Autore Topic: Napoli, la nostra città  (Letto 422754 volte)  Share 

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Alemao

Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #40 il: 04 Dicembre, 2012, 17:51:20 pm »
ma la cosa piu importante è: comm cazz ce trase rint o portafoglio?

Chissà 'o riesto  :siasd:

Offline kowalski

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #41 il: 05 Dicembre, 2012, 09:12:16 am »
Fortunatamente m'è arrivato lo stipendio in tempo per l'inizio (domani) della prevendita di Springsteen (anche se l'ho già visto dal vivo quest'anno). :sbav:

Intanto polemica Erri De Luca-Peppe Lanzetta su Napoli penultima per qualità della vita (io sto più con Lanzetta).

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2012/4-dicembre-2012/napoli-penultima-qualita-vitapolemica-letteraria-de-luca-lanzetta-2113012893763.shtml
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Offline cavallopazzo

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #42 il: 05 Dicembre, 2012, 09:35:07 am »
stu napo è nu pacc... a p.zza garibaldi non l'accettano :troll:

Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #43 il: 05 Dicembre, 2012, 10:17:07 am »
Fortunatamente m'è arrivato lo stipendio in tempo per l'inizio (domani) della prevendita di Springsteen (anche se l'ho già visto dal vivo quest'anno). :sbav:

Intanto polemica Erri De Luca-Peppe Lanzetta su Napoli penultima per qualità della vita (io sto più con Lanzetta).

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2012/4-dicembre-2012/napoli-penultima-qualita-vitapolemica-letteraria-de-luca-lanzetta-2113012893763.shtml

Napoli o una città in genere perde parte della sua qualità anche quando alcune dei suoi intellettuali, scrittori, artisti decidono di andare a vivere in un'altro posto.
L'intellettuale o l'artista è coscienza critica di una città e sua memoria storica. Giudicare la propria terra guardandola da lontano, non per esigenza tra l'altro, ma per scelta, non può che produrre un punto di vista parziale, distorto.
Napoli soffre i mali delle grandi metropoli, gli stessi che vive una città come roma, dove sono costretto a vivere da anni. Comprendo,però, il rammarico racchiuso nelle parole di Lanzetta. La sua non è una critica tout court di Napoli, ma un richiamo alla coscienza assopita dai luoghi comuni, dal macchiettismo e dall'indifferenza che ormai pervade noi napoletani.
L'opera sociale dell'intellettuale deve essere proprio questa. Pungolare, stimolare anche attraverso polemiche forti e critica esasperata. Tutto questo però passa attraverso il vissuto quotidiano, attraverso il contatto continuo con la propria gente, con la propria città, con le sue contraddizioni, le sue incertezze, le sue debolezze e le sue potenzialità.
Per questo sto dalla parte di Lanzetta, o meglio, condivido il suo punto di vista e sto dalla parte della mia città.Sempre
« Ultima modifica: 05 Dicembre, 2012, 10:18:37 am da Bruce Colotti »

Offline djcarmine

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #44 il: 05 Dicembre, 2012, 10:56:18 am »
Napoli o una città in genere perde parte della sua qualità anche quando alcune dei suoi intellettuali, scrittori, artisti decidono di andare a vivere in un'altro posto.
L'intellettuale o l'artista è coscienza critica di una città e sua memoria storica. Giudicare la propria terra guardandola da lontano, non per esigenza tra l'altro, ma per scelta, non può che produrre un punto di vista parziale, distorto.
Napoli soffre i mali delle grandi metropoli, gli stessi che vive una città come roma, dove sono costretto a vivere da anni. Comprendo,però, il rammarico racchiuso nelle parole di Lanzetta. La sua non è una critica tout court di Napoli, ma un richiamo alla coscienza assopita dai luoghi comuni, dal macchiettismo e dall'indifferenza che ormai pervade noi napoletani.
L'opera sociale dell'intellettuale deve essere proprio questa. Pungolare, stimolare anche attraverso polemiche forti e critica esasperata. Tutto questo però passa attraverso il vissuto quotidiano, attraverso il contatto continuo con la propria gente, con la propria città, con le sue contraddizioni, le sue incertezze, le sue debolezze e le sue potenzialità.
Per questo sto dalla parte di Lanzetta, o meglio, condivido il suo punto di vista e sto dalla parte della mia città.Sempre
ed io mi sentii in quel momento come una prostituta sverginata dai suoi aguzzini

C. Pazzo 
Noi vinciamo in quanto esistiamo. Vinciamo quando siamo in 60.000 per Napoli-Cittadella e quando ci ricordiamo di Esteban Lopez o di Picchio Varricchio. Vinciamo odiando le strisciate e vivendo in funzione di questa maglia. Vinciamo andando con un paio di amici allo stadio e non guardando la partita in casa da soli in un salotto di Reggio Calabria. Vinciamo quando siamo migliaia ad ogni trasferta, vinciamo quando uno juventino nella nostra città viene additato come essere anormale e malato di scabbia

Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #45 il: 05 Dicembre, 2012, 15:59:50 pm »
Scampia, omicidio di camorra
killer davanti alla scuola materna
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/12/05/news/scampia_omicidio_di_camorra_killer_davanti_alla_scuola_materna-48118128/?ref=HREA-1
sono curioso di conoscere il parere di Erri De Luca in merito e sul concetto di qualità della vita

Alemao

Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #46 il: 05 Dicembre, 2012, 16:15:14 pm »
Erri de Luca non ha tutti i torti quando parla di poter "vivere la città" e di costi bassi e sostenibili che permettano a tutti di poter uscire, di renderla una città viva. Naturalmente credo che si riferisca al centro e non alla periferia. Altrove ci stanno prezzi folli. A Milano ad esempio. Da parte mia contesto assai 'ste statistiche sulla qualità della vita, su dove si vive meglio, semplicemente perché se sei felice, cosa individuale e personale, lo puoi essere ovunque, persino a Calcutta. È indubbio tuttavia che i problemi non se ne vanno via con la vista del Golfo o a tazzulella 'e café: troppo semplicistico e ridicolo come ragionamento. Napoli è una realtà complessa, troppo complessa: a volte mi capita di odiarla profondamente per la fauna che la popola. Altre ringrazio Dio di averci vissuto, perché a Napoli impari a vivere, a stare al mondo a differenza di altri posti.

Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #47 il: 05 Dicembre, 2012, 16:26:59 pm »
Erri de Luca non ha tutti i torti quando parla di poter "vivere la città" e di costi bassi e sostenibili che permettano a tutti di poter uscire, di renderla una città viva. Naturalmente credo che si riferisca al centro e non alla periferia. Altrove ci stanno prezzi folli. A Milano ad esempio. Da parte mia contesto assai 'ste statistiche sulla qualità della vita, su dove si vive meglio, semplicemente perché se sei felice, cosa individuale e personale, lo puoi essere ovunque, persino a Calcutta. È indubbio tuttavia che i problemi non se ne vanno via con la vista del Golfo o a tazzulella 'e café: troppo semplicistico e ridicolo come ragionamento. Napoli è una realtà complessa, troppo complessa: a volte mi capita di odiarla profondamente per la fauna che la popola. Altre ringrazio Dio di averci vissuto, perché a Napoli impari a vivere, a stare al mondo a differenza di altri posti.
Alemao tenendo conto del tasso di disoccupazione e del livello degli stipendi è normale che il costo della vita sia molto basso o comunque accessibile....il tuo discorso vale per quasi tutte le città del sud....
ma io non discuto tanto il giudizio di De Luca, ma la superficialità del suo punto di vista, nonostante abbia io molta stima per lo scrittore....nè ritengo attendibili le classifiche sulla qualità della vita in città....
metto però il punto sulla necessità che un intellettuale o uno scrittore o artista in genere come De Luca, che ha a cuore il bene della propria gente(credo sia così visto che si è affrettato a smentire anche duramente il giudizio negativo su Napoli), ne faccia parte quotidianamente, che la viva nel suo essere attuale, che dall'interno della città sia spirito critico...
Alla difesa di De Luca della nostra città, dopo aver letto la graduatoria sulla vivibilità delle città, vorrei rispondere con una domanda...."Caro De Luca, se Napoli ha una così alta qualità della vita perchè lei ha scelto di vivere a Roma"
La domanda è polemica ovviamente....quello che è importante è però la credibilità sia verso i Napoletani e la città che si vuol difendere sia verso chi in questa città non e nato e non la conosce se non per luoghi comuni
« Ultima modifica: 05 Dicembre, 2012, 16:29:06 pm da Bruce Colotti »

Alemao

Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #48 il: 05 Dicembre, 2012, 16:37:26 pm »
Alemao tenendo conto del tasso di disoccupazione e del livello degli stipendi è normale che il costo della vita sia molto basso o comunque accessibile....il tuo discorso vale per quasi tutte le città del sud....
ma io non discuto tanto il giudizio di De Luca, ma la superficialità del suo punto di vista, nonostante abbia io molta stima per lo scrittore....nè ritengo attendibili le classifiche sulla qualità della vita in città....
metto però il punto sulla necessità che un intellettuale o uno scrittore o artista in genere come De Luca, che ha a cuore il bene della propria gente(credo sia così visto che si è affrettato a smentire anche duramente il giudizio negativo su Napoli), ne faccia parte quotidianamente, che la viva nel suo essere attuale, che dall'interno della città sia spirito critico...
Alla difesa di De Luca della nostra città, dopo aver letto la graduatoria sulla vivibilità delle città, vorrei rispondere con una domanda...."Caro De Luca, se Napoli ha una così alta qualità della vita perchè lei ha scelto di vivere a Roma"
La domanda è polemica ovviamente....quello che è importante è però la credibilità sia verso i Napoletani e la città che si vuol difendere sia verso chi in questa città non e nato e non la conosce se non per luoghi comuni

Credo che l'utilità dell'intellettuale per cambiare lo stato delle cose sia più che altro una chimera, qualcosa che non esiste, un retaggio degli anni 70. Il cambiamento viene dalle persone in primo luogo, non da certo idealismo inutile e pretestuoso e deve essere qualcosa di pratico, reale. Mi ricordo ancora quello che con l'elezione di Bassolino veniva definito come "Rinascimento napoletano", parole vuotissime. Il problema di Napoli è che siamo abilissimi nel descriverla come realtà idilliaca, quasi aulica. Meno quando si tratta di essere concreti, pratici, meglio ancora: pragmatici. Poi sulla qualità del vivere credo che De Luca intendesse la grande metropoli e quanto Napoli rappresenta storicamente. Quindi è vero che il tenore di vita è inferiore al Sud, ma Napoli è grande città e i prezzi nelle grandi città in genere sono sempre altissimi.

Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #49 il: 05 Dicembre, 2012, 17:03:25 pm »
Credo che l'utilità dell'intellettuale per cambiare lo stato delle cose sia più che altro una chimera, qualcosa che non esiste, un retaggio degli anni 70. Il cambiamento viene dalle persone in primo luogo, non da certo idealismo inutile e pretestuoso e deve essere qualcosa di pratico, reale. Mi ricordo ancora quello che con l'elezione di Bassolino veniva definito come "Rinascimento napoletano", parole vuotissime. Il problema di Napoli è che siamo abilissimi nel descriverla come realtà idilliaca, quasi aulica. Meno quando si tratta di essere concreti, pratici, meglio ancora: pragmatici. Poi sulla qualità del vivere credo che De Luca intendesse la grande metropoli e quanto Napoli rappresenta storicamente. Quindi è vero che il tenore di vita è inferiore al Sud, ma Napoli è grande città e i prezzi nelle grandi città in genere sono sempre altissimi.
Alemao la penso un pò diversamente sul ruolo degli intellettuali....a causa della debolezza, della promiscuità con il potere, della vigliaccheria tipica dell'intellettuale italiano è ovvio considerare il suo ruolo  per il progresso(quello vero, non quello che ci spacciano per tale)di una società come chimerico se non improbabile....
poi però penso al ruolo di Camus o Sartre nel processo di liberazione e indipendenza dell'Algeria da parte della Francia....
l'importanza di uomini come Garcia Lorca oppure di Orwell nella guerra civile spagnola....
l'importanza di tanti letterati e filosofi nell'Irlanda prima durante e dopo l'indipendenza....
penso all'importanza di intellettuali come Neruda,Galeano, Sepulveda, Scorza, Vargas Llosa e tanti altri che hanno saputo risvegliare le coscienze di tanti popoli sudamericani pagando sulla proprio pelle il peso delle loro idee e del loro pensiero...
di esempi ce ne sono tanti....
io penso e ripenso sempre all' Io so di Pier Paolo Pasolini sulle clenne del Corriere della Sera......quanto segnarono quelle parole nelle coscienze degli italiani....tanto che il poeta friulano le pagò in modo carissimo
L'intellettuale deve essere a mio avviso engangè, per citare Sartre.....ma questo non gli impone di prendere il fucile e mettersi a capo di una rivolta....deve essere impegnato ad individuare le contraddizioni, i mali, le storture della società...analizzarli criticamente e liberamente denunciare ...essere riferimento per la società e pericolo per il sistema che lo domina

Alemao

Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #50 il: 05 Dicembre, 2012, 17:16:22 pm »
Alemao la penso un pò diversamente sul ruolo degli intellettuali....a causa della debolezza, della promiscuità con il potere, della vigliaccheria tipica dell'intellettuale italiano è ovvio considerare il suo ruolo  per il progresso(quello vero, non quello che ci spacciano per tale)di una società come chimerico se non improbabile....
poi però penso al ruolo di Camus o Sartre nel processo di liberazione e indipendenza dell'Algeria da parte della Francia....
l'importanza di uomini come Garcia Lorca oppure di Orwell nella guerra civile spagnola....
l'importanza di tanti letterati e filosofi nell'Irlanda prima durante e dopo l'indipendenza....
penso all'importanza di intellettuali come Neruda,Galeano, Sepulveda, Scorza, Vargas Llosa e tanti altri che hanno saputo risvegliare le coscienze di tanti popoli sudamericani pagando sulla proprio pelle il peso delle loro idee e del loro pensiero...
di esempi ce ne sono tanti....
io penso e ripenso sempre all' Io so di Pier Paolo Pasolini sulle clenne del Corriere della Sera......quanto segnarono quelle parole nelle coscienze degli italiani....tanto che il poeta friulano le pagò in modo carissimo
L'intellettuale deve essere a mio avviso engangè, per citare Sartre.....ma questo non gli impone di prendere il fucile e mettersi a capo di una rivolta....deve essere impegnato ad individuare le contraddizioni, i mali, le storture della società...analizzarli criticamente e liberamente denunciare ...essere riferimento per la società e pericolo per il sistema che lo domina

Con tutto il rispetto ma a Napoli figure del genere non esistono e si parla di ben altro contesto storico, di ben altri problemi. A Napoli i problemi sono cosa notissima a tutti, senza per forza essere letterati. Le parole in questo caso contano, ma relativamente. Si deve agire. L'intellettuale partenopeo assume spesso le sembianze sinistre forgioniane. A chest stamm. È quello del "Te Diegum" per intenderci. Vorrei vedere un po' di azione e reazione e non un vuoto parlare.

Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #51 il: 05 Dicembre, 2012, 17:32:14 pm »
Con tutto il rispetto ma a Napoli figure del genere non esistono e si parla di ben altro contesto storico, di ben altri problemi. A Napoli i problemi sono cosa notissima a tutti, senza per forza essere letterati. Le parole in questo caso contano, ma relativamente. Si deve agire. L'intellettuale partenopeo assume spesso le sembianze sinistre forgioniane. A chest stamm. È quello del "Te Diegum" per intenderci. Vorrei vedere un po' di azione e reazione e non un vuoto parlare.
pure io credo sia urgente l'azione, necessaria, fondamentale....ma serve l'innesco alemao

Offline kowalski

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #52 il: 05 Dicembre, 2012, 21:25:59 pm »
Sono d'accordo con Bruce Colotti riguardo al ruolo dell'intellettuale, all'interno di una comunità. Figure come Luigi Compagnone o Domenico Rea, grandi scrittori-giornalisti che erano rimasti a Napoli, valorizzavano la nostra città, la rendevano più centrale e al tempo stesso aperta e cosmopolita, capace di raccontarsi a se stessa e al mondo in modi che dribblavano, magari qualche volta sfiorandoli, i luoghi comuni, positivi e negativi, che da sempre imprigionano Napoli.
Negli ultimi lustri c'è stato un impoverimento e un degrado della vita culturale, politica e sociale della città (pur rimanendo ancora molto di vivo e di buono), che ha coinciso con un suo declino, un venir meno di quella capacità di essere una capitale del mondo, che pur tra problemi drammatici, Napoli aveva sempre mantenuto.
Purtroppo Erri De Luca, che pure, se non ricordo male, motiva la sua scelta di allontanarsi da Napoli con serie motivazioni politiche, roba di terrorismo o cose del genere, cade in un ritratto della città oleografico e retorico che può essere vero soltanto per qualche turista di passaggio, che finisce per suonare come uno schiaffo a chi vive quotidianamente una realtà che si fa ogni giorno più dura.
Senza dubbio la diffusa povertà, disoccupazione e sottooccupazione non sono tra le ultime cause della disponibilità di pietanze semplici e sfiziose a poco prezzo, che effettivamente sono uno dei punti a favore rispetto alle altre grandi città da Roma in su.
L'oleografia di sole, mare, pizza e mandolino ha per tanti anni nascosto la realtà di Napoli città industriale, la prima d'Italia al di fuori del triangolo Genova-Torino-Milano. Il periodo d'oro del bassolinismo aveva rappresentato proprio l'illusione della città di reagire alla crisi e smantellamento dei propri siti industrali trasformandosi in una città moderna centrata su terziario, servizi, cultura e turismo. Una trasformazione risoltasi, al momento, in un fallimento, del quale sicuramente l'incompetenza e affarismo della classe dirigente (politica e non solo) locale non è l'ultima causa.
La mia opinione è che l'uscita della città dalla sua crisi può essere rappresentata solo da una ripresa del protagonismo dei cittadini e dalla loro auto-organizzazione, impossibile ormai affidarsi a uno Stato e istituzioni pubbliche in bancarotta permanente, e che, se pure ogni tanto si trovano qualche euro in tasca, non possono certo fare a meno di versarlo nelle tasche dei potenti, dei notabili di turno. E anche inutile sperare più di tanto in una classe imprenditoriale dai limiti enormi, con pochi capitali e ancora meno visione, dipendente a sua volta dallo Stato quando non dalle organizzazioni criminali.
Devono moltiplicarsi le occupazioni degli spazi sottratti alla cittadinanza, bisogna dare forza al volontariato, l'associazionismo, il cooperativismo, il privato sociale, in una versione più limpida e pulita di quanto a volte avvenga oggi. Ci vule una grande rinascita civica, uno sforza di generosità collettiva, altrimenti davvero questa città, spiace dirlo, si avvia a marcire, iniziando dai nostri preziosi monumenti, fino al futuro dei giovani che ancora, dalle nostre parti, rappresentano una gran parte della popolazione.


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Offline Bruce Colotti

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #53 il: 06 Dicembre, 2012, 08:43:54 am »
Sono d'accordo con Bruce Colotti riguardo al ruolo dell'intellettuale, all'interno di una comunità. Figure come Luigi Compagnone o Domenico Rea, grandi scrittori-giornalisti che erano rimasti a Napoli, valorizzavano la nostra città, la rendevano più centrale e al tempo stesso aperta e cosmopolita, capace di raccontarsi a se stessa e al mondo in modi che dribblavano, magari qualche volta sfiorandoli, i luoghi comuni, positivi e negativi, che da sempre imprigionano Napoli.
Negli ultimi lustri c'è stato un impoverimento e un degrado della vita culturale, politica e sociale della città (pur rimanendo ancora molto di vivo e di buono), che ha coinciso con un suo declino, un venir meno di quella capacità di essere una capitale del mondo, che pur tra problemi drammatici, Napoli aveva sempre mantenuto.
Purtroppo Erri De Luca, che pure, se non ricordo male, motiva la sua scelta di allontanarsi da Napoli con serie motivazioni politiche, roba di terrorismo o cose del genere, cade in un ritratto della città oleografico e retorico che può essere vero soltanto per qualche turista di passaggio, che finisce per suonare come uno schiaffo a chi vive quotidianamente una realtà che si fa ogni giorno più dura.
Senza dubbio la diffusa povertà, disoccupazione e sottooccupazione non sono tra le ultime cause della disponibilità di pietanze semplici e sfiziose a poco prezzo, che effettivamente sono uno dei punti a favore rispetto alle altre grandi città da Roma in su.
L'oleografia di sole, mare, pizza e mandolino ha per tanti anni nascosto la realtà di Napoli città industriale, la prima d'Italia al di fuori del triangolo Genova-Torino-Milano. Il periodo d'oro del bassolinismo aveva rappresentato proprio l'illusione della città di reagire alla crisi e smantellamento dei propri siti industrali trasformandosi in una città moderna centrata su terziario, servizi, cultura e turismo. Una trasformazione risoltasi, al momento, in un fallimento, del quale sicuramente l'incompetenza e affarismo della classe dirigente (politica e non solo) locale non è l'ultima causa.
La mia opinione è che l'uscita della città dalla sua crisi può essere rappresentata solo da una ripresa del protagonismo dei cittadini e dalla loro auto-organizzazione, impossibile ormai affidarsi a uno Stato e istituzioni pubbliche in bancarotta permanente, e che, se pure ogni tanto si trovano qualche euro in tasca, non possono certo fare a meno di versarlo nelle tasche dei potenti, dei notabili di turno. E anche inutile sperare più di tanto in una classe imprenditoriale dai limiti enormi, con pochi capitali e ancora meno visione, dipendente a sua volta dallo Stato quando non dalle organizzazioni criminali.
Devono moltiplicarsi le occupazioni degli spazi sottratti alla cittadinanza, bisogna dare forza al volontariato, l'associazionismo, il cooperativismo, il privato sociale, in una versione più limpida e pulita di quanto a volte avvenga oggi. Ci vule una grande rinascita civica, uno sforza di generosità collettiva, altrimenti davvero questa città, spiace dirlo, si avvia a marcire, iniziando dai nostri preziosi monumenti, fino al futuro dei giovani che ancora, dalle nostre parti, rappresentano una gran parte della popolazione.

Offline napoletanocrociato

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #54 il: 11 Dicembre, 2012, 20:19:58 pm »


la nuova ragazza di Berlusconi è napoletana  :sisi:

Offline gigs

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #55 il: 12 Dicembre, 2012, 07:35:22 am »
Sul concerto di Bruce permettetemi un paio di considerazioni...
Verissimo che il prezzo è alto ma i prezzi delle date italiane sono quelle più economiche in europa,poi fa ridere chi afferma che il cantante fa canzoni che non "rispecchierebbero" la realtà dei giorni nostri,che colpa c'ha in tutto questo?piuttosto me la prenderei con il promoter italiano,Claudio Trotta,della barley arts,se uno veramente ci tiene,rinuncia alle uscite da 20-25 euro di sabato sera,fallo per 3 serate ed il gioco è fatto,anche perchè un cantante del genere a Napoli è dai tempi dei Rolling Stones nell'82 che non accade un evento simile,e non venitemi a parlare di Sting,Santana e via dicendo,che con il tutto rispetto parlando.....
ma tanto s'è già capito l'andazzo,anzi,da fan,era meglio che la data di Napoli non l'avesse proprio inserita,visto che dal punto di vista musicale,quì,il ROCK è sparito da anni,anzi già me lo immagino scugnizzi dire E CHI è STO BRUS SPRINSTIN?da una parte mi fa piacere che viene a napoli ma dall'altra no,anche perchè sicuramente non sarà pieno e ci saranno migliaia di portoghesi,ed è un peccato perchè un evento simile dalle nostre parti non accadrà più,contavo di sperare su NAPOLI ma già immagino le polemiche ed altro

Offline Genny Fenny

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #56 il: 12 Dicembre, 2012, 08:05:41 am »
Ma addo' ve vene e caccia' tanti sordi pe stu mammut?

Offline gigs

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #57 il: 12 Dicembre, 2012, 08:32:37 am »
Ecco l'esempio

Offline Genny Fenny

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #58 il: 12 Dicembre, 2012, 09:00:01 am »
Ecco l'esempio

Era una valutazione personale di costo opportunità, mica di merito.
Springsteen valeva tanta spesa come cantore trasversale del suo tempo (lo faceva con grande trasporto e fascino), ancor prima del boom di Born in the Usa.
Je o lasciasse sulo sulo, con tanta surece infradiciati a guazzabugliarsi nel suo ridicolo patriottismo andato a male. E tu? :look:

Offline gigs

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Re:Napoli, la nostra città
« Risposta #59 il: 12 Dicembre, 2012, 09:08:18 am »
Ecco la classica ignoranza sul testo di born in usa...che è proprio il contrario del patriottismo,magari se rileggessi bene con traduzione in italiano....
“Nel mondo ci sono solo due tipi di persone: quelle che adorano Bruce Springsteen e quelle che non l’hanno mai visto in concerto.” (Larry Katz, Boston Herald).
Credo che non ci sia nulla da dire