Un sacerdote cattolico ascolta la confessione di un assassino, ma il segreto confessionale gli impedisce di parlarne alla polizia che, per una serie di circostanze, sospetta proprio di lui. E' forse uno dei film più compassati del regista nonchè totalmente privo di humour.
L'innocente perseguitato, il conflitto tra ruolo pubblico e vita privata, fil rouge di gran parte della produzione hitchcockiana, compaiono anche qui. L'opera teatrale da cui si prende spunto predispone conflitti interessanti ma che investono personaggi dalle tinte troppo definite. Sarebbe stato meglio avvicinare la loro moralità, generare il travaglio interiore sia nell'inflessibile prete e che nel vigliacco killer... la tensione drammatica sarebbe stata più elevata. Poi, bisognava porre fine al film subito dopo il verdetto della corte (a proposito, flashback e processo un po' prolissi), rinunciando a rincorrere il lieto fine (tra l'altro per mano di uno dei personaggi più amorfi). Insomma, diverse occasioni mancate.
A Truffaut piacque molto l'interpretazione monocorde di Montgomery Clift (
'o pate 'e Campagnaro).
Voto: ***