Visto che si va spesso sul basso corporale, condivido volentieri con voi un attacco di sciorda che mi sorprese nel bel mezzo di una visita al museo Picassò di Paris. Non credo mi sarà più permesso tornarci, la signora che entrò nel bagno dopo di me, se è sopravvissuta, penso proprio che abbia tirato delle bestemmie record.
Invece vi cito una delle più grandi figure di merda alla quale abbia mai assistito.
All'ultimo anno di liceo, la mia classe era di soli ragazzi (le poche ragazze erano tutte bocciate o scappate). Avevamo un professore simpatico fintanto che si chiacchierava, quando poi metteva i voti un po' meno, ma questa è un'altra storia. Ero io interrogato, seduto alla cattedra. Non so perché, si iniziò a parlare di donne. Conversazioni che occupavano metà del tempo in aula (il resto era per parlare di macchine). Un mio compagno, tale Alessandro, iniziò a parlare della sorella di un nostro ex compagno di classe, la quale era, fidatevi, un gran bel pezzo di figliola. L'unico problema, a detta di Alessandro, era il nome. Il professore gli voleva far capire che te ne fotti del nome se la materia prima è di valore, ma lui niente, insisteva. Finché il professore, curioso, gli ha chiesto il nome. Delfina! Beh, per il professore sarebbe anche stato un bel nome, ma Alessandro finalmente aveva avuto il climax giusto per dire la sua battuta, ovvero che "a Delfina ci piace il pesce!". Risate a non finire, convulsioni in ultima fila. Come l'ilarità si smorza, ancora ridacchiando, il professore replica: "Lui dice così perché non sa che mia moglie si chiama Delfina...".