ROMA (9 febbraio) - àˆ il sogno di ogni pubblicitario. Paranormal Activity non solo sbanca i botteghini - 3,6 milioni di euro nel primo weekend - ma provoca panico e malori negli spettatori più impressionabili, con record di chiamate al 118 soprattutto a Napoli, curiosamente. Il massimo, per un film che vuole scuotere e terrorizzare.
Dettaglio chiave: il film di Oren Peli, che secondo il tam tam promozionale ha spaventato Spielberg in persona, in Italia non ha divietI mentre negli Usa è siglato dalla R di “Restricted†(riservato a minorenni accompagnati), in Gran Bretagna è vietato sotto i 15 anni e in Germania e nei Paesi Bassi si può vedere solo dai 16 in su.
Insorgono i genitori del Moige: possibile che i bambini italiani siano esposti a pellicole di ogni tipo, pubblicizzate fra l’altro da trailer che magari seguono quelli di innocui cartoons? (Piccola chiosa: possibile che in Italia basti pagare per pubblicizzare i film a proprio piacimento? In Francia, per non andare lontano, la promozione dei film in tv è assicurata da programmi-contenitore che offrono pari opportunità a ogni titolo, senza privilegiare chi può spendere e magari impressionare di più).
Il Codacons attraverso il suo presidente Carlo Rienzi prospetta scenari inediti: «I minorenni che hanno subito effetti legati alla visione del film, quali attacchi di panico, tremori, vomito, stato di choc, ecc., potrebbero richiedere un risarcimento danni in tribunale». Mentre Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, invoca l’intervento urgente del ministro Bondi, che promette di occuparsi della faccenda.
Il sospetto che dietro tutto questo ci sia un preciso disegno promozionale, all’insaputa degli interessati naturalmente, è forte. Ma il problema resta e non è neanche un problema nuovo, purtroppo. Da anni si invoca una riforma del sistema di censura che tuteli i più piccoli introducendo il divieto ai minori di 12 anni. Eppure ogni volta, passata la tempesta, resta tutto com’è. Sarebbe ora di chiedersi come mai, ricordando che le commissioni di censura italiane tendono a essere molto severe col cinema d’autore ma sono di manica piuttosto larga quando i film hanno un grosso potenziale commerciale.
Pochi anni fa, ad esempio, Il grande capo di Lars Von Trier fu vietato ai 14 per una (buffa) scena di sesso, ma nessuno fiatò sul sadismo ecumenico della Passione di Mel Gibson. E comunque da quando il treno dei fratelli Lumière provocò il fuggi fuggi degli spettatori, cinema vuol dire (anche) paura. Giusto informare, tutelare, distinguere. Assurdo e pericoloso fare di ogni erba un fascio. Tanto più oggi, che informazione e promozione battono le vie immateriali del web.
Il caso Blair Witch Project, il diretto antecedente di Paranormal Activity, insegna. Prima si crea l’attesa sulla rete, confondendo ad arte finzione e realtà . Poi si lancia il fenomeno. Il problema insomma è culturale, ancora una volta. Si tratta di imparare a guardare le immagini. Ma più le immagini ci sommergono e meno si attrezzano i cittadini a capire come queste immagini vengono fabbricate e acquistano un senso. E anche questo forse non è del tutto casuale.