Quando si parla di una struttura così importante e che muove interessi economici, politici e sociali bisogna stare ben attenti a quelle che sono le fonti ufficiali e quelle che sono le verità del tecnico che ci ha lavorato con dedizione, ma che, per ovvi motivi, lo tengono lontano con il becco chiuso.
Insomma, la storia dell'ARPAC che ti dice che le mozzarelle non sono contaminate, ma nello stesso tempo abbiamo bisogno di pesanti bonifiche e il professore di Chimica alla Facoltà di Biologia che ti dice che quelle mozzarelle sono ben contaminate, ma per ovvie ragioni non possiamo fare altro che mangiarle, fermare le attività inquinanti e aspettare che i secoli e la natura inglobi tutto, si ripete.
La storia è questa. Il San Paolo è una struttura ufficialmente solida, ma che soffre in quanto le operazioni di ordinaria e straordinaria manutenzione sono latitanti. E questo è un fatto molto grave per una struttura così vecchia.
La questione è che quando il San Paolo fu realizzato la progettazione sismica (introdotto in maniera vera e propria, e non pezzotta, con il DM 14 Gennaio 2008 (NTC08) + cir. 617/09; ora aggiornata a NTC13) quasi non esisteva, si progettava per soli carichi verticali e solo per le strutture più importanti si tentavano progettazioni per carichi sismici (cosa molto diversa dalla progettazione sismica) di natura sperimentale e accademica.
Pensate che fino al 1971 le strutture in cemento armato si progettavano secondo il Regio Decreto n. 2229 anche perché non vi era una zonizzazione sismica reale a cui fare riferimento, i tecnici brancolavano nel buio, c'era molta speculazione, molti interessi politici e vi erano addirittura delle zone considerate asismiche.
Quindi, il San Paolo non è una struttura antisismica; il calcestruzzo, seppur realizzato con alte caratteristiche meccaniche, probabilmente nel tempo ha perso parecchia della sua resistenza. Comunque, i materiali dell'epoca, rispetto a quelli attuali, avevano prestazioni inferiori a quelli attuali (non sono a conoscenza dei risultati delle prove di carotaggio o SonReb che sono state, forse, fatte negli ultimi anni, né ho i progetti e calcoli originali; figuriamoci, non vi era nemmeno l'obbligo di depositare i calcoli al genio civile). Inoltre, le barre di acciaio utilizzate per la realizzazione dello stadio sono lisce e non ad aderenza migliorata (il San Paolo è stato realizzato negli anni '50). E questo, non è un particolare da sottovalutare.
Insomma, se da un lato Napoli non ha un rischio sismico elevato, dall'altra lo stadio presenta tutte le caratteristiche per essere sottoposta ad un bel consolidamento strutturale se vuole continuare ad ospitare migliaia di persone. Ma questa è solo la mia opinione, di piccolo uomo non ancora corrotto dalla grande bellezza italiana, delle stragi sfiorate e mai colpite, della vita a mazzo scassato e del "le cose sono sempre funzionate così".
Pregate il vostro Dio inesistente che il giorno della partita non avvenga nessun terremoto.