Guardate che pezzo di merda sto Biasin
http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=306106'O temporale immaginario è un'invenzione micidiale, incredibile, inedita, meravigliosamente napoletana. Nessuno se la prende con i tifosi del ciuccio che - ne siamo convinti - avrebbero volentieri assistito al match più atteso pur con i piedi zuppi e un principio di reumatismi. Qui, semmai, facciamo le pulci in sette punti a chi ha deciso per il rinvio secondo la formula dell'"Qua facciamo come pare a noi".
1) Il prefetto di Napoli giustamente prende decisioni a prescindere dalle questioni pallonare, ma ai più è sembrato che in questo caso si sia trattato di puro "eccesso di zelo". 2) Se vale la formula del "forse stasera piove" consigliamo ai prefetti di Milano, Torino, Genova e di tutte le province del nord di vietare le prossime partite da qui a carnevale. 3) Dice: "Lo stadio San Paolo fa storia a sé". Vero: il San Paolo fa schifo, ma da almeno vent'anni. E in vent'anni, a Napoli, di partite con la pioggia se ne sono giocate a bizzeffe senza che accadesse nulla. 4) Senza voler entrare nella testa di chi ha preso una decisione così importante, ci pare sensato pensare che i fatti siano andati più o meno così. Prefetto e sindaco pensano a quel che è successo a Genova, si fanno venire la strizza e elaborano il pensiero: "Magari non piove, ma se un guaglione si sloga una caviglia finiamo su tutti i giornali. Meglio rinviare". 5) Il fatto che alla riunione fondamentale abbia partecipato il ds del Napoli Bigon e nessun rappresentante della Juve è fastidioso. Sicuramente Bigon non ha spiccicato parola, ma allora non si capisce che c'è andato a fare. Anche Marotta aveva il diritto di andar lì a tacere insieme al collega. 6) La Lega Calcio s'è imbufalita: "Nessuno c'ha detto niente". Una mancanza di tatto che fa pensare solo a una cosa: la società Napoli, dopo la vicenda della fuga in motorino di patron De Laurentiis, ha deciso di seguire la legge del "facciamo come ci pare". 7) Chi scrive non conosce Napoli così bene, ma sa che se alle 14 sul San Paolo splendeva il sole solo un cataclisma di proporzioni bibliche poteva impedire lo svolgimento della gara.
Poi per fortuna si parla di una partita di pallone e quindi bene così, la giocheranno il 29 novembre... Sotto la neve...
Ma la verità è che tutto il papocchio azzera il vantaggio reale e psicologico di Conte e della sua Signora. Restare tre settimane senza partite ufficiali significa perdere quella sensazione di onnipotenza accumulata in due mesi di match giocati al massimo, significa dar modo alle altre di stare in vetta alla classifica seppur virtualmente, significa - di fatto - ricominciare dal principio.