L'ho visto ieri.
Concordo con South per il parallelismo con Lynch ma per me c'è una differenza sostanziale. Lynch traspone le nevrosi non dal punto di vista narrativo ma, soprattutto, dal punto di vista strutturale. I suoi film si scompongono, si arrovellano così come fa la mente del protagonista. Due esempi su tutti: Strade perdute è una fuga psicotica, Mulholland drive un sogno. Inoltre, i piani che si intersecano sono solitamente molteplici: simbolismo, onirismo, esoterismo... insomma nun se capisce nu cazz

Nel caso di Shutter Island invece la struttura è abbastanza classica, l'effetto di spaesamento è lieve (in virtù di una compattezza che rassicura durante la visione) ed è causato solo dal continuo switch narrativo dall'oggettività alla soggettività del detective (i piani di realtà sono solo due).
Il comparto tecnico è notevole: fotografia che va dal colore desaturato a più classici effetti di chiaroscuro (i fiammiferi nel padiglione C, il fuoco nella grotta), colonna sonora fragorosa, regia virtuosa.
Non mi sono piaciuti molto gli squarci onirici, a volte troppo insistiti e definiti. Puro gusto personale.
Inutile scervellarsi sul finale. E' fatto per essere ambivalente (anche se secondo me una lettura si lascia preferire..).
In definitiva un ottimo film, una pregevole incursione nel thriller psicologico. Ma non mi esalto più di tanto perchè lo ritengo sostanzialmente un esercizio di stile, di certo cerebrale (ma neanche troppo) e forse un po' freddo nella sua perfezione.
Il voto è ***1/2