Calcio e camorra/ «Giocatori del Napoli
in contatto con gli ultras per fare pressione
sulla società per il rinnovo dei contratti»
Eseguiti undici arresti nel gruppo dei Bronx
Il magistrato: Lavezzi ha testimoniato
sulla sua conoscenza con il boss Antonio Lo Russo
NAPOLI - «Alcuni calciatori del Napoli mantengono i contatti con i gruppi di ultrà anche perchè ritengono che questi ultimi possano influire sulle scelte della società al momento del rinnovo del contratto» Lo ha detto il procuratore aggiunto di Napoli, Giovanni Melillo, nel corso della conferenza stampa organizzata per illustrare l'operazione che ha portato oggi alla notifica di 11 misure cautelari nei confronti di tifosi violenti.
Melillo ha citato in particolare Ezequiel Lavezzi e alcune dichiarazioni del calciatore rese nell'ambito di un'altra inchiesta e confluite poi nell'ordinanza cautelare eseguita oggi. Il verbale di Lavezzi è quello nel quale il Pocho parlava della sua conoscenza con Antonio Lo Russo, il figlio dell'ex capo clan di Miano, Salvatore, oggi collaboratore di giustizia.
Arresti tra i Bronx. La Polizia di Stato della Questura di Napoli ha eseguito 11 misure cautelari, emesse dal gip nei confronti di appartenenti al gruppo di tifosi ultrà del Napoli dei cosiddetti 'Bronx'. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un'indeterminata serie di delitti in occasione di manifestazioni calcistiche nazionali ed estere. Le ordinanze di custodia cautelare, alcune in carcere altre agli arresti domiciliari, sono state emesse su richiesta del procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dei pm Antonello Ardituro, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri. Riguardano ultrà frequentatori abituali della curva A dello stadio San Paolo.
Indagini durate due anni. Le indagini che hanno portato all'arresto di 11 tifosi ultrà del Napoli sono state coordinate dal gruppo specializzato in reati sportivi di magistrati della Procura della Repubblica di Napoli e sono state condotte per oltre due anni dalla sezione Investigativa della Digos, con attività di osservazione e servizi tecnici di intercettazione telefonica ed ambientale.
Gli scontri. Gli indagati hanno preso parte ai gravi atti di violenza commessi a Napoli il 9 maggio 2010, in occasione della gara Napoli-Atalanta, a seguito dei quali rimasero feriti 13 agenti della polizia di Stato; a Udine il 7 febbraio 2010, in occasione dell' incontro Udinese-Napoli, a Bucarest (Romania) il 30 settembre 2010, in occasione della gara di Europa League Steaua-Napoli, e ancora, a Napoli, il 21 ottobre 2010, in occasione della gara Napoli-Liverpool, anch'essa valida per la stessa competizione internazionale. In quest' ultima occasione furono aggrediti e feriti, in diverse circostanze, sette turisti inglesi e cinque agenti della Polizia di Stato.
I tatuaggi. Già il 16 novembre 2010, su ordine degli magistrati della Procura della Repubblica che hanno coordinato le indagini, la Digos aveva eseguito ispezioni personali e perquisizioni nei confronti di 57 appartenenti ai gruppi di ultrà, verificando, per ognuno di essi, la presenza sul corpo dei tatuaggi che ne contraddistinguevano l'organicità al gruppo.
Sequestri. Nel corso di quella operazione, furono sequestrati in numerose abitazioni ingenti quantitativi di oggetti contundenti e capi di abbigliamento utili per il "travisamento", tutto materiale utilizzato dagli indagati nell'esecuzione di aggressioni pianificate alle tifoserie di squadre avversarie ed alle forze dell'ordine.
L'amicizia con Santacroce. Fabiano Santacroce, ex calciatore del Napoli, ora nel Parma, era legato da vincoli di amicizia con Francesco Fuccia, ritenuto il capo degli ultrà arrestati oggi con l'accusa di avere provocato tafferugli in occasione di diversi incontri del Napoli. È quanto emerge dalle indagini che hanno portato all'esecuzione di 11 arresti tra supporter del gruppo 'Bronx'. Santacroce, si evidenzia, si recava a casa di Fuccia mentre quest'ultimo era detenuto agli arresti domiciliari in base a un'ordinanza del Tribunale di Genova per spaccio di droga. In alcune occasioni il giocatore gli ha anche portato delle magliette. Santacroce, sentito in Procura come persona informata dei fatti, ha riferito di avere conosciuto l'ultrà a Castel Volturno dove gli era stato presentato dal compagno di squadra, Paolo Cannavaro, che risulta completamente estraneo all'indagine.