La conferenza di ieri (negli atteggiamenti e anche nell'abbigliamento come qualcuno faceva notare) ci insegna una cosa che dovrebbe divenire verbo qui a Napoli. Non siamo nessuno. E la colpa è solo nostra.
Il cazzo è che il tifoso Napoletano è il peggior essere che sia mai esistito su questa terra. Perché? Perché non solo esige rispetto, esige addirittura adorazione. Quando uno se ne va da qua sì nun ce fà 'na cascia di bucchini sul sole, 'a pizza, 'o mandulino e le lacreme napulitane allora è n'ommo 'e mmerda. Si pecché 'o tifoso esige rispetto e adorazione ma non è pronto a scambiare la stessa cosa né con i giocatori né con gli allenatori.
Basta vedere il modo in cui sono stati trattati i vari Mazzarri e Benitez, il modo in cui abbiamo trattato in passato gente come Gargano e Cannavaro. Il primo pigliato a piriti e pernacchi a prescindere, il secondo trattato come un eroe da proteggere quando poi gli so bastati due mesi in panchina (manifesta inferiorità) per farlo vottare cavici, fare danni dentro e fuori dal campo.
Crediamo di essere i primi in tutto, di essere a prescindere una piazza pronta a regalare esperienze indimenticabili tanto da portare chi se ne va a parlare di noi in eterno. Ma nun è accussì, perché nun è accussì nemmeno nei grandissimi club/città. Siamo superbiosi da far schifo, bisognosi di attenzioni inutili. Siamo come quelle femmine belle, ma belle assai, che però hanno bisogno di sentirsi dire 'ra matina 'a sera quanto so' belle, quanto so' uniche, quanto te ponne fa murì. Però al qual tempo non facciamo nulla per meritarci questo, perché alla prima difficoltà già siamo pronti a rinfacciare, a menare tutto dint 'o cesso, e palesiamo la nostra immagine per quello che è. Una muccosa. Una muccosa bellissima ma pur sempre una muccosa. Che guarda le femmine mature e più belle di lei ed invece di fare autocritica, invece di ammettere e lavorare sui propri difetti, si limita 'a dire "ma che tiene quella più di me? chillo è strunz".
Lo è stato per Mazzarri, lo è stato per Benitez.
Rafa è andato via, ha fatto danni secondo alcuni, ha fatto bene secondo altri, poteva far di più secondo tutti. Ma è andato via da signore, ha speso belle parole, un po' di circostanza, un po' sincere. Ma poi è tornato a casa sua. Nella sua città. Nella squadra che ha vinto di più al mondo dopo il Milan (correggetemi). E lo ha fatto con un triennale. Alla faccia della mancanza di fiducia.
A me fa infinitamente piacere per lui, è uno che si tuffa in una realtà duecento volte più grande rispetto alla nostra. Una squadra che ha una bacheca ed una struttura societaria infinitamente superiore alla nostra. E mettiamoci pure il valore affettivo nell'essere la sua città.
Ripeto, dovremmo imparare da tutto ciò. Capire come sarebbe possibile migliorarci, o semplicemente accettare la nostra dimensione per quello che è. Una squadra che vince qualcosa di importante ogni cinquanta, sessanta anni. Una squadra che deve esultare per una Coppa Italia e per una qualificazione in Champions. Nemmeno lontanamente paragonabile ad una che ogni anno si mette completini e scarpini per vincerla quella stessa Champions.
Ma non impareremo nulla. Come da sempre. Per sempre.