PERUGIA - Non è più soltanto un testimone il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Il suo nome è stato iscritto dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi nel registro degli indagati accanto a quello dell'ex ministro Pietro Lunardi. Per entrambi l'accusa è pesantissima: concorso in corruzione aggravata. Il colpo di scena nell'inchiesta della procura di Perugia sui Grandi eventi arriva nel tardo pomeriggio di ieri quando ancora si crede che i due magistrati stiano studiando in che forma interrogare il religioso, se ricorrendo ad una rogatoria con lo Stato del Vaticano o se chiedergli semplicemente un incontro come persona informata dei fatti. In realtà i due pm hanno ormai un'idea chiara del ruolo del cardinale nella vicenda che sta coinvolgendo sempre più Propaganda Fide, un dicastero chiave della Santa Sede, titolare di un maxi patrimonio immobiliare che secondo l'ultimo rendiconto finanziario ha prodotto utili per 56 milioni di euro solo in canoni d'affitto.
Il cardinale Crescenzio Sepe è stato prefetto della Congregazione Propaganda Fide dal 2001 al 2006, anno in cui è stato mandato a dirigere la Curia di Napoli al posto dell'arcivescovo Giordano anche lui incappato in spiacevoli inchieste giudiziarie. E il suo nome è emerso con insistenze negli ultimi interrogatori fatti dai pm perugini. In quello di Guido Bertolaso ad esempio. Il sottosegretario alla Protezione Civile il 15 giugno scorso aveva infatti spiegato di aver avuto la casa di via Giulia attraverso il cardinale che dapprima lo aveva ospitato in un collegio universitario di Propaganda Fide e poi gli aveva fatto consegnare da Francesco Silvano (memores domini di Comunione e Liberazione e stretto collaboratore di Sepe che lo ha portato infatti con sé a Napoli come economo) la chiave dell'alloggio in una busta. L'architetto Zampolini, "ufficiale pagatore" dell'imprenditore Diego Anemone, ai pm di Perugia poco prima aveva rivelato che a pagare l'affitto della casa in via Giulia era lo stesso Anemone. Circostanza quest'ultima che aveva già spinto i magistrati ad ipotizzare l'interrogatorio dell'arcivescovo di Napoli e del suo fedele economo come testimoni. Ora però quando comparirà davanti ai pm il religioso sarà nella posizione ben più scomoda di indagato.
Ad aggravare la sua posizione però sarebbe stata la strana vicenda del palazzo acquistato dall'ex ministro Pietro Lunardi, 960 metri quadrati in tutto, in via dei Prefetti a Roma. In un'intervista a Repubblica lo stesso Lunardi aveva rivelato: "Angelo Balducci mi disse che Propaganda Fide stava mettendo a reddito i suoi 2000 appartamenti e che lui insieme al presidente del Tar Pasquale De Lise (il cui nome ricorre nelle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Firenze e che è appena stato nominato presidente del Consiglio di Stato ndr) e a suo genero, l'avvocato Fabrizio Leozappa gestiva quel patrimonio...". Lunardi aveva scelto l'immobile di via Dei Prefetti, ristrutturato naturalmente dall'impresa di Diego Anemone e dopo aver goduto di un affitto gratuito per 14 mesi ("Mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi...") lo aveva acquistato da Propaganda Fide ad un prezzo stracciato: 4,16 milioni di euro.
Secondo la procura della Repubblica di Perugia quello sconto sul prezzo del palazzo di via Prefetti da parte di Propaganda Fide non sarebbe stato originato da carità cristiana ma bensì da un lauto contributo fatto avere da Lunardi, all'epoca ministro, al cardinale Sepe. Per l'esattezza due milioni e mezzo di euro, destinati ad Arcus, un progetto di ristrutturazione dei musei vaticani i cui lavori (guarda caso) sarebbero stati affidati alle imprese del Gruppo Anemone. Secondo indiscrezioni la trama della vicenda sarebbe emersa dall'interrogatorio di Francesco Silvano, sentito dai carabinieri del Ros nei giorni scorsi in gran segreto. Interrogatorio che la procura di Perugia non conferma. Gli elementi raccolti dai pm Sottani e Tavanersi però sono stati tanti e tali che l'iscrizione di Pietro Lunardi e del porporato nel registro degli indagati è stata inevitabile. L'inchiesta perugina sembra quindi coinvolgere sempre più la congregazione Propaganda Fide.