Palermo, Zamparini, accuse choc: «L'arbitro si è vendicato»Il presidente del Palermo: «Candussio contro di noi perché ho licenziato suo padre, smetta di arbitrare»di Furio Zara
CARPI - Ghiaccio bollente, Palermo furente. Cade a Carpi, perde la vetta. E urla la sua rabbia. Con il ds Giorgio Perinetti che parla di «killeraggio scientifico», con Beppe Iachini che usa toni più morbidi - «L'arbitro non ha usato lo stesso metodo» - e soprattutto con il presidente Maurizio Zamparini che - contattato telefonicamente - è un fiume in piena e scarica tutto il suo veleno su Renzo Candussio: «Si è PER APPROFONDIREPalermo, furia Perinetti FOTO Rabbia Palermo Palermo ko Palermo, furia Perinetti: «Killeraggio scientifico» Serie B Palermo, Iachini «Penso al Carpi con il massimo rispetto» Serie B, Palermo: Ngoyi in regia. Daprelà-Dybala sono out vendicato contro di me perché cinque anni fa ho licenziato suo padre». Accusa pesantissima, questa è la versione del presidente del Palermo.
LA VENDETTA - «Quello che è successo è una vergogna - attacca Zamparini - Appena finita la partita ho chiamato il mio uomo a Palermo, Miccichè, e gli ho chiesto: ma chi è questo arbitro. Candussio, mi ha risposto. Ci ho pensato un attimo e mi è venuto in mente: io lo conosco, Candussio abita a tre chilometri da casa mia, dove sono nato, a Sevegliano (in provincia di Udine, ndi), lì ho i miei uffici. Così ho chiamato il sindaco di Sevegliano, volevo avere la conferma. Sì, è lui. Il sindaco, un mio amico, mi ha detto: guarda che si è vendicato. E io ho replicato: vendicato di che? Ma non ti ricordi, cinque anni fa hai licenziato suo padre? Ecco...ecco perché ce l'aveva con me e con il Palermo. Ha espulso, tra giocatori e tecnici, cinque dei miei, ha ammonito i due che erano diffidati (Barreto e Bolzoni, ndi), ci ha danneggiato in tutti i modi. Sapeva di farlo, voleva farlo. Non è andato via di testa, ha fatto tutto con coscienza. E' stata la sua vendetta per il licenziamento di suo padre. Ripeto: è una vergogna, Candussio (che è nato a Palmanova, a tre chilometri da Svegliano, ed appartiene alla sezione Aia di Cervignano del Friuli, ndi) doveva rifiutarsi di arbitrare questa partita, invece si è vendicato. Faremo ricorso, bloccheremo quest'arbitro: non deve più arbitrare».
EPISODIO - L'episodio contestato: il rigore. A metà ripresa (24'st), per fallo di mano di Daprelà. Dalla sinistra Di Gaudio crossa lungo, pure troppo, tanto che Concas raggiunge il pallone fuori area, quasi sulla linea di fondo. L'esterno del Carpi, tallonato da Daprelà, fa una giravolta, il pallone è a mezza altezza, Daprelà tocca con la mano. Stand by dell'arbitro, Segnà alza la bandierina. Rigore, giallo per il difensore del Palermo, che però era già stato ammonito. Si decide tutto in quel momento. Mani volontario? Per il guardalinee sì. E' un attimo, Candussio indica il rigore e mostra il giallo a Daprelà. E' la seconda ammonizione, scatta il rosso, via, fuori, Palermo in dieci. Dal dischetto Memushaj la butta dentro. La partita finisce lì, il resto è veleno. Alla fine il Palermo conta cinque espulsi, due giocatori (Daprelà e Milanovic), il tecnico Iachini, il ds Perinetti e il segretario Francoforte, questi ultimi tutti per proteste. Un record, che il Palermo subisce, incarta e porta a casa.
BARAONDA - La decisione di Candussio infiamma la panchina del Palermo, già in inferiorità numerica per l'allontanamento di Perinetti, in pieno recupero di primo tempo. Perinetti sbotta contro l'arbitro per l'ammonizione di Barreto, Candussio gli indica l'uscita, il dirigente si congeda ed esce di scena con un inchino plateale, roba d'altri tempi. Ma è appena dopo il rigore che va in onda il caos. Candussio espelle Iachini, poi in rapida successione il team manager Francoforte, cui saltano i nervi. Francoforte cerca il faccia a faccia con l'arbitro. Lo trattengono a forza, lo spostano di peso: era diventato pericoloso, gli stava mettendo le mani addosso. La partita va per conto suo, il Palermo deraglia. Iachini sbuca dal sottopassaggio e consegna bigliettini con indicazioni tecniche ai suoi assistenti, che fanno la spola tra la panchina e il tunnel che porta agli spogliatoi, finché un ispettore di Lega non se ne accorge e lo bacchetta: non farlo più. In campo si rischia la rissa quando, nell'ultimo assalto, Milanovic viene a contatto con Memushaj. Espulso pure lui, il quinto di un pomeriggio di un giorno da cani che ha azzoppato il Palermo: tentava la fuga, è tornato nel mucchio selvaggio.