Diciamo che Mazzarri ha ormai tratto il massimo dai giocatori; ha rivalutato dei ragazzi come Aronica, Grava, lo stesso Paolo Cannavaro, Pazienza, ha fatto esplodere Cavani, ha riequilibrato lo spogliatoio. Diciamo che dal Napoli Donadoniano, praticamente in zona retrocessione, ne è uscita una squadra più motivata con uno spogliatoio decisamente più compatto.
Dal punto di vista tattico, di gestione delle risorse e comunicativo fa acqua da tutte le parti, dovrebbe fare un corso di PNL anzitutto, poi pensare che le proprie idee di gioco possano anche essere sbagliate in talune partite, che si possa cambiare qualcosa in corso e che questo cambiare non sia mettere cinque punte e lasciare dietro uno a difendere. Come gestione della rosa, quest'anno il Napoli poteva ruotare un pò di giocatori, invece ha optato per un tour de force esagerato, oppure ha fatto la cosa radicalmente opposta. In medio stat virtus, cioè fare 3/4 cambi, ovvero uno per reparto (difesa, ali, centrocampo, attacco) vuol dire anche fare in modo che Vargas, Fernandez crescano, che Dzemaili e Inler entrino nei meccanismi ecc.
Le colpe vanno equamente divise con la società che gli ha portato tutte seconde scelte, vuoi per il costo dell'ingaggio, vuoi perchè alla fine Tizio ha fatto prima e ha giocato a fare l'asta. Però, a un certo punto, sei anche tu che a gennaio devi dire "Va bene Vargas, ma io ho tre esterni per quattro caselle, tre centrocampisti per quattro caselle e tre difensori che non ne hanno più". Sarà stato detto? Ma alla fine che sarebbe cambiato? Fosse arrivato quel Juan dell'Inter il campo difficilmente l'avrebbe visto perchè "Non sa la lingua" - "Si deve integrare" - "Non posso rischiare per questa partita e devo schierare i titolarissimi".
Questa squadra, che ha una base solida, aveva bisogno di un motivatore, su questo Mazzarri ha ampi meriti che lo hanno portato a grandi traguardi. Ma già da quest'anno si vede che la motivazione non basta più e si ha bisogno di fare quel saltino in più. Anzitutto con i giocatori, ma anche sapendo gestire bene i talenti che la società ti mette a disposizione. E, i giocatori bravi, non giocano solo in Italia.