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nella freva hai scritto come un muhajidin incazzato
il buon Saviano parla della situazione attuale dello stato d'Israele e lo dipinge come un'oasi di tolleranza e democraticità .Io sono forse troppo radicale nelle mie idee sulla questione Palestinese per questo non mi sbilancio troppo sul forum su questo tema, ma mi sembrava doveroso dar voce a chi ne ha molta meno della superstar Saviano.
Noi vinciamo in quanto esistiamo. Vinciamo quando siamo in 60.000 per Napoli-Cittadella e quando ci ricordiamo di Esteban Lopez o di Picchio Varricchio. Vinciamo odiando le strisciate e vivendo in funzione di questa maglia. Vinciamo andando con un paio di amici allo stadio e non guardando la partita in casa da soli in un salotto di Reggio Calabria. Vinciamo quando siamo migliaia ad ogni trasferta, vinciamo quando uno juventino nella nostra città viene additato come essere anormale e malato di scabbia
io non so quale giorno di questi vediamo giggino suker a monte s.angelo con una 20ina di candelotti di dinamite addosso
Quando si parla di Israele c’è sempre bisogno di un motivo, quasi sempre tragico.Il solo parlare di Israele suscita sentimenti eccezionali, se ne parla come di un Paese da abiurare, che deve innescare immediatamente una specie di tifo, pro o contro. Mi piace poter parlare di Israele perché vorrei dire che verso questo Paese c’è bisogno di un altro sguardo, di un’altra analisi, di altri approfondimenti. Si può criticare Israele, ovviamente – del resto all’interno dello Stato di Israele ci sono dibattiti continui – ma spesso in Italia e in Europa c’è qualcosa che viene aggiunto alla critica, come una critica dopata, cioè la delegittimazione totale. Israele non deve esistere. Se hai a cuore la pace, se hai a cuore “due popoli, due democrazieâ€, non puoi prescindere dall’osservare, raccontare, capire la democrazia israeliana. In questo senso mi sto rivolgendo anche ai media e a come raccontano Israele. Si può, naturalmente, criticarne il Governo. Io stesso spessissimo mi trovo in grande contraddizione: amo un territorio, amo un popolo, non amo il Governo. Ma questo non significa negarne le istituzioni democratiche, non significa negare quel popolo stesso. La mia verità su Israele è fatta soprattutto di immagini. Di immagini che non vogliono essere soltanto quelle della guerra. Ma sono immagini che hanno a che fare con lo sguardo di Tel Aviv, con la luce di Eilat, con la meraviglia di Gerusalemme. Un centinaio di nazioni formano lo stato israeliano. Ebrei da ogni angolo della terra e non soltanto ebrei vivono lì. Lo vedi anche sul volto delle persone, delle nuove generazioni: ragazzi con la madre irachena e il padre della Repubblica Ceca, russi con spagnoli, argentini-tedeschi, ucraini-etiopi. Tel Aviv è una città che non dorme mai, piena di vita e soprattutto di tolleranza. àˆ una delle città che più di ogni altra riesce ad accogliere la comunità gay, a permettere alla comunità gay israeliana e soprattutto araba, di poter gestire una vita libera, senza condizionamenti, senza frustrazioni, repressioni o peggio persecuzioni. Quando c’è stato il Gay Pride in Spagna, le associazioni gay israeliane sono state respinte e non accolte. àˆ stato un gesto doloroso perché le associazioni israeliane accolgono i gay dei paesi arabi che vengono perseguitati, condannati a morte, diffamati. Non è possibile rinunciare a interloquire con queste associazioni se davvero si ha a cuore la pace e il Medio Oriente. Farlo ha il sapore del pregiudizio.Ecco perché quando si parla di Israele bisogna dismettere questo pregiudizio. Bisogna raccontare come questa democrazia sotto assedio si sta costruendo, si è costruita, ha raggiunto degli obiettivi importanti, anche sul piano dell’accoglienza. I profughi del Darfur, per esempio, vengono accolti in Israele. La religione Bahà ’ì, nata in Persia e perseguitata in Iran e in quasi tutti i paesi musulmani, è stata accolta in Israele. Haifa è il suo centro più importante. Tutto questo solo perché spero che in Italia – destra, sinistra, centro, comunque la si pensi – si possa parlare con maggiore cognizione, con maggiore profondità . La mia verità su Israele si nutre del ragionamento che ho cercato di fare in questi pochi minuti, contro la delegittimazione di una cultura e di un popolo. E si nutre di ricordi, anche personali. Mio nonno mi ripeteva sempre una frase che molti di noi avranno ascoltato: “Se ti dimentico, Gerusalemme, che la mia mano destra si pietrifichi, che la lingua si inchiodi al palato, se non antepongo te al di sopra di ogni pensieroâ€. Quando ero ragazzino più volte mi dimenticavo di Gerusalemme. Capitava il sabato di accorgermi che per tutta la settimana non avevo anteposto Gerusalemme al di sopra di ogni pensiero. Allora ricordo che nel letto cercavo di capire se si poteva vivere col braccio fermo e con la lingua inchiodata al palato. E pensavo che si poteva vivere lo stesso. E poi c’è un passaggio della biografia di Peres che ricorda di quando, bambino, dei pionieri tornarono nel suo paese freddissimo in Polonia – oggi Bielorussia – e tutti i bambini, curiosi, chiedevano si raccontare come fosse Gerusalemme. Il pioniere tirò fuori dal tascapane un pezzo di carta appallottolato, lo aprì e ne uscì un’arancia. Peres scrive: “Per tutti noi, in questo villaggio, che non avevamo mai visto quel frutto, quello era Israele: un’aranciaâ€.Ecco, la mia verità su Israele che coincide spesso con questi ricordi, con questa immagine, con questo sogno di libertà e accoglienza.
Tutto questo appoggiato dall'impero americano che e' notoriamente comandato dalle lobbies ebraiche chi non lo capisce e' cieco (o al massimo e' stunz, o peggio e' nazifascista).
Ti confesso che ci penso spesso,però non lo farei a Napoli,ma tipo a Gerusalemme on New York
non mi pare che la destra nella storia sia stata tanto filosionista
questo dovrebbe essere il contenuto integrale del videomi stupisce che parli di Israele in termini di una democrazia. in generale il suo intervento mi pare che abbia poco di sensato: non si fa chiarezza e giustifica la tua posizione su una situazione delicata come quella palestinese con la favoletta che ti raccontava tuo nonno da bambino... non gli darei peso più di tanto sinceramente.
Eh no cazzo Peppe, come si fa a non dargli peso?
questo ha cacato fuori dalla tazza pochi cazzi gli altri che nominava turz potrebbero essere stati attratti dal fatto che la manifestazione fosse presentata come tentativo di riappacificazione ma il suo intervento e' proprio ... proprio ...
però lo appoggio quando parla bene di tel aviv, uno dei centri più vivi per la musica elettronica di tutto il mediterraneo
Raiz mi pare si sia proprio convertito
aspetto che diego vi legga!