Panorama e co. vennero perculati in tutti i luoghi e in tutti i laghi per quello 
ma fosse stato solo panorama, e' un giornalaccio e uno ci ride su.
Panorama cadde nel trappolone (geniale, a modo suo) dello studio marketing che si occupo' di pubblicizzare in terra italiana il gioco.
Cosa non facile, dato che il gioco -
- non era certamente un titolo AAA;
- non era il seguito di un titolo famoso;
- era stato realizzato da un software house e da un game director (Yoshiro Kimura) del tutto sconosciuti in Occidente e di nicchia persino in Giappone;
- era un gioco di difficile lettura. E infatti tutte le riviste specializzate (anche quelle piu' radical chic) lo stroncarono senza pieta', in nome di una meccanica di gioco banale e ripetitiva. Senza comprendere, ovviamente, che ci si trovava di fronte a un piccolo gioiello, probabilmente il gioco che su 128bit piu' si avvicinivava per temi e modi al primissimo Silent Hill.
Allora lo studio ebbe la brillante idea di mandare i giusti screenschot (peraltro tratti dalla opening, meritevole da sola di una selezione ufficiale al concorso di Annecy, festival che sta all'animazione come Cannes sta al cinema) e le giuste descrizioni per far scoppiare le inevitabile polemiche.
Operazione che riusci' in pieno, visto che dopo l'articolo di Panorama, ci furono le parole di Frattini (all'epoca ministro UE) della Serafini (ds per l'infanzia) e di Veltroni, che arrivo' persino a dire che i creatori del gioco erano delle menti perverse.
A margine, Rule of Rose e' un gioco che affronta temi pesantemente "di sinistra". Come il gioco precedente di Kimura, Chulip. Ma figurati se l'allora sindaco di Roma sapeva di che cosa stava parlando.
Insomma, una delle pagine piu' tristi del videogioco in Italia.