Manchester City - Napoli 1-1
A parte che non considero questa come la partita del decennio, ma un'altra per determinati moviti, vi voglio raccontare come ho vissuto questa.
Ero in Inghilterra a Tunbridge wells, per trascorrere 3 settimane in college con un gruppo di ragazzi della mia scuola. Ho trascorso quelle settimane come se fossi in una bolla, trascurai qualsiasi cosa e cercai in ogni modo una possibilità per vedere quella partita. Al college c'erano anche gruppi di italiani, tra questi una sorta di leader romano con origini napoletane, che cercò in tutti i modi di portarci direttamente all'Etihad, ma non ci fu verso. Le difficoltà erano tantissime e nessuno poteva permettersi di prendersi la responsabilità di portarci. A quel punto decisi di rivolgermi ad una professoressa per chiederle di portarmi in qualche pub, ma ebbi dei rifiuti perchè poteva essere pericoloso. Mi incazzai e forzai la mano, quasi a tono di minaccia li convinsi a portarmi. Quel pomeriggio eravamo a Londra, e dovevamo fare le corse per tornare, gli altri ragazzi felicissimi di visitare la capitale inglese, io invece avevo un altro impegno. Tornammo a tempo, giusto in tempo per arrivare a Tunbridge wells ed entrare in un qualsiasi pub del posto. Vi entrammo, era una locanda un pò rozza, tipica dei posti inglesi e c'erano due plasma enormi: da una parte un gruppetto di tifosi del manchester united (giocava a benfica) e dall'altro un televisore libero: scorsi da lontano le maglie grigie degli azzurri e l'88 dorato di Inler. Il cronometro segnava 3.27 e mi resi conto con freddezza che avevo perso la musichetta. Passò il tempo e il Napoli sembrava esserci, a ogni attacco del Manchester city salivano i brividi. Molto sinceramente mi allontanai dal gruppo dei ragazzi di scuola, che sicuramente non sentivano come me la partita. Mi misi dietro a tutto, da solo, come sempre quando c'è il Napoli. Ricordo bene il palo di Lavezzi (non mi mossi) e la traversa di Touré. Ansiosissimo, non dissi neanche una parola. A metà tempo chiamai papà che da Napoli vedeva la partita e mi venne una stizza di rabbia per non essere là con lui a condividere la prima partita di Champions League. Cominciò la ripresa, e dopo pochi minuti un boato dietro di me di birre che si aprivano, bicchieri che volavano, persone che si abbracciavano: lo United in vantaggio a Benfica, noi di qua soffrivamo. Poi i minuti avanzarono e sul tiro di Hamsik Lescott salvò sulla linea (non mi mossi neanche lì). Sempre in silenzio, ebbi per qualche attimo la sensazione che quella partita fosse la più lunga della mia vita (dopo Genoa-Napoli 0-0, la Serie A). Poi, il tiro di Hamsik ribattuto, Dzemaili per Lavezzi. Qualche mugugno di qualche piscione avanti a me ("wa a luat o poch, chist è strunz pop) io in silenzio a jastemmare contro di loro. Improvvisamente, quell'isolamento che mi ero creato, quel silenzio assoluto in cui vivevo dietro tutti gli altri, esplose. Maggio recupera questo dannato pallone e parte in contropiede, il più veloce a cui abbia mai assistito, speravo servisse Hamsik (o dzemaili, non ricordo lucidamente) che era meglio piazzato, e invece diede a Cavani che tirò. Passò quell'attimo fugace, quella frazione di secondo e la palla che tocca la rete. Mi girai, tolsi i gomiti dal bancone del Pub in cui ero appoggiato, scesi velocemente dallo sgabello in cui ero seduto, lo buttai a terra rabbioso e urlai. Forse l'esultanza più bella, la più sofferta da quando sono tifoso.