebrato il Centocinquantenario dell’Unità con un plateale voltafaccia ai danni della Libia: una riedizione tragicomica del dramma dell’8 settembre 1943. Questa volta non sarà l’Italia stessa, ma l’ex “amica” Libia, ad essere consegnata ad una guerra civile lunga e dolorosa, che senza ingerenze esterne si sarebbe conclusa entro pochi giorni.

Ma non si sta perdendo solo la faccia e l’onore. Le forniture petrolifere e le commesse, comunque finirà lo scontro, molto probabilmente passeranno dalle mani italiane a quelle d’altri paesi: se non tutte, in buona parte. Se vincerà Gheddafi finiranno ai Cinesi o agl’Indiani; se vinceranno gl’insorti ai Francesi ed ai Britannici; in caso di stallo e guerra civile permanente in Libia resterà poco da raccogliere. Se non ondate d’immigrati ed influssi destabilizzanti per tutta la regione.


Leggetevi quello in grassettato soprattutto( la rassicurazione dell’Italia che «non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia» e viceversa (art. 4.2); l’impegno a dirimere pacificamente le controversie che dovessero sorgere tra i due paesi (art. 5).
:asd:


E rendetevi conto di cosa state parlando e che 6 mesi fa l'America ha rescisso ogni tipo di accordo con la Libia chissà come mai questi so sempre veggenti , mentre noi l'abbiamo rinnovato insieme alla Germania e soprattuttoo la Cina (che teneva na cosa come il 30% di petrolio Libico, teneva)
« Ultima modifica: 19 Marzo, 2011, 20:43:19 pm da kurz »
gesucrì

Offline WhiteManCanJump

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Re:Capodichino sarà il quartier generale della "coalizione di volenterosi"
« Risposta #38 il: 19 Marzo, 2011, 20:37:03 pm »
Unite questo topic a quello della guerra.
Citazione da: Starfred
E a noi serve un titolare lì, non il Giaccherini iberico, uno che a 26 anni non è nessuno.

Offline Dimonios

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Re:L'Italia entra in guerra contro la Libia
« Risposta #39 il: 19 Marzo, 2011, 20:49:59 pm »
Che sfaccimm e burdell, la Francia continua i suoi raid mirati, gli Stati Uniti e Canada mandano sottomarini e cacciabombardieri in quantità smisurata, la Gran Bretagna manderà anche essa nelle prossime ore Tornado, noi ne stiamo preparando altri 10 :boh:
Un arsenale del genere contro i 15 aerei della Libia  :scratch: è diventato un chi offre di più

--------Aggiornamento---------
20.55 - In azione forze britanniche
Le forze britanniche sono in azione sulla Libia. Lo ha annunciato fuori da Downing Street il primo ministro britannico David Cameron.

20.53 - Caccia su Tripoli
"I caccia stranieri stanno bombardando degli obiettivi civili a Tripoli". Lo ha annunciato la tv di Stato, secondo la quale sarebbero state colpiti anche dei civili.

20.48 - Navi Usa lanciano missili Cruise
E' cominciato l'attacco con i cruise Usa. Sono prese di mira le difese aeree della Libia.

20.46 - Esplosioni a Tripoli
Forti esplosioni sono state udite questa sera ad est di Tripoli e palle di fuoco sono state viste all'orizzonte. Lo riferiscono testimoni sul posto.
« Ultima modifica: 19 Marzo, 2011, 20:58:23 pm da Dimonios »
Ah,poi ultimamente ho visto le foto di un ciattone biondo ,che si definiva metallaro,di cui non ricordo il nome,ma anche lui non scherzava in quanto a bruttezza :look: