Gargano: 'Meglio i pannolini di mio figlio che il Brasile' Meglio dieci, cento pannolini e altrettante notti in bianco che la Seleà§ao. Walter Gargano ride, e non potrebbe essere altrimenti considerando il momento magico, ma tra l’ironia e la verità il passo è molto breve: «Credo che sia molto più difficile una sfida con il Brasile». La finale Il Mondiale è dietro l’angolo e la lista dei 23 del Maestro Tabarez è quasi definita.
Mancano soltanto gli ultimi tagli, che saranno comunicati con ogni probabilità dopo l’amichevole che la Celeste giocherà mercoledì al Centenario di Montevideo con Israele. Un dettaglio, nulla più, per Walter: lui è già in Sudafrica. Anzi, è uno dei titolari della squadra inserita nel girone dei padroni di casa sudafricani, del Messico e della Francia.
«Per noi sarebbe già un grande risultato arrivare fino ai quarti di finale, ma è logico che come tutti anche noi sogniamo di arrivare in finale», dice il mediano di Paysandù. Il sogno e il sonno Sogni. Concetti in rima con le notti insonni: benvenuto Matias, il primogenito di Gargano e della signorina Miska Hamsik, sorella dl capitano slovacco e collega azzurro Marek.
Il bimbo è nato poco prima della fine del campionato «e ancora non ho recuperato tutte le ore di sonno perdute in queste settimane», scherza ancora Walter. «Lui mi ha cambiato la vita, è fantastico. Stupendo. Mi regala un’energia inesauribile». Tale da suggerire un paragone sospeso tra il fasciatoio e il Sudafrica: «Per intenderci, credo ancora che sia molto più semplice cambiare i pannolini piuttosto che marcare i centrocampisti centrali del Brasile».
Non accadrà per i primi periodi. Ma anche il primo avversario sarà bello tosto: «Cominciamo contro la Francia, e credo che sia un bene: sarà un test molto attendibile per capire il nostro livello. Anche il Messico è un avversario di buon livello, ma le squadre che preferisco, che ritengo più attrezzate insomma, sono la Spagna, il Brasile e l’Argentina».
Del suo amico Lavezzi. Che però non è stato convocato: «Mi spiace per lui». Dicevamo: «Anche Olanda e Inghilterra hanno calciatori di grande livello». L’Italia è assente dalla lista delle favorite del Mota. Il gioco napoletano Uno di quelli che nel dna ha la cosiddetta «Garra Charrua». Che letteralmente è la tempra, il vigore dei Charruas, gli indiani nativi dell’est del Rio de la Plata di cui gli uruguaiani vanno fieri, ma che in un concetto più ampio si può tradurre come una grinta infinita.
Gargano la esibisce ogni volta che scende in campo e in Uruguay la gente lo paragona ai guerrieri nativi: «Sì, in effetti non mi tiro mai indietro, ma
anche nella Celeste come nel Napoli mi viene chiesto di partecipare alla costruzione del gioco. Sotto questo aspetto, i miei modelli sono lo spagnolo Xavi, che ruba mille palloni e detta passaggi perfetti, e l’argentino Veron». Il Mattino.
c'o cazz che schiatto in corpo pure al Mondiale guardando le partite dell'Uruguay allora...
